29 Giugno 2016

Il dott. Mike Morley, dell'Università di Wollongong, Australia, con un campione di sedimenti preso da Liang Bua. Credit: Paul Jones | University of Wollongong
Il dott. Mike Morley, dell’Università di Wollongong, Australia, con un campione di sedimenti preso da Liang Bua. Credit: Paul Jones | University of Wollongong

Dopo la revisione delle stime relative alla datazione dei resti di Homo floresiensis, che li collocavano tra i 190 mila e i 60 mila anni fa, e il recente ritrovamento di strumenti litici successivi ad esso attribuiti (da datarsi invece a 50 mila anni fa), rimanevano aperte alcune questioni. In particolare, quelle relative alla convivenza con altre specie umane e riguardo quanto avvenuto nel sito in epoca successiva, tra i 46 e i 20 mila anni fa.

Una nuova ricerca, pubblicata sul Journal of Archaeological Science, ha cercato di colmare la lacuna circa quanto avvenuto tra i 46 mila e i 20 mila anni fa presso il sito di Liang Bua, sull’isola di Flores. Oltre a verificare un cambiamento climatico tra i 190 e i 20 mila anni fa, gli studiosi hanno effettuato ritrovamenti di focolari, da datarsi tra i 41 mila e i 20 mila anni fa. Non essendoci prove di utilizzo del fuoco da parte dell’Homo floresiensis durante i 130 mila anni di permanenza nel sito, il dott. Mike W. Morley ritiene che i candidati più probabili per la creazione di questi focolari (come mezzo per riscaldarsi o per cucinare) siano i moderni umani. Il ritrovamento spiegherebbe una sovrapposizione (e forse interazione) tra le due specie, alla quale sarebbe in ultima analisi riconducibile l’estinzione dell’Homo floresiensis sull’isola.

Il dott. Mike W. Morley sottolinea che ora sappiamo che l’Homo floresiensis sopravvisse solo fino a 50 mila anni fa presso Liang Bua, mentre i moderni umani arrivarono nel Sud Est asiatico e in Australia attorno ai 50 mila anni fa, se non prima. I nuovi ritrovamenti riducono il divario temporale tra le due specie, oltre ad essere tra le primissime testimonianze di presenza dei moderni umani nel Sud Est asiatico.

La grotta di Liang Bua sull'isola indonesiana di Flores. Credit: University of Wollongong
La grotta di Liang Bua sull’isola indonesiana di Flores. Credit: University of Wollongong

L’Homo floresiensis è un ominide dalle dimensioni ridotte, scoperto nel 2003 nella grotta di Liang Bua sull’isola indonesiana di Flores. Visse nel Tardo Pleistocene. Si tratta di un ominide di appena un metro di altezza circa, e con un cervello di dimensioni inferiori a quelle di uno scimpanzé. È stato popolarmente ribattezzato “hobbit”.

Lo studio “Initial micromorphological results from Liang Bua, Flores (Indonesia): Site formation processes and hominin activities at the type locality of Homo floresiensis“, di Mike W. Morley, Paul Goldberg, Thomas Sutikna, Matthew W. Tocheri, Linda C. Prinsloo, E. Wahyu Saptomo, Jatmiko, Sri Wasisto, Richard G. Roberts, è stato pubblicato sul Journal of Archaeological Science.

Si segnala pure su Future Learn il MOOC “Homo Floresiensis Uncovered: The Science of ‘the Hobbit’”, tenuto dall’University of Wollongong – Australia, che comincerà il 18 Luglio.

Il dott. Mike Morley, dell'Università di Wollongong, Australia, con un campione di sedimenti preso da Liang Bua. Credit: Paul Jones | University of Wollongong
Il dott. Mike Morley, dell’Università di Wollongong, Australia, con un campione di sedimenti preso da Liang Bua. Credit: Paul Jones | University of Wollongong

Link: Journal of Archaeological Science 1, 2 (PDF)EurekAlert! via University of Wollongong; Future Learn.

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