15 Ottobre 2014
Dai depositi di Pitti alla Sala delle Nicchie:
in mostra 32 opere della Galleria Palatina
Con l’intento di valorizzare le opere custodite nei propri depositi, la Direzione della Galleria Palatina inaugura questa mattina nella Sala delle Nicchie di Palazzo Pitti la mostra “Ritratti di paesi, mari e città”, visitabile con il biglietto d’ingresso al museo, e che proseguirà fino al 18 gennaio 2015.

In mostra ci sono 32 opere, divise in sei sezioni, che abbracciano ben quattro secoli e il cui filo conduttore è costituito dalla rappresentazione fedele della realtà circostante in alcune mappe, carte geografiche, immagini del territorio e di eventi storici quali feste e battaglie.
“Questa mostra – dice il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini – conferma la vitalità dei depositi dei grandi musei, dai quali, opportunamente censiti, mantenuti, studiati, possono emergere rassegne intelligenti e mirate come queste, che arricchiscono e  rinnovano l’offerta del museo stesso, ma possono sovente anche essere proposte in forma di esposizione temporanea ad altri organizzatori culturali”.
“I depositi sono per un museo una indispensabile riserva di linfa vitale – aggiunge il Direttore della Galleria Palatina, Matteo Luca Ceriana -; quelli della Palatina sono particolarmente ricchi e offrono la possibilità di illustrare dei percorsi narrativi storici o artistici che nei prossimi anni vorremmo illustrare con cadenza regolare”.
Il percorso espositivo si sviluppa a partire dalla trascrizione pittorica dei vari episodi della Battaglia di Scannagallo da parte del fiammingo Jan van der Straet detto Giovanni Stradano, pagina storica sulla quale s’iscrive il racconto della trionfale affermazione medicea. Saranno esposte in questa sezione dedicata alla topografia della guerra, anche due straordinarie Battaglie di Willelm van de Velde il vecchio.
Ma l’uso della prospettiva, unita alla rappresentazione fedele degli elementi vegetali del paesaggio, possono avere anche scopi diversi: ad esempio nella tavola attribuita a Biagio d’Antonio – che inaugura la sezione dedicata alla devozione per i luoghi – raffigurante San Francesco che riceve le stimmate, la resa fedele del paesaggio è funzionale a sostenere il devoto durante un ideale pellegrinaggio verso la Verna. Poco più di un secolo dopo, nella Firenze medicea, la città monumentale è protagonista nelle immagini che, su tre lunette raffiguranti delle scene processionali, con la precisione di una cronaca ricordano il popolo fiorentino coralmente impegnato a ottenere l’intervento divino a sostegno della dinastia granducale.
La veduta topografica e la cartografia moderna, nata nel secolo XV, sono qui invece evocate da una tombola seicentesca approntata dall’erudito Casimire Freschot per istruire giocosamente in geografia e nella lettura delle mappe i giovani patrizi veneziani.
Il percorso va poi a toccare il tema della veduta tout court che prese ad affermarsi nel XVII secolo, quando la conoscenza dei luoghi storicamente cruciali, Roma in primis, diviene un elemento necessario nel bagaglio culturale di un principe europeo. In questo periodo nascono immagini come le miniature di Lievin Cruyl, disegnate con una cura lenticolare nel riprodurre tutte le caratteristiche delle vie e delle piazze della città eterna. È in questo contesto che si diffondono le vedute panoramiche, di formato oblungo e rese precise dall’uso della camera ottica, di cui sono testimonianza quelle qui esposte, realizzate da Gaspar van Wittel (Vanvitelli). In questa sezione è presente anche una serie di tavolette, la serie delle sette meraviglie del mondo antico, esemplificative di un particolare settore del vedutismo il quale parte dalla pagina scritta, e non da un monumento reale, per dare corpo alla veduta stessa.
Nell’antico regime la veduta permise anche di fissare avvenimenti di svago e di gioco facendone poi partecipi le corti legate per parentela e amicizia. Così, attraverso un’impostazione prospettica semplificata, ma funzionale alla narrazione, le due vedute di Jacob Schlachter ci squadernano le cruente feste di caccia della corte di Mannheim mentre quella di Tommaso Gherardini ritrae il Palio dell’antenna nel porto mediceo di Livorno.
Le più recenti vedute qui esposte, quasi alla vigilia dell’invenzione della fotografia, sono le telette con i più celebri luoghi napoletani dipinte per essere viste in controluce e per essere montate sulle finestre delle stanze private della granduchessa Maria Antonia di Borbone, all’indomani del suo arrivo a Firenze da Napoli.
Come da MIBACT; Redattrice Lucia Mascalchi

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