“Storie d’Egitto” è un progetto scientifico che permetterà al pubblico di assistere al restauro della mummia di un bambino vissuto nell’Egitto di epoca romana, per poi accompagnarlo a riscoprire la collezione egizia dei Musei Civici di Modena.

La prima parte di “Storie d’Egitto” ruota intorno alla diagnostica e al restauro. Le analisi hanno permesso di riconoscere che la mummia modenese, all’interno del sarcofago proveniente dalla Regia Università di Modena, è quella di un bambino di tre anni, vissuto in Egitto tra il I e il II secolo d. C. Tra i reperti studiati, è stato quello che ha richiesto le analisi più articolate che hanno coinvolto numerosi specialisti ed enti, con indagine tomografica computerizzata (Tac e RX), datazione al radiocarbonio (C14) di un frammento osseo e di alcuni campioni di bende, analisi merceologiche dei filati del bendaggio, studio paleopatologico e antropologico, analisi dei pigmenti presenti nei reperti e della policromia nel cartonnage, identificazione della specie legnosa utilizzata per il sarcofago, e pure analisi entomologiche.

La Tac alla mummia

A curare l’aspetto della diagnostica e della manutenzione conservativa è stata Daniela Picchi, responsabile sezione egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna, coinvolgendo espert del settore.

Cinzia Oliva esamina per la prima volta la mummia

Si permetterà poi al pubblico di assistere al restauro – affidato a Cinzia Oliva – della summenzionata mummia, dal 5 all’8 febbraio, mentre il 9 e il 10 febbraio si presenteranno i risultati al Teatro anatomico di Modena.

Scopertura del teschio della mummia

Ad essere oggetto di indagini è stata però l’intera collezione egizia dei Musei Civici di Modena, costituita alla fine del diciannovesimo secolo (dopo la fondazione del Museo) e che consta di un’ottantina di reperti. La loro storia e il loro legame con Modena è di per sé interessante: si accennava alla provenienza della mummia (e delle altre parti umane) dalla Regia Università di Modena, ma questi reperti erano in Modena già nel 1669, risultando negli elenchi della “Ducal Galleria Estense”; l’interesse collezionistico dei duchi d’Este si spingeva fino alle antichità egiziane. Oltre alla mummia del bambino, negli elenchi del 1751 si parla anche di una regina d’Egitto, della quale però non si ha al momento alcuna traccia.

Le donazioni alla collezione partono poi dal 1875: a donare fu già lo stesso fondatore e primo direttore del Museo Civico, Carlo Boni, insieme a modenesi illustri. Nonostante questo, non sembra tuttavia che l’idea di creare una sezione di egittologia sia stata perseguita con convinzione. Le ultime donazioni risalgono al 1906.

Le indagini sono state preliminari alle operazioni di pulitura e restauro, a cura di Cinzia Oliva (per i reperti organici), Renaud Bernadet (per i reperti archeologici), e Post Scriptum (per il cartonnage). Marco Zecchi, docente di Egittologia all’Università di Bologna, ha curato la supervisione scientifica dello studio dei reperti, che ha visto coinvolti due giovani ricercatori, Beatrice De Faveri e Alessandro Galli.

 

La seconda parte di “Storie d’Egitto” è quindi quella della mostra, che verrà inaugurata sabato 16 febbraio al Palazzo dei Musei di Modena, e che permetterà quindi al pubblico di riscoprire questa collezione con un ricco apparato multimediale e un forte richiamo all’esposizione ottocentesca.

Tra i reperti che la compongono, statuette ushabti del Nuovo Regno (XVIII-XX dinastia, 1539-1070 a.C) e di Epoca Tarda (XXVI-XXX dinastia, 664-332 a.C.), sei vasi canopi, amuleti, bronzetti, terracotte. Degno di nota uno scarabeo commemorativo di Amenhotep III (Nuovo Regno, XVIII dinastia, 1388-1351 a.C.), che celebra la sposa Ty.

Storie d'Egitto Musei Civici di Modena Palazzo dei Musei

“Storie d’Egitto” è stato curato per i Musei Civici di Modena da Cristiana Zanasi; la mostra sarà visitabile fino al 7 giugno 2020. Per informazioni si può visitare il sito dei Musei Civici di Modena.

Fonte: Comune di Modena 1, 2.

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