30 Maggio – 1 Giugno 2016

Gli scavi archeologici dai quali vengono i residui vegetali. Credit: Nicole Boivin
Gli scavi archeologici dai quali vengono i residui vegetali. Credit: Nicole Boivin

In Madagascar si parla malagasy (malgascio), una lingua austronesiana e la più occidentale di quelle appartenenti a questa famiglia. La stessa presenza di questa lingua ha rappresentato un problema, che ora ha trovato una spiegazione col ritrovamento dei resti di antiche coltivazioni di origine asiatica presso alcuni siti sull’area. Si tratta in particolare di riso e fagiolo indiano verde (o fagiolo mungo verde, vigna radiata).

Già le prove di carattere genetico avevano confermato per gli abitanti del Madagascar una stretta vicinanza con Malesi, Polinesiani e altri che parlano lingue della famiglia di quelle austronesiane: i ritrovamenti di queste coltivazioni rappresentano ora le prime prove archeologiche ad andare nella stessa direzione. Più precisamente, si tratta di 2443 resti vegetali da 18 siti.

Fino ad ora si erano ritrovate prove archeologiche relative a insediamenti umani del primo millennio, oltre a quelli di cacciatori raccoglitori dall’Africa per il secondo e il primo millennio: mancavano però prove relative alla colonizzazione austronesiane.

Coltivazioni in Madagascar. Credit: Nicole Boivin
Coltivazioni in Madagascar. Credit: Nicole Boivin

Queste alcune delle conclusioni di una ricerca pubblicata su PNAS: gli studiosi si sono detti sorpresi dal forte contrasto con le coltivazioni sulla costa africana orientale e con le vicine isole Comore. Ancora oggi vi sono molte risaie in Madagascar: più di mille anni fa i colonizzatori dall’Asia sud orientale introdussero quindi la coltivazione.

Lo studio “Ancient crops provide first archaeological signature of the westward Austronesian expansion”, di Alison Crowther, Leilani Lucas, Richard Helm, Mark Horton, Ceri Shipton, Henry T. Wright, Sarah Walshaw, Matthew Pawlowicz, Chantal Radimilahy, Katerina Douka, Llorenç Picornell-Gelaber, Dorian Q Fuller e Nicole Boivin, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.

Link: PNASEurekAlert! via University of Oxford; Max Planck Gesellschaft; AlphaGalileoEurekAlert! via University of Bristol.

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