Roma, 6 giugno 2016
 

Il Sironi svelato

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Lunedì 6 giugno sono stati presentati i primi risultati del lavoro di restauro del grande dipinto murale di Mario Sironi “L’Italia tra le Arti e le Scienze”, eseguito nel 1935 nell’Aula magna del Rettorato in occasione dell’inaugurazione della Città Universitaria realizzata su progetto dell’architetto Marcello Piacentini

Ritorna alla luce l’originale dipinto di Sironi, con i suoi colori brillanti e le figure monumentali.
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Allo stato attuale dei lavori di restauro emerge ad evidenza che il dipinto originale dell’artista non è perduto, ma, anzi, si conserva per buona parte: riappaiono l’azzurro intenso del cielo, le montagne brulle di reminiscenza giottesca e, nell’arco trionfale, la dinamica, stilizzata figura a cavallo; i volti svelano le reali tonalità sironiane. È dunque possibile prendere oggi la decisione di restituirlo alla pubblica fruizione, riportando alla vista colori, personaggi e simboli fino ad oggi celati dall’estesa ridipintura degli anni Cinquanta.
L’intervento di restauro attualmente in corso è il primo concreto risultato della collaborazione fra il MIUR e il MiBACT ratificata da un protocollo d’intesa sottoscritto nel marzo del 2015; in particolare, per l’opera di Sironi è stata siglata, nel mese di aprile dello stesso anno, una specifica convenzione firmata dalla Sapienza e dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro.
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Si tratta della prima reale occasione di studio diretto dell’opera che ha permesso di verificare l’estensione e lo stato di conservazione del celebre dipinto, fino ad oggi occultato da un’estesa ridipintura eseguita nel 1950. Nel mutato contesto storico-politico dell’epoca, la pittura di Sironi venne infatti occultata prima da un provvisorio strato di carta da parati e poi da spessi strati di colore che vollero anzitutto nascondere i simboli del regime, ma anche annullare la matrice stilistica sironiana dell’opera. Alla motivazione di stampo politico si aggiungeva la necessità di intervenire sul precario stato di conservazione dell’opera determinato, in gran parte, dall’incollaggio e dalla successiva rimozione della carta applicata alla fine della guerra.
Il lavoro fu affidato al pittore napoletano Carlo Siviero che in precedenza aveva fatto parte di una commissione tecnica incaricata di decidere delle sorti della pittura di Sironi.
Il restauro attuale del dipinto, che occupa una superficie di oltre 90 mq, è iniziato il 1° luglio del 2015 e si concluderà entro luglio 2017. La prima fase del lavoro è consistita nel documentare dettagliatamente lo stato conservativo dell’opera, la tecnica esecutiva e i materiali costitutivi. A questo scopo sono state eseguite indagini diagnostiche non distruttive (riflettografia IR, fluorescenza UV, videoendoscopia, termografia) e analisi microchimiche sui materiali originali e di restauro. Il monitoraggio ambientale è ancora in corso e proseguirà fino alla conclusione dei lavori.
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Nello stesso tempo sono stati eseguiti in modo mirato saggi di pulitura, volti ad indagare il rapporto tra la ridipintura e la pittura originale; questa fase di studio ha avuto tempi necessariamente lunghi durante i quali sono stati individuati i sistemi d’intervento più idonei ad affrontare una situazione di estrema complessità.
In parallelo è stata portata avanti la ricerca bibliografica e documentaria, con particolare attenzione al reperimento di immagini fotografiche degli anni Trenta.
Nel complesso il lavoro si configura in parte come cantiere-scuola per gli allievi restauratori della Scuola di Alta Formazione dell’ISCR, coordinati da restauratori docenti, e in parte come attività didattica per gli studenti dei corsi di specializzazione in Beni storico artistici della Sapienza, seguiti da docenti del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo. In un’interessante occasione di scambio e reciproca collaborazione, i primi forniscono informazioni e spiegazioni sui materiali costitutivi e le tecniche esecutive, i secondi approfondiscono le vicende storico-critiche e conservative dell’opera nel suo contesto.
Il cantiere è stato visitato in più occasioni da studiosi e conoscitori dell’opera di Sironi e dagli eredi del grande artista con i quali, in un clima di dialogo costruttivo e di condivisione delle premesse e degli intenti dell’impegnativo lavoro, si sono valutate le scelte metodologiche e critiche per la prosecuzione dell’intervento.
Sulla base di quanto fino ad oggi operato emerge ad evidenza che l’originale di Sironi non è perduto e, anzi, si conserva per buona parte. È dunque possibile prendere la decisione di restituirlo alla pubblica fruizione eliminando la ridipintura degli anni Cinquanta.
Si tratta di una scelta critica meditata a lungo e sotto molti aspetti, che appare a questo punto doverosa: il grande dipinto dell’Aula magna della Sapienza costituisce infatti un documento figurativo di straordinaria importanza rispetto alla produzione di Mario Sironi, alla storia della Città Universitaria e, più in generale, all’arte figurativa italiana tra le due guerre.
 
 
Responsabili scientifici del progetto:
 
Marina Righetti, Direttore del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo della Sapienza Università di Roma
Gisella Capponi, Direttore dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro
 
Direttori lavori:
Eliana Billi, Sapienza Università di Roma
Laura D’Agostino, Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro
 
Direttori operativi:
Grazia De Cesare, Maria Carolina Gaetani, Carla Giovannone, Antonio Guglielmi, Paola Iazurlo, Marie José Mano, Anna Maria Marinelli, Barbara Provinciali, Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro.
 
Eliana Billi, Sapienza Università di Roma
Testo e immagini dall’Ufficio Stampa e Comunicazione Università La Sapienza di Roma.

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