23 Maggio 2016

Deposito di ostriche dei Nativi Americani. Credit: Torben Rick
Deposito di ostriche dei Nativi Americani. Credit: Torben Rick

Le ostriche giocano un ruolo importante, influenzando la qualità delle acque, l’habitat di costruzione negli estuari, e fornendo cibo a umani e fauna. A causa della pesca intensiva, dell’inquinamento, delle malattie e del peggioramento dell’habitat, però, nella Baia di Chesapeake la loro presenza è diminuita in maniera drammatica.
Un nuovo studio, pubblicato su PNAS, ha preso in considerazione la raccolta delle ostriche nell’area su una scala millenaria, al fine di rivelare un modello sostenibile per il futuro. Si sono presi in considerazione diversi intervalli temporali: il Pleistocene (780-13 mila anni fa), l’occupazione preistorica da parte dei Nativi (3.200-400 anni fa), il periodo storico (400-50 anni fa) e i tempi moderni (dal 2000 al 2014). Ne è risultato che lo sfruttamento da parte dei Nativi Americani sarebbe stato in gran parte sostenibile, con una variabilità limitata per quanto riguarda abbondanza e dimensione delle ostriche. Allora però vi sarebbe stata una densità inferiore della presenza umana, e la raccolta sarebbe stata più intensa durante alcuni periodi e meno in altri.

Lo studio “Millennial-scale sustainability of the Chesapeake Bay Native American oyster fishery”, di Torben C. RickLeslie A. Reeder-MyersCourtney A. HofmanDenise BreitburgRowan LockwoodGregory HenkesLisa KelloggDarrin LoweryMark W. LuckenbachRoger MannMatthew B. OgburnMelissa SouthworthJohn WahJames Wesson, e Anson H. Hines, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Link: PNASEurekAlert! via Smithsonian.

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