Dal 2015 la Biblioteca nazionale centrale di Roma, diretta da Andrea De Pasquale, ha inaugurato un’area espositiva chiamata Spazi900 che accoglie raccolte librarie e archivistiche di autori contemporanei.

La stanza di Elsa presso la Biblioteca Nazionale Centrale rappresenta l’officina di scrittura della Morante; una sala arredata con i mobili originari presenti nell’abitazione di Via dell’Oca 27 a Roma.

Figurano tra essi Elsa Morante, cui è dedicata una stanza con gli arredi originali, Pier Paolo Pasolini, Gabriele d’Annunzio, Giuseppe Ungaretti (l’intero suo archivio, comprendente il manoscritto originale di San Martino del Carso, è stato sottratto ad un’asta pagando 120 mila euro) Grazia Deledda, Benedetto Croce fino anche a nomi più di nicchia sebbene parte attiva della letteratura novecentesca, come Giorgio Vigolo e Arturo Onofri.

Il progetto Spazi900 è continuato tenacemente e proprio il 27 settembre scorso sono state presentate in un interessante convegno le ultime importantissime acquisizioni, come le lettere di d’Annunzio alla moglie, i racconti giovanili di Elsa Morante, carte autografe di Pasolini, opere di Carlo Levi (recente dedicatario di uno spazio esclusivo all’interno del museo), il primo rarissimo volumetto poetico di Sandro Penna.

Foto dalla rivista Epoca, N. 63, anno II, p. 91

Ma senza dubbio l’acquisizione che ha  incuriosito di più, soprattutto per un aneddoto divertente che sembra esserci dietro, è quella di una carta autografa recante la celebre poesia di Umberto Saba alla moglie Carolina (Lina) Woelfler, A mia moglie.

In Storia e cronistoria del Canzoniere Saba aveva raccontato di aver scritto in poche ore e senza indugi, mentre la moglie era fuori casa, “la poesia più bella” mai scritta, certo che la moglie l’avrebbe ringraziato ed elogiato per quelle parole. Invece il poeta, con sua grande sorpresa, arrivò quasi ad una lite con la moglie, rimasta delusa dall’essere stata paragonata, secondo uno schema di tipo anaforico, a sei diversi animali (una pollastra, una gravida giovenca, una cagna, una pavida coniglia, una rondine e una provvida formica).

Umberto Saba a Trieste. Foto dalla rivista Epoca, N. 63, anno II, p. 91

Anche il manoscritto, contrariamente a quanto testimoniato dall’autore, riporta diverse modifiche ai versi nel tentativo di far piacere quel componimento, letto tutto d’un fiato alla dedicataria appena rientrata dalle compere. Lina tuttavia mai cambiò idea e mai perdonò al marito l’aver reso nota quella poesia nella raccolta del 1911, come afferma la figlia della coppia, Linuccia, in una lettera ad Anna Pittoni (anche la lettera è stata acquisita dalla Biblioteca, per un totale di 5 mila euro).

Foto dalla rivista Epoca, N. 63, anno II, p. 88

Fonti:

Biblioteca Nazionale Centrale di Roma: Spazi900

Biblioteca Nazionale Centrale di Roma: Spazi900, convegno sulle nuove acquisizioni

Corriere della Sera

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