Passato un po’ in sordina tra i tanti ritrovamenti della Regio V di Pompei, il mosaico della Casa di Giove con mito astrologico ha finalmente una sua identità. Ad essere raffigurato è infatti Orione che dopo la morte diviene una costellazione. Per catasterismo, nella mitologia greco – romana, si intende la trasformazione in astro o costellazione, per lo più dopo la morte, di animali, uomini o eroi ed Orione è proprio uno dei personaggi del variegato mondo mitico a cui spetta questo particolare privilegio.

Nella mitologia greca, Orione era un abile cacciatore, secondo Esiodo figlio di Poseidone ed Euriale, figlia di Minosse re di Creta. Potendo camminare sulle acque come il padre, una volta giunto a Chio, usò violenza su Merope, figlia di Enopio il quale per vendetta lo accecò e lo esiliò. Rifugiatisi sull’isola di Lemno, Orione si fece condurre dal servo di Efesto, Cedealione, verso oriente dove riacquistò la vista osservando il sole nascente.

Catasterismo di Orione. Foto: Pompeii Parco Archeologico

Secondo Omero, grazie alla sua propensione alla caccia, Orione era solito condividere molte battute con la dea Artemide e Sirio, suo fedele cane. Ma un giorno, minacciando di uccidere ogni belva esistente, fece infuriare Gea, la Terra, che da una fenditura fece uscire uno scorpione che punse il cacciatore a morte. Artemide, chiese a Zeus di collocare Orione tra le stelle, divenendone una costellazione che tramonta quando quella dello Scorpione sorge. Secondo un’altra versione del mito, la dea Artemide, gelosa di Orione che si era invaghito delle Pleiadi, gli mandò uno scorpione nella sua capanna che lo punse a morte con il suo pungiglione.

Ancora un’altra versione del mito racconta che Apollo, volendo ostacolare l’amore tra la sorella vergine e il cacciatore, mise a punto un abile piano per eliminarlo. Mentre Orione stava nuotando nel mare, con la testa appena visibile dal pelo dell’acqua, Apollo, sfidando la sorella con l’arco, le fece puntare la freccia in un punto poco visibile al largo, colpendo, ignara, proprio l’amato Orione. Quando le onde portarono a riva il corpo del cacciatore, di fronte alle lacrime di Artemide, il padre degli dei, Zeus, trasformò Orione e il suo fedele cane in una costellazione.

Catasterismo di Orione. Foto: Pompeii Parco Archeologico

Nei tanti racconti su Orione, l’elemento comune a tutti è la sua collocazione tra gli astri. Stella luminosa, grande e visibile da entrambi gli emisferi, ha la forma di una figura umana, di un cacciatore per esattezza, che brandisce clava e tiene uno scudo nell’altra mano e ai suoi piedi, secondo la leggenda, Zeus collocò i suoi fedeli cani, il Cane maggiore e il Cane minore.  Alcuni antichi lo rappresentavano all’inseguimento del Toro, altri della Lepre, altri ancora delle Pleiadi.

Poche e rare sono le raffigurazioni di Orione che diviene astro e l’esemplare di Pompei assume quindi ancora di più un carattere di pregio assoluto. Nel mosaico, il cacciatore è dotato di ali da farfalla, un particolare abbastanza singolare perché attributo della dea Psiche il cui nome ha il duplice significato di “farfalla e “anima” e qui forse viene rappresentata l’anima di Orione che vola in cielo. Non ha le pupille negli occhi, viene forse ripresa e rappresentata la versione greca in cui viene accecato a Chio, e porta un pugnale appeso alla cintura, elemento che ne ha permesso l’identificazione. Presenti nel mosaico anche lo scorpione che da nemico mortale diventa un tutt’uno con Orione e personaggi che sovrastano il cacciatore non perfettamente identificabili per mancanza di attributi caratterizzanti.

Casa di Giove e mosaico con Catasterismo di Orione. Foto: Pompeii Parco Archeologico

Il mosaico si data al tardo II secolo a.C. quando dai ritrovamenti archeologici e dalle fonti sappiamo che la Campania si apre a scambi sempre più fitti con il Mediterraneo orientale e diviene sede di importanti scali commerciali. E proprio in questo particolare e felice momento che si diffondono miti e iconografie fino ad ora sconosciuti al mondo magno greco e sannita. Pompei ancora una volta è in grado di recepire e assimilare le connessioni mediterranee divenendo centro propulsore di mode e anche di unicum nel panorama artistico. La casa di Giove, del resto, si inserisce all’interno delle grandi case pompeiane, seppur ancora in corso di scavo, e ha sin dall’inizio stupito per qualità ed eccentriche mode che possiamo definire retrò. In alcuni ambienti, infatti, seppur la moda dettasse altri stili, i proprietari avevano voluto mantenere il I stile pompeiano con riquadri in stucco imitanti lastre marmoree policrome e cornici con modanature dentellate. È probabile che il proprietario non abbia cambiato appositamente la tipologia decorativa mantenendo volutamente il primo stile che via via era stato sostituito in altre dimore da pitture più moderne.

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