Un museo atteso da anni e che finalmente vede l’apertura. La città di Pisa avrà il suo Museo delle Navi Antiche in 5000 metri quadri di superficie espositiva e 47 sezioni divise in 8 aree tematiche nelle quali saranno esposte sette imbarcazioni di epoca romana databili tra il III secolo a.C. e il VII d.C. Le navi sono sostanzialmente integre e circa 800 reperti arricchiranno il percorso espositivo in una narrazione che racconta un millennio di commerci e marinai, rotte, naufragi e storie della città di Pisa.

Il Museo è allestito all’interno degli Arsenali Medicei sul lungarno pisano, mentre l’adiacente complesso di San Vito ospiterà a breve il Centro di Restauro del Legno Bagnato che avrà rilevanza internazionale nel restauro delle sostanze organiche e fornirà il supporto alle manutenzioni del museo e lo arricchirà con esperienze uniche. Concessionaria della struttura la Cooperativa Archeologia che ha seguito negli ultimi anni lo scavo archeologico e il restauro delle navi e dei reperti, sotto la direzione scientifica di Andrea Camilli, responsabile di progetto per la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Pisa e Livorno.

Alkedo. Museo delle Navi Antiche
Alkedo. Museo delle Navi Antiche

Quattro le imbarcazioni esposte che si conservano integre: Alkedo, l’ammiraglia da 12 rematori, la Nave “I”, un grande traghetto fluviale, un secondo barcone con ponti e albero ben visibili e una piccola imbarcazione per il trasporto delle merci. A queste, si affiancano altre imbarcazioni parzialmente conservatesi. Il percorso, inoltre, si arricchisce di reperti sulle tipologie navali, i carichi rinvenuti che includono oggetti personali dei viaggiatori, migliaia di frammenti ceramici, vetri, metalli, elementi in materiale organico, giochi per bambini e capi d’abbigliamento.

La storia che si racconta copre millenni di anni di commerci, rotte e vita quotidiana di viaggiatori e marinai, ma l’esposizione non può non partire dal racconto della storia di Pisa tra mito e realtà, dalla fase etrusca e romana poi Longobarda. Si prosegue con un focus sul rapporto della città con l’acqua, dalle catastrofiche alluvioni all’organizzazione del territorio tra canali e centuriazioni, fino a toccare il Porto di Pisa e tutta l’intensa attività produttiva cittadina. Dalla ricostruzione dei cantieri si passa, poi, all’esposizione integrale delle navi, che occupa due campate degli arsenali, per proseguire con le sezioni che raccontano le tecniche di navigazione con un piccolo planetario, per conoscere come gli antichi si orientavano con le stelle, mentre un tabellone elettronico degli arrivi e delle partenze racconta le principali rotte dei porti del Mediterraneo. Il percorso espositivo si conclude con un excursus sulla dura vita di bordo, sia per i marinai che per i viaggiatori, dall’abbigliamento ai bagagli, fino alle abitudini alimentari, ai culti e alle superstizioni.

Marinaio morto con cane. Museo delle Navi Antiche
Marinaio morto con cane. Museo delle Navi Antiche

Il Museo delle Navi Antiche risponde a una serie di caratteristiche: è il museo archeologico che mancava a Pisa, un museo duttile, in continua trasformazione con il proseguire delle ricerche e utilizza un linguaggio accessibile e diversificato, adatto a tutti. Il grande lavoro di progettazione svolto ha richiesto una costante sinergia e una pluriennale collaborazione con gli autori dell’exhibition design. “Siamo orgogliosi della chiusura di un percorso che in vent’anni ha coinvolto più di 300 persone dalle professionalità più disparate: archeologi, architetti, storici dell’arte, restauratori e il personale tecnico delle sovrintendenze – dice Andrea Camilli.

Barca F. Museo delle Navi Antiche
Barca F. Museo delle Navi Antiche

C’è un’enorme soddisfazione nel constatare che una struttura statale ha realizzato una grande opera come questa: quasi 5000 metri quadri, innovativi anche sul piano museale. Si tratta del più grande museo di imbarcazioni antiche esistente, L’esposizione, inoltre, è costruita con un tipo di linguaggio che avvicina il pubblico all’archeologia. Abbiamo eliminato il ‘feticismo del reperto’, rimuovendo il più possibile le barriere visibili che separano l’utente dall’oggetto, rendendolo apparentemente a portata di mano del visitatore. Anche l’area dedicata alle alluvioni, dove una parete scaffalata rivela con le consuete cassette di deposito i materiali rinvenuti dopo un’alluvione catastrofica, introduce alla tematica della ricerca. Il linguaggio del museo non punta a stupire, ma utilizza un sistema di comunicazione plurilivello che non eccede nel multimediale e ricontestualizza la narrazione con accuratezza storica e scientifica”.

NAVI IN MOSTRA

  • (1) Alkedo (il Gabbiano), l’ammiraglia della flotta pisana, nave da 12 rematori da diporto ma dalle forme che ricordano una nave da guerra; ha ancora inciso su una tavoletta il suo nome (Alkedo = gabbiano), esposta nella vetrina di fronte. A fianco ricostruzione a grandezza naturale di una nave da guerra (liburna).
  • (2) Nave “I” (V sec. d.C.), grande traghetto fluviale a fondo piatto interamente costruito in legno di quercia e rinforzato all’esterno da fasce di ferro; il barcone, manovrato tra le due rive attraverso un sistema di funi, era mosso da riva tramite un argano, il cui asse centrale è stato rinvenuto nel corso degli scavi (esposto nella vetrina accanto all’imbarcazione).
  •  (3) Barca “F”, appartiene alla tipologia delle lintres, imbarcazioni più piccole per il trasporto merci utilizzate per rapidi e più confortevoli spostamenti e per il trasporto di dettaglio delle merci. Simili alle piroghe, erano realizzate per consentire la remata da un solo lato, come le attuali console veneziane (esemplari esposti del II e III sec.d.C.)
  •  (4) Nave “D”, con ancora ben visibili ponti e albero. Il grande barcone fluviale è stata rinvenuta rovesciata e il suo restauro ha richiesto un lavoro estremamente elaborato. Si tratta di un grande barcone fluviale adibito al trasporto della rena lungo il corso dell’Arno: un ampio boccaporto consentiva il carico della sabbia. L’imbarcazione era mossa da vela (conserva ancora l’albero originale) e trainata da riva da una coppia di cavalli o buoi. Lo scheletro di un cavallo ancora aggiogato è stato rinvenuto al di sotto di essa.

Altre navi: Nave “E”, parziale, nave da carico di dimensioni medio-grandi; Barca “H” , barchino fluviale a fondo piatto; imbarcazione da carico di medio-grandi dimensioni che faceva la spola lungo le coste tra Campania e Spagna e trasportava un carico di anfore (tra cui spalle di maiale in salamoia) (II sec. a.C.).

Ricostruzione del cantiere della Nave “A”, nave da carico (oneraria) di grandi dimensioni (più di 40 metri di lunghezza; ne è stata recuperata circa la metà) (II sec.d.C.). Trasportava un carico di anfore a fondo piatto riutilizzate e contenenti conserve di frutta. Per le sue dimensioni è stata esposta ricostruendo una parte del cantiere di scavo, mostrandola in corso di recupero.

Anfore. Museo delle Navi Antiche
Anfore. Museo delle Navi Antiche

Come è stato possibile il recupero? Durante lo scavo, i relitti sono stati recuperati con estrema delicatezza dal terreno secondo il metodo dello scavo stratificato, rilevati tridimensionalmente e protetti con tessuto per trattenerne l’umidità. per garantire una temperatura costante e l’umidità necessaria sono stati fissati dei nebulizzatori progettati per ogni imbarcazione. Via via con una sovrapposizione di vetroresina per preservare l’imbarcazione durante il sollevamento si è proceduto con lo scavo integrale. L’imbarcazione, incapsulata e protetta, è stata poi fissata ad un telaio metallico e quindi sollevata e spostata in laboratorio per il restauro.

Ancora. Museo delle Navi Antiche
Ancora. Museo delle Navi Antiche

Il territorio in epoca romana si trovava appena alle spalle di un delta fluviale complesso, perché ramificato e in continuo movimento. Poco a monte dell’Arno, che allora scorreva poco distante, si trovava un bacino naturale del fiume Auser, l’antico Serchio. Non si trattava di un porto vero e proprio, ma di una zona portuale, dove si trovavano navi alla fonda. Non c’erano solo navi da mare, ma anche piroghe e navi di fiume, proprio per il carattere “ibrido” dell’area. Il percorso dell’Auser fu inciso da canali che coincidevano con le maglie della centuriazione. Questa strategica organizzazione del territorio causò però periodici disastri a causa della difficoltà dell’assorbimento delle piene fluviali: la portata d’acqua non veniva assorbita dal mare tornando indietro con estrema forza e causando, nelle navi in rada nel bacino dell’Auser, il loro naufragio. Questo avvenne ogni circa 80/100 anni da età augustea (0-15 d.C.) fino al V secolo d.C., a quanto ci testimoniano gli scavi. In questo cantiere, lo scavo è consistito, oltre che nello scavo delle navi e dei reperti, nell’individuazione dei resti delle alluvioni che hanno causato il naufragio delle
imbarcazioni (sedimenti), ma anche nel riconoscimento dei diversi fondali che si sono formati nel corso del
tempo e dalle turbolenze che, a più riprese, hanno sconvolto i depositi alluvionali.

Nave D. Museo delle Navi Antiche
Nave D. Museo delle Navi Antiche

I materiali  sono stati rinvenuti negli scafi o nelle porzioni dei relitti, nei carichi delle imbarcazioni o nei fondali, caduti presumibilmente duranti i trasbordi da un’imbarcazione all’altra. Le correnti poi hanno eroso gli strati più antichi trascinando i materiali per secoli e rimescolandone i contesti, ma l’eccezionale stato di conservazione dei reperti ha condizionato l’attività di scavo, che ha dovuto evitare che le parti in legno fossero eccessivamente esposte agli agenti atmosferici e garantire allo stesso tempo una completa documentazione scientifica. È solo l’ambiente umido, infatti, che consente la conservazione dei reperti. Il legno, conservatosi sott’acqua in assenza di ossigeno, è riuscito a mantenere la sua struttura anatomica: la mancanza di ossigeno impedisce a funghi e batteri di proliferare e di intaccare la cellulosa e la lignina, componenti fondamentali del tessuto cellulare.

L’esposizione sarà aperta al pubblico il venerdì, sabato e domenica dalle 10.30 alle 18.30 e il mercoledì dalle 14.30 alle 18.30 (info e contatti: info@navidipisa.it e tel. 050 8057880. Per gruppi e scuole: prenotazioni@navidipisa.it e tel. 050 47029. Tutte le informazioni su www.navidipisa.it). Il museo sarà dotato, inoltre, di un bookshop e uno spazio caffetteria, una sezione didattica al piano superiore che potrà essere utilizzata anche per incontri e conferenze, uno spazio allattamento e nursery per le mamme, oltre ovviamente alla biglietteria e punto informazioni. Nelle prossime settimane sarà disponibile il catalogo dedicato all’esposizione.

Foto: Courtesy of Ufficio Stampa per Cooperativa Archeologia  X PRESS COMUNICAZIONE

 

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