Vita e morte nella Regio V di Pompei. Tasselli di storia che come un puzzle ci danno una visione sempre più ampia di un lato della città ancora inedita ma che man mano ci svelano ulteriori particolari tragici degli ultimi istanti di vita degli abitanti. In una stanza, la più remota della Casa del Giardino”, gli archeologi hanno ritrovato i resti sconnessi di almeno sei individui, rifugiatisi nel posto più sicuro, dalla furia del Vesuvio.

Una morte orrenda, che non ha risparmiato nessuno, colpiti dal flusso piroclastico della seconda fase dell’eruzione e saccheggiati post 79 d.C. da tombaroli che già in epoca moderna e prima degli scavi borbonici del 1748 si erano addentrati tramite cunicoli scavati appositamente alla ricerca di oggetti di valore.

Ritrovamenti sconnessi e scheletri ritrovati in più punti dell’ambiente; un cranio di un individuo schiacciato dalle tegole del tetto e accanto arti superiori e inferiori di un altro individuo con ancora addosso oggetti sfuggiti al saccheggio, tra cui un anello ancora alle dita. Questi pompeiani, forse gli abitanti della domus, avevano cercato rifugio, ma da lì non sono più usciti, investiti dal flusso piroclastico che travolse gli ambienti della casa e fece crollare il tetto e la parte superiore del muro dell’ambiente.

La presenza di più cunicoli precedenti il 1748 ha comunque permesso agli archeologi che stanno lavorando alla Regio V di documentare con grande dettaglio la storia di un’epoca di scavo completamente differente dal metodo stratigrafico moderno, nell’approccio e soprattutto nelle finalità.

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