Israele: una figurina di 3.400 anni fa da Tel Rehov
25 - 26 Febbraio 2016
Un bambino di 7 anni ha ritrovato una figurina canaanea di 3.400 anni fa presso un tumulo a Tel Rehov, nella Valle di Beit She'an in Israele.
La figurina, delle dimensioni del palmo di una mano, sarebbe stata ottenuta pressando morbida argilla in uno stampo. Si ritiene che possa raffigurare la dea Astarte.
Link: Israel Antiquities Authority; Daily Mail; Haaretz; The Jerusalem Post; NBC News; CNN; Fox News.
Il distretto settentrionale in Israele, da Wikipedia, CC BY-SA 3.0 (TUBS - Own work This vector graphics image was created with Adobe Illustrator. This file was uploaded with Commonist. This vector image includes elements that have been taken or adapted from this: Israel location map.svg (by NordNordWest)).
Museo di Casa Martelli: ecco la nuova guida
Museo di Casa Martelli: ecco la nuova guida
Altre "Piramidi polacche" - nuove scoperte degli archeologi
29 Febbraio 2016
Altre "Piramidi polacche" - nuove scoperte degli archeologi

La scoperta è stata effettuata nel quadro del programma di ricerca e conservazione riguardante le tombe megalitiche della Pomerania occidentale, portate avanti nel Dipartimento di Archeologia dell'Università di Szczecin dalla dott.ssa Agnieszka Matuszewska, in collaborazione con Marek Schiller da Dębno.
"Per la nostra analisi abbiamo utilizzato il progetto ISOK (Sistema nazionale computerizzato di protezione contro minacce straordinarie)" - ha spiegato la dott.ssa Matuszewska. - "Grazie al database che abbiamo creato e che aggiorniamo sistematicamente, è stato possibile selezionare i luoghi per collaudare quel metodo" - ha aggiunto.
Le analisi sono state rese possibili dal fatto che uno degli elementi ISOK è il Sistema informativo territoriale (Geographic Information System - GIS) per inserire, immagazzinare, elaborare e visualizzare dati geografici.
I dati condivisi possono essere utilizzati dalle istituzioni non coinvolte in questioni di sicurezza in caso di crisi. Le informazioni ottenute in questo modo sono particolarmente preziose per gli archeologi, per i quali lo studio delle aree boschive è particolarmente difficile - la procedura standard per localizzare i siti archeologici si fonda sui frammenti ceramici ed altri resti ritrovati sulla superficie terrestre.

Questi oggetti possono essere facilmente individuati sui campi arabili, ma nelle foreste la situazione è molto più difficile. Il modo più semplice è quello di cercare forme del terreno, ma prima dell'utilizzo della tecnologia ALS (airborne laser scanning, scansione laser aerea), che è pure utilizzata nell'ambito dell'ISOK, questo era virtualmente impossibile. La scansione permette di "rimuovere" gli alberi dall'immagine risultante e di visualizzare il solo terreno, il che è un enorme salto in avanti per i rilevamenti archeologici.
Dopo aver analizzato i dati dall'ISOK, gli archeologi hanno selezionato dei luoghi nell'area, che sospettavano essere strutture megalitiche. Il sistema ha effettivamente localizzato strutture note in precedenza, ma è pure riuscito a scoprirne diverse che non erano in alcun elenco.

"L'area vicino Dolice è indubbiamente la più interessante, abbiamo selezionato almeno una dozzina di potenziali tombe megalitiche. Nel corso della verifica sul campo abbiamo confermato chiaramente la presenza di 18 tombe megalitiche di tipo Kujawy, un numero molto più elevato di quello noto in precedenza dalla letteratura" - così la dott.ssa Matuszewska. Strutture simili sono state localizzate nella Foresta di Skronie vicino Kołobrzeg. Altre 4 tombe megalitiche sono state scoperte vicino Płoszkowo - qui gli archeologi hanno confermato i loro sospetti sul campo.
Le scoperte sono state effettuate utilizzando modelli digitali del terreno (DTM), una mappatura tridimensionale dell'area, preparata sulla base dell'ALS (scansione laser aerea). "Il potenziale di questa metodologia è enorme. Innanzitutto, ha permesso di localizzare con precisione oggetti megalitici noti in precedenza e, significativamente, di scoprire tombe completamente ignote in precedenza" - così la dott.ssa Matuszewska. - "È pure possibile verificare nel campo tutto, persino i reperti appena preservati. Di conseguenza, siamo stati in grado di identificarli e documentare il grado di distruzione. Questo è particolarmente importante, considerando l'aspetto della protezione e conservazione della aree forestali, in particolare la protezione di monumenti con le loro forme del paesaggio" - ha aggiunto.
Le strutture megalitiche in Polonia sono conservate solo nelle aree boschive, essendo sfuggite alla distruzione dovuta alle attività agricole. Le celeberrime "Piramidi polacche" possono essere viste a Sarnów e Wietrzychowice, dove la loro forma originaria è stata ricostruita seguendo la ricerca archeologica. Tutte le strutture di questo tipo sono parte di una tendenza in atto in tutta l'Europa a quel tempo (V-III millennio a. C.), quella di erigere grandi monumenti megalitici, il più famoso dei quali è il britannico Stonehenge.
Traduzione da PAP – Science & Scholarship in Poland. PAP non è responsabile dell’accuratezza della traduzione.
Roma, Teatro di Villa Torlonia: Maledetti studenti italiani che la guerra l’avete voluta
TEATRO DI VILLA TORLONIA
sabato 5 marzo 2016 ore 19.30
Maledetti studenti italiani che la guerra l’avete voluta
Concerto Popolare
Canzoni e letture contro la guerra
Una produzione Circolo Gianni Bosio e Università popolare Antonio Gramsci
Venerdì 18 Marzo, Convegno "La Sapienza nel periodo costituzionale provvisorio 1943-1947"
DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE
MASTER IN ISTITUZIONI PARLAMENTARI “MARIO GALIZIA” PER CONSULENTI D’ASSEMBLEA
IN COLLABORAZIONE CON: FONDAZIONE “PAOLO GALIZIA – STORIA E LIBERTÀ”
CONVEGNO
“LA SAPIENZA NEL PERIODO COSTITUZIONALE PROVVISORIO 1943-1947”
Venerdì 18 MARZO 2016, ore 09.00
Sala degli Organi Collegiali – Rettorato
Riportata ai colori originari l'icona della Theotókos del principe Bogolyubsky
24 Febbraio 2016
Restaurata una delle più importanti icone russe, l'icona della Theotókos che il principe Andrei I Yuryevich (noto col suo soprannome di Andrei Bogolyubsky) portava in battaglia. Theotókos (colei che genera Dio) è un titolo attribuito dal Concilio di Efeso (431) alla Madonna.
Si riteneva che non fosse più possibile salvare l'icona, che in realtà è stata riportata ai suoi colori originari. È una delle circa trenta icone del dodicesimo secolo a sopravvivere ancora oggi, ed è attualmente al Museo Vladimir-Suzdal della città russa di Vladimir.
L'icona bizantina fu realizzata nel 1131 a Costantinopoli, ma la si riteneva dipinta dall'Evangelista Luca. Nel 1155 il Principe Bogolyubsky la portava con sé in battaglia, per i poteri protettivi che le si attribuivano. Si racconta che - sulle rive del fiume Klyaz'ma - i cavalli del Principe si sarebbero fermati, e che questi in seguito avrebbe ricevuto una visione della stessa Madonna. A seguito di questa visione, Andrei Bogolyubsky costruì una chiesa e un chiostro nel luogo dell'apparizione.
Link: The History Blog; The Art Newspaper.
Icona di Sant’Andrei Bogolyubsky, Осип Чириков (http://expertmus.livejournal.com/35064.html), da Wikipedia, Pubblico Dominio.
Statistica bayesiana per i problemi delle popolazioni del ventunesimo secolo
24 Febbraio 2016
Thomas Bayes fu uno statistico, filosofo e ministro presbiteriano britannico del diciottesimo secolo (attorno al 1701 – 7 Aprile 1761). Il teorema che da lui prende il nome è pure alla base della statistica bayesiana, che costituisce un'alternativa alla statistica frequentistica.
Un nuovo studio, pubblicato su Population Studies: A Journal of Demography, sostiene che questa metodologia, che ormai ha più di 250 anni, può contribuire a risolvere i problemi statistici relativi alle popolazioni del ventunesimo secolo. Lo studio esamina i conseguimenti ottenuti dalla statistica bayesiana, e sostiene un utilizzo più ampio di questa metodologia nel campo della demografia e di scienze affini, con vantaggi reciproci.
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Le radici boliviane delle moderne varietà di arachidi
22 Febbraio 2016
L'arachide (Arachis hypogaea) è una pianta della famiglia delle Fabacee (o Leguminose), proveniente dal Sud America e frutto di una ibridizzazione di due diverse specie selvatiche: Arachis duranensis e Arachis ipaensis. L'ibrido fu coltivato dagli antichi abitanti di quelle regioni, e attraverso la selezione è divenuto la pianta che conosciamo oggi.
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Genetics, si è occupato tra le altre cose di confrontare i genomi delle specie in questione. Le sequenze di genoma (insieme ad altre informazioni) sono disponibili online su http://peanutbase.org/ Lo studio è avvenuto con la collaborazione della International Peanut Genome Initiative.
In realtà (e consequenzialmente alla loro storia), le moderne arachidi portano due genomi separati, i subgenomi designati come A e B. Il genoma di una delle due piante selvatiche, Arachis duranensis, è risultato simile al genoma A in una misura che ci si poteva aspettare. Ciò che invece ha davvero stupito i ricercatori è stato il verificare che il genoma dell'altra specie selvatica, Arachis ipaensis, era virtualmente identico al subgenoma B.
Già nel 1971 - al momento della scoperta della specie selvatica di Arachis ipaensis, alle pendici delle Ande, in Bolivia - i botanisti si resero conto di trovarsi di fronte a una pianta peculiare: molto piccola e isolata, i suoi parenti più vicini crescevano a centinaia di miglia a nord. Il nuovo studio dimostra ora che siamo di fronte a un vero e proprio residuo di quel passato preistorico.
Le sequenze permetteranno pure di comprendere quali geni conferiscono tratti desiderabili, come la resistenza alla siccità o alle malattie.
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Australia: una lunga storia genetica indipendente
25 Febbraio 2016
L'Australia è stato una delle prime regioni ad essere colonizzate dai moderni umani, attorno a 50 mila anni fa. Le prime prove archeologiche per la presenza umana si collocano attorno ai 47 mila anni fa, e sono ampiamente accettate. Questi coloni, tra i primi ad uscire "fuori dall'Africa", hanno costituito gli antenati dei moderni Aborigeni australiani.
Un nuovo studio, pubblicato su Current Biology, ha sequenziato 13 cromosomi Y da Aborigeni australiani, concludendo che la divergenza con quelli presenti in altri continenti risale a 50 mila anni fa circa. La divergenza rispetto ai cromosomi Y di Papua Nuova Guinea si colloca immediatamente dopo questo evento. Non vi sarebbero invece prove di un flusso genetico maschile dall'Asia meridionale in Australia, per l'Olocene.
Lo studio dunque confuterebbe l'esistenza di un flusso dall'India in Australia, da collocarsi attorno a 4-5 mila anni fa, e supporterebbe la tesi di una lunga storia genetica indipendente per l'Australia. L'arrivo dei dingo in Australia si colloca attorno ai cinquemila anni fa, e nella stessa epoca si verifica una modificazione negli strumenti litici utilizzati e nel linguaggio. Era perciò sorto il dubbio circa possibili modificazioni genetiche da associare a questi cambiamenti. Due studi recenti proposero di collegarli a un mescolamento con popolazioni indiane di cinquemila anni fa, mescolamento che per il nuovo studio sarebbe però da escludere. Ulteriori studi per spiegare questi eventi - ed altri, come la mancata colonizzazione polinesiana - si rendono perciò necessari.
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Archeologia e impianto fotovoltaico: quattro anni di confronto
Archeologia e impianto fotovoltaico: quattro anni di confronto
Come da MiBACT, Redattore Giuseppe La Spada
Il Fucino, foto da Wikipedia, Pubblico Dominio (ISS Crew Earth Observations experiment, Caption by M. Justin Wilkinson, NASA-JSC. - earth observatory of NASA (Astronaut photograph ISS016-E-30337)).