L'antica chiesa di Adria, sepolta per secoli da depositi alluvionali
CA’ FOSCARI SCOPRE L’ANTICA CHIESA DI ADRIA
SEPOLTA PER SECOLI DA DEPOSITI ALLUVIONALI
Non era una cripta, bensì una chiesa del IX secolo. La scoperta della neo-dottorata Elisa Corrò sarà presentata pubblicamente il 27 ottobre
VENEZIA – Scoperta nel 1830 sotto la chiesa di San Giovanni e genericamente ritenuta una cripta, oggi viene riscoperta come possibile chiesa altomedievale della città di Adria (Rovigo), sepolta da tre metri di depositi alluvionali nel corso dei secoli. A riscrivere la storia di quella cripta e dell’intera cittadina veneta, nella storia fiorente città greco-etrusca che diede addirittura il nome al Mar Adriatico, è stata Elisa Corrò, giovane geoarcheologa neo-dottorata in Storia Antica e Archeologia all’Università Ca’ Foscari Venezia.
Dopo tre anni di studi negli archivi e di analisi sul campo tramite carotaggi la studiosa ha dimostrato non solo che si era di fronte ad un edificio di culto sepolto, ma ha anche evidenziato come l’assetto topografico altomedievale si estendeva anticamente in quella porzione della città a nord del Tartaro-Canal Bianco, corso d’acqua di risorgiva che oggi occupa l’antico letto del fiume Po. Un insediamento altomedievale di cui le alluvioni hanno parzialmente ricoperto le tracce e di cui la chiesetta rimane l’unica testimonianza ancora in opera giunta ai nostri giorni.
«La chiesa esisteva nel IX secolo dopo Cristo ed è splendidamente affrescata – spiega Elisa Corrò -. Siamo in presenza di un edificio di culto direttamente coinvolto nelle trasformazioni fluviali. Si tratta di un esempio, avvenuto nel passato, ma ancora tangibile e scientificamente valido, di come una modificazione dell’ambiente possa portare a estreme conseguenze, sia che si tratti di cambiamenti naturali o di variazioni ad opera dell’uomo. Fu sepolta dai depositi di due eventi alluvionali, il primo avvenuto tra IX e XI secolo, il secondo più tardi, dopo il XV secolo. L’analisi sui sedimenti e sui dati messi a disposizione della Sovrintendenza Archeologica del Veneto (con la funzionaria archeologa Maria Cristina Vallicelli) e dal Museo Archeologico Nazionale di Adria (l’allora direttrice Giovanna Gambacurta) ci ha permesso di ricostruire l’evoluzione della città nei secoli. Finora, infatti, molto si sapeva sulla parte a sud del Canal Bianco, sulla quale si è sempre sviluppata la parte principale della città».
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Journal of Archaeological Science - Reports, in un articolo firmato da Elisa Corrò, del Dipartimento di Studi Umanistici di Ca’ Foscari, e da Paolo Mozzi, ricercatore del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, nonché supervisore della ricerca di dottorato assieme al professor Sauro Gelichi, ordinario di Archeologia Medievale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Sarà presentata pubblicamente per la prima volta proprio ad Adria, al Teatro Ferrini, giovedì 27 ottobre alle 16.45, in una conferenza dal titolo “Alle origini della cattedrale altomedievale di Adria”. L’evento celebra i 240 anni dalla posa della prima pietra dell’attuale Cattedrale cittadina.
Testo e immagini da Ufficio Comunicazione Università Ca' Foscari Venezia
Teatro di Villa Torlonia: Danza con 20 dita!
Teatro di Villa Torlonia
DANZA CON 20 DITA!
Primo appuntamento con la seconda edizione di
Villa Torlonia Roma Piano Duo Festival
Sabato 22 ottobre ore 20
Domenica 23 ottobre ore 18
Torna al Teatro di Villa Torlonia il DuoKeira piano duo con tre spettacoli di musica classica e performing arts nell’ambito di Villa Torlonia Roma Piano Duo Festival.
Con una complicità ormai collaudata, le pianiste Michela Chiara Borghese e Sabrina De Carlo propongono degli eventi/concerto in cui a prevalere è il piacere dell'invenzione.
Il primo appuntamento in programma sarà con “Danza con 20 dita!“ (sabato 22 ottobre ore 20 e domenica 23 ottobre ore 18). Sul palco insieme a Duokeira, le ballerine Karen Fantasia e Valeria Decarli che realizzeranno coreografie create ad hoc per un viaggio sensoriale nella musica, sulle musiche di Borodin, Dvorak, Debussy e Satie, autori che hanno saputo interpretare la danza ciascuno in modo diverso e personale.
I prossimi appuntamenti con il Villa Torlonia Roma Piano Duo Festival saranno:
"Il giardino incantato" - 27 novembre ore 16:00
"Dream for two" - 16 dicembre ore 19:00 e 17 dicembre ore 20:00
La programmazione del Teatro di Villa Torlonia è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Dipartimento Attività Culturali e Turismo e Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il coordinamento organizzativo di Zètema Progetto Cultura.
TEATRO DI VILLA TORLONIA
Via Lazzaro Spallanzani 1 a
tel. 060608
Biglietto 5 euro
con prenotazione obbligatoria allo 060608 a partire da 7 giorni prima dell’evento
Testo e immagine da Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Amatrice: recuperate opere da Santa Maria delle Grazie a Ferrazza
SISMA 24 AGOSTO: RECUPERATE DIVERSE OPERE DALLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE A FERRAZZA MESSO IN SICUREZZA IL CICLO PITTORICO
Come da MiBACT, Redattore Renzo De Simone
Libriamoci 2016. Giornate di lettura nelle scuole
LIBRIAMOCI. GIORNATE DI LETTURA NELLE SCUOLE
Sviluppare l'amore e la curiosità per i libri attraverso la lettura performativa
Come da MiBACT, Redattore Renzo De Simone
La famosa “Tomba del Tuffatore” di Paestum non è più sola
La famosa “Tomba del Tuffatore” di Paestum non è più sola
Scoperta archeologica suggerisce legami con architettura templare
Milano: mostra “Boom 60! Era arte moderna”
La mostra segna un punto importante di analisi sull'arte del Novecento da una prospettiva inusuale e inaspettata, che porta al recupero di una parte dell'identità della nostra città in un momento di grande ascesa economica e reputazionale: gli anni del boom
Milano, 17 ottobre 2016 – Apre domani al pubblico nel nuovi spazi espositivi del Museo del Novecento “BOOM 60! Era arte moderna”, una mostra promossa dal Comune di Milano - Cultura e dedicata all’arte tra i primi anni Cinquanta e i primi Sessanta e alla sua restituzione mediatica, tramite i popolarissimi canali di comunicazione di massa.
La mostra, curata da Mariella Milan e Desdemona Ventroni con Maria Grazia Messina e Antonello Negri, inaugura i nuovi spazi espositivi con un percorso articolato tra Arengario e Piazzetta Reale in un allestimento firmato dall’Atelier Mendini. Un’ampia rassegna che persegue l’obiettivo di approfondire i temi dell’arte italiana del ‘900 arricchendo il percorso permanente museale, anche grazie all’estensione in nuove sale espositive.
Nell’ideazione e nella scelta delle opere, oltre a prestiti di Musei e raccolte pubbliche e private, è stato possibile attingere alla ricca collezione del Museo del Novecento: dipinti e sculture del patrimonio civico a partire dalla collezione Boschi di Stefano che, non essendo esposti in modo permanente, risultano in questo modo una affascinante riscoperta.
Milano: torna "Una poltrona per te"
Torna “Una poltrona per te”, l’iniziativa dedicata ai giovani under 26 per promuovere l'offerta teatrale milanese e costruire il pubblico di domani
Milano, 18 ottobre 2016 – Torna “Una poltrona per te”, l’iniziativa di Comune di Milano e Camera di Commercio di Milano per promuovere l’offerta teatrale milanese. Come lo scorso anno, l’iniziativa coinvolge gli oltre 30 teatri convenzionati con il Comune, è rivolta agli under 26 e ha l’obiettivo di incentivare i giovani spettatori a scoprire e vivere l’esperienza del teatro. È già possibile prenotare i primi spettacoli in cartellone sul sito www.unapoltronaperte.it. Per ogni spettacolo è possibile prenotare 2 inviti a persona.
Padova: mostre su Pietro Chevalier e Domenico Cerato
DUE MOSTRE A PADOVA FANNO LUCE SU DUE PROTAGONISTI, TRA SETTE E OTTOCENTO, DELLA TRASFORMAZIONE URBANA DELLA CITTA’ E DEL SUO IMMAGINARIO VISIVO ...INSIEME A QUELLO DI TANTE ALTRE MÈTE VENETE DEL NASCENTE “TURISMO”
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PIETRO CHEVALIER
Vedute di Padova e del Veneto nell’Ottocento
Musei Civici agli Eremitani 28 ottobre 2016 – 26 febbraio 2017
Disegnatore, incisore, giornalista e scrittore d’arte, attivo tra Venezia, Padova e Trieste,
PIETRO CHEVALIER- spirito innovatore e anticonformista - testimonia con le sue “guide turistiche” realtà urbane in evoluzione
ma anche nuove mode e nuovi riti nel passaggio dal Grand Tour al turismo moderno.
Immagini di Venezia, Padova, ma anche Vicenza, Cittadella, Possagno, la Rotonda di Palladio, Verona, Trieste, ecc.
È nel passaggio dal Grand Tour settecentesco, riservato alla giovane élite europea, alle prime forme di un “turismo” più diffuso, che s’inserisce la figura di Pietro Chevalier (Corfù 1795 - Padova 1864), disegnatore, incisore, giornalista e scrittore d’arte attivo tra Venezia, Padova e Trieste.
Egli fu partecipe di una nuova sensibilità nella rappresentazione dell’immagine urbana, legata certamente a una visione romantica,
ma anche a rinnovate dinamiche sociali, a nuovi modi di visita e di conoscenza delle città e a un mercato editoriale in evoluzione.
Come afferma l'Assessore alla Cultura Matteo Cavatton, “l’acquisto operato nel 1978 dal Comune di Padova di un nucleo consistente di disegni e stampe di Chevalier, grazie al determinante contributo dell’allora Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, permette di ricostruire – in una bella mostra ai Musei Civici agli Eremitani, dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 – il processo creativo dell'artista, offrendo nel contempo un'interessante testimonianza dei principali monumenti e delle trasformazioni di Padova e di molte altre città venete nel XIX secolo”.
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Partecipe di un fenomeno ben più vasto italiano ed europeo, fatto di disegnatori, vedutisti e illustratori che andavano incontro alle esigenze di mercato, Chevalier nei suoi lavori diede spazio al romanticismo, al gusto popolare, allo storicismo, alla ripresa del Medioevo, ma fu attratto anche dall’esotismo, donandoci uno spaccato unico di realtà urbane in evoluzione e di un mondo che stava rapidamente cambiando. Il gusto orientalista, insieme allo spirito risorgimentale,
può richiamare alla memoria la più famosa esperienza di Ippolito Caffi.
Tra i discepoli prediletti di Giannanatonio Selva – titolare della cattedra di Architettura all’Accademia di Belle Arti a Venezia – Chevalier collaborò alla realizzazione de Le fabbriche più cospicue di Venezia, che uscì nel 1815-1820 a cura dello stesso stesso Selva, di Leopoldo Cicognara e di Antonio Diedo.
Nei fogli che riproducono le vedute veneziane più note, pur cercando spunti personali, appaiono ancora evidenti il richiamo alla tradizione e il debito del giovane nei confronti soprattutto di Luca Carlevarijs e Francesco Guardi.
Tuttavia il legame di Chevalier con la città lagunare si ripresenta in modo più originale in imprese come Porto franco. Città di Venezia
presumibilmente del 1831, Panorama di Venezia del 1836 (ristampa di Ricordi su Venezia del 1834), Annali urbani di Venezia di Mutinelli (1838) e Siti storici e monumentali (1838), in cui suggerirà al suo editore di dar conto al pubblico di luoghi meno noti e alternativi rispetto a quelli più famosi e conosciuti.
Negli anni venti, a Padova, Chevalier prestò la sua opera per gli editori Gamba – che dall’ottobre del 1811 avevano aperto una libreria in Piazza delle Erbe – per i quali disegnò, incise e scrisse; è allora che iniziarono a emergere la modernità del suo ruolo e la complessità della sua personalità artistica.
La raccolta Di alcuni principali edificj e situazioni delle provincie venete, pubblicata a Padova nel 1828 - Cittadella, Oliero, Possagno, Vicenza, la Rotonda di Palladio, Venezia, Verona e Padova sono alcuni dei luoghi rappresentati - ci mostra l’artista sotto un profilo inedito di illustratore e di autore dei testi che accompagnano le immagini.
“Scrive in un nuovo modo attento anche alle esigenze turistiche – spiega Davide Banzato, curatore della mostra insieme a Elisabetta Gastaldi e a Vincenza Cinzia Donvito – e dalle sue righe traspaiono conoscenze storiche adeguate a mettere a punto notizie sintetiche ma precise, spesso arricchite da non banali pareri personali”.
Nell’introduzione della raccolta, gli editori – ma è Chevalier che scrive per loro – individuano anche il “target” al quale l’opera è rivolta nel “colto pubblico” straniero o “amatore delle cose patrie” a cui si vuole offrire uno strumento agile, di pronta consultazione, senza ampie digressioni ma con testo succinto: è l’alta borghesia, quella che favorirà la nascita del turismo moderno.
A Padova Chevalier ebbe modo di addentrarsi in un terreno figurativamente molto meno indagato rispetto alla città lagunare, sottolineando soprattutto il richiamo romantico all’antico: scorrono davanti ai nostri occhi la Tomba di Antenore, il Santo, gli Eremitani, le porte cinquecentesche ecc.
Non manca l'orgoglio per le realizzazioni più recenti, poste su un piano non certo inferiore a quelle antiche nello sviluppo del tessuto abitato: Ospedale, Macello, Pedrocchi.
Il successivo Memorie architettoniche sui principali edificj della città di Padova, edito nel 1831, è strutturato in itinerari come una guida vera e propria e le immagini ne costituiscono il corredo.
Qui, come in N. 16 principali vedute della città di Padova pubblicate ancora prima sempre dai fratelli Gamba e nelle più tarde Vedute di Padova disegnate per Prosperini – in cui si possono apprezzare i progressi tecnici ed espressivi legati al nuovo strumento della litografia – Chevalier percorre una strada personale nell'intento di far conoscere l'unicità di Padova a un più vasto pubblico di nuovi viaggiatori colti e sensibili.
Veduta reale e veduta ideata ormai si mescolano, così come non mancano espedienti rappresentativi alla ricerca di grandiosità pur nella ridotta dimensione.
Chevalier è ormai consapevole dell’importanza del rapporto stretto tra figura e ambiente (le sue vedute sono spesso animate dalla fitta presenza di un’umanità variegata, intenta nelle più svariate attività) e del dialogo tra gli aspetti naturalistici e quelli monumentali.
Un approccio presente anche nella descrizione di altri luoghi del territorio del Veneto e dell'Italia del Nord, dove ebbe modo di viaggiare e risiedere, come nel caso di Trieste.
Nella città giuliana Pietro si trasferì nel 1840 e vi rimase fino al 1852 per poi fare ritorno a Padova. Erano anni inquieti
dal punto di vista politico e Chevalier non era tipo facile ai compromessi. A Trieste sviluppò soprattutto un’intensa attività editoriale, collaborando con numerose riviste e fondandone egli stesso di nuove, spesso usando lo pseudonimo Luca de Zaba.
Carattere non sempre conciliante con la politica o le lobby artistiche – come dimostra l'episodio in cui si rifiutò di modificare le bozze di una sua orazione (presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia) che non era piaciuta alla consorteria che allora teneva il dominio delle arti –
Chevalier vivrà gli ultimi anni in difficoltà.
Dell'attività del periodo padovano ricordiamo Un viaggetto da Venezia a Possagno per Padova, Vicenza, Bassano e ritorno per Treviso pubblicato nel 1860 dai Fratelli Gamba e Il territorio padovano illustrato di Andrea Gloria, primo direttore del Museo Civico di Padova, edito da Prosperini.
Molte delle tavole dell’opera, pur non firmate, grazie ai disegni esposti per la prima volta in questa mostra, possono essere infatti attribuite con certezza a Chevalier, dando conto della ormai sapiente simbiosi tra figura e scenografia: pensiamo alla Porta di Cittadella, a Montagnana, al Catajo, al Palazzo Vescovile di Luvigliano ecc.
Ancora una volta è Padova al centro delle sue attenzioni, la città di cui seppe, meglio di chiunque altro, interpretare l’anima
traducendo in bianco e nero l’unicità del suo passato. Concentrandosi sui luoghi della memoria ne alimentò e interpretò il mito, legandolo nel modo più compiuto alla realtà quotidiana.
L’esposizione, promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, è accompagnato da catalogo Skira e si svolge in contemporanea con la mostra” DOMENIO CERATO- Architettura a Padova nel secolo dei Lumi” a Palazzo Zuckermann
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DOMENICO CERATO
Architettura a Padova nel secolo dei Lumi
Palazzo Zuckermann - 28 ottobre 2016 – 26 febbraio 2017
Architetto vicentino attivo soprattutto a Padova, DOMENICO CERATO ha segnato in modo decisivo l'aspetto della città arricchendola, con i suoi progetto innovativi - La Specola Astronomica, L’ospedale Giustinano e Prato della Valle – di nuovi simboli dell’identità urbana.
Accanto ai suoi disegni originali, taluni inediti, opere di contesto, da Canaletto a Piranesi, da Fossati a Subleyeras
L'opera di Domenico Cerato, architetto vicentino ma attivo soprattutto a Padova, ha segnato in modo decisivo l'aspetto della città.
A lui si devono infatti i progetti delle principali opere architettoniche del Settecento, come la sistemazione della Specola Astronomica,
la realizzazione del Prato della Valle e dell'Ospedale Giustinianeo.
Come afferma l'Assessore alla Cultura Matteo Cavatton: “Grazie ai suoi innovativi progetti anche la tradizionale identità di Padova risultò modificata, arricchendosi di nuovi simboli urbani, nuovi spazi nei quali ritrovare, affermare e divulgare la propria immagine.”
La mostra, promossa dal Comune di Padova – Assessorato alla Cultura, allestita a Palazzo Zuckermann dal 29 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 a cura di Vincenza Cinzia Donvito e Stefano Zaggia, rende esplicita questa trasformazione e la grande forza innovativa dell’attività di Cerato.
Accanto a una selezione di suoi disegni originali - taluni inediti - conservati presso la Biblioteca Civica, sono esposte opere di contesto da Canaletto a Francesco Piranesi, da Giorgio Fossati a Giuseppe Subleyeras - dipinti, affascinanti acquarelli, incisioni, volumi e stampe -
in grado di testimoniare l’evoluzione dell’immagine della città.
Il catalogo Skira che accompagna l'esposizione renderà noto l’intero corpus grafico dell'architetto di proprietà civica.
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Cerato fu interprete a Padova delle istanze funzionaliste in architettura propugnate da Carlo Lodoli, tramite le committenze dei
patrizi veneti Angelo Querini e Andrea Memmo, propugnatori dell’architettura come strumento di riforma socio-politica.
Il riferimento era l’élite culturale dell’illuminismo scientifico a Padova alla quale appartenevano anche il matematico Giovanni Poleni, con cui Cerato intrattenne rapporti epistolari, e Giuseppe Toaldo, astronomo, al quale fu legato da grande amicizia.
Occupatosi con spirito pragmatico della trasformazione della perduta Villa Querini ad Altichiero da modesta casa di campagna
in una sorta di manifesto degli ideali antiquari, artistici, scientifici e agronomici di Querini, Cerato usò lo stesso approccio per fondare a Padova nel 1766, come aveva fatto a Vicenza, una scuola privata di architettura.
Interveniva così nel dibattito sulla formazione dell’architetto chiamato a tener conto per esempio anche degli aspetti economici dell’edilizia. Stabilitosi a Padova ormai cinquantenne – ospite di Toaldo - gli viene chiesto di occuparsi della realizzazione di una moderna Specola astronomica che trasformasse radicalmente la Torlonga del Castello medievale. Ci vorrà un decennio per realizzare il suo progetto ma sarà un successo: Cerato e Toaldo abitarono nella casa per l’Astronomo e presso la Specola – “eretta a maggior lustro e vantaggio della cattedra d’astronomia” - Cerato vi avviò anche l'attività d'insegnamento, pensato sempre con un'impostazione eminentemente pratica “per tagliapietra, muratori e marangoni”.
La modernità della Specola fu subito compresa e la torre astronomica venne inserita nelle vedute antologiche della pianta di Giovanni Valle (1784), tra le Fabriche più considerabili della città nelle acqueforti di Francesco Belluco (1787) e tra i più rappresentativi edifici di Padova nelle Memorie di Chevalier, pubblicate dai Gamba.
Stessa cosa avvenne per l’ospedale commissionato da Andrea Memmo – con un enorme portato di innovazione e moderno funzionalismo - e per Prato della Valle.
In mostra, tra le varie documentazioni, vi è anche una gustosa rappresentazione dell’ospedale a lavori ancora in corso, disegnata da Daniele Danieletti con la direzione di Cerato: una rappresentazione animata da numerose figurette e forse realizzata in occasione della raccolta di fondi per sostenere l’impresa.
“Solidità, bellezza e comodità – scrive Brandolese nel 1795 - tre requisiti necessari alla perfezione di un fabbrica
(cosa difficilissima a combinarsi) pare s’abbiano qui a ritrovare: se così è, si potrà annoverare questo tra i più bei ospitali d’Italia
ed accrescerà celebrità al nome dell’abate Domenico Cerato, che ne fu l’autore”.
Quello della ricerca di finanziamenti e, diremmo oggi, del found raising era evidentemente un problema già sentito all’epoca e si ripeterà
anche per Prato della Valle: l’impresa di Cerato destinata al maggior successo nell’iconografia identitaria della città.
Lo sforzo dell'illuminato Andrea Memmo - provveditore straordinario di Padova dal 1775 al 1776 - per riqualificare e ammodernare la città, trova nel recupero morfologico e funzionale della zona depressa di Prato della Valle il suo momento più alto.
Memmo affida a Cerato il progetto, che doveva rispondere ad esigenze pratiche, sociali ed economiche insieme, con l'obiettivo di una piazza che fosse destinata a usi commerciali e di spettacolo ma anche di svago, sia per i cittadini che per i turisti.
Ma i fondi non bastano e dunque avvia il finanziamento delle statue da parte dei cittadini.
La bella veduta di Canaletto in mostra, del 1740, evidenzia la situazione antecedente l'intervento con l'area invasa dalle acque stagnanti mentre un'altra opera precedente al 1767 mostra la zona di pertinenza di Santa Giustina adibita a pascolo con abbeveratoi e canneti.
Diverse stampe testimoniano invece differenti stadi dell'intervento con l'inserimento anche di elementi progettuali non ancora realizzati.
Saranno due grandi carte, il disegno dell'architetto Subleyras e l'incisione di Piranesi, volute dallo stesso Memmo per gli amici, a mostrarci l'opera assai vicina alla definitiva realizzazione. Padova aveva un nuovo luogo simbolo per la propria identità urbana.
L’esposizione, promossa dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura, si svolge in contemporanea con la mostra ” PIETRO CHEVALIER – Vedute di Padova e del Veneto nell’Ottocento” ai Musei Civici agli Eremitani
Informazioni
PIETRO CHEVALIER VEDUTE DI PADOVA E DEL VENETO NELL’OTTOCENTO
28 ottobre 2016 | 26 febbraio 2017 Musei Civici agli Eremitani - piazza Eremitani 8
Orario 9-19, chiuso i lunedì non festivi, 25 e 26 dicembre, 1 gennaio
biglietti: solo Musei intero € 10; ridotto € 8, ridotto speciale € 6, scuole € 5 049 8204551
DOMENICO CERATO ARCHITETTURA A PADOVA NEL SECOLO DEI LUMI
28 ottobre 2016 | 26 febbraio 2017 Palazzo Zuckermann - Corso Garibaldi 33
Orario 10-19 chiuso i lunedì non festivi,25 e 26 dicembre, 1 gennaio
Ingresso libero 049 8205664
Ufficio Stampa Skira Editore
Il cielo dal balcone al Planetario di Roma
PLANETARIO DI ROMA
presenta
IL CIELO DAL BALCONE
Sesta edizione del Corso di Astronomia per principianti del Planetario di Roma. Otto incontri per imparare a conoscere gli astri e destreggiarsi nell’osservazione del cielo
Dal 29 ottobre, tutti i sabati alle ore 12
Sporgerci sul cielo di sera e domandarci quali stelle vedremo. Sentirci disorientati davanti alla volta celeste senza riuscire a rintracciare nemmeno la Stella Polare. Avere voglia di stupire gli amici che ancora credono alle profezie dei Maya con le nostre conoscenze astronomiche.
Con “Il Cielo dal Balcone” chi ha sempre sognato di trasformare la passione per le stelle in una reale conoscenza del cielo, potrà farlo dal 29 ottobre al 17 dicembre 2016, guidato dagli astronomi del Planetario di Roma: l’occasione giusta per prendere confidenza con gli astri.
Dopo il successo delle prime cinque edizioni, il Planetario di Roma ripropone il Corso di Astronomia per principianti: 8 incontri di un’ora, tutti i sabati alle 12.00, presso TECHNOTOWN, la ludoteca tecnologica scientifica di Villa Torlonia. Il corso comprende anche due esercitazioni di osservazione (in orario pomeridiano e con le giuste condizioni metereologiche) con i telescopi del Planetario per mettere alla prova le nuove conoscenze e sperimentare in prima persona quanto può essere emozionante l’esplorazione del cielo.
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Roma: una Scuola che da 90 anni fa volare le idee
Una Scuola che da 90 anni fa volare le idee
Il 22 ottobre la Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza compirà 90 anni. Nei suoi laboratori sono stati progettati e realizzati i satelliti San Marco, il primo fu lanciato dalla base di Malindi in Kenya 52 anni fa
22 ottobre 2016 ore 10.00
via Salaria 851 Roma
È stata definita la Cape Canaveral di Roma, la Scuola di Ingegneria Aerospaziale nata il 22 ottobre del 1926 in via Salaria 851, una Scuola che ha prodotto risultati importantissimi nel settore aeronautico, unica istituzione universitaria al mondo ad avere messo in orbita 7 satelliti negli ultimi 15 anni.
A partire dagli anni ‘50 la Scuola inaugura i laboratori di via Salaria dove vengono progettati e realizzati i satelliti San Marco: il San Marco 1, lanciato circa 52 anni fa, ha consentito all’Italia di essere la terza nazione al mondo a mettere in orbita un satellite. Caso unico a livello mondiale l’Istituto ha gestito per circa trenta anni una base di lancio di satelliti situata a Malindi in Kenya.
Dal 2000 la Scuola ha messo a punto un programma chiamato Unisat per la realizzazione e il lancio di microsatelliti universitari, progettati e costruiti insieme agli studenti,
Attualmente l’Istituto ha tra i propri iscritti numerosi studenti stranieri impegnati in attività didattiche e scientifiche, dimostrando anche all’estero una grande attrattività della sua offerta formativa.
Sabato 22 ottobre l’anniversario sarà celebrato alla presenza delle massime autorità accademiche, industriali e delle forze armate, avendo la Scuola da sempre forti contatti in particolare con l’Aeronautica Militare.
La giornata si aprirà con i saluti del rettore Eugenio Gaudio, di Paolo Teofilatto, preside della Scuola di Ingegneria aerospaziale, di Francesco Langella, capo del Corpo del genio aeronautico. A seguire gli interventi, tra gli altri, del giornalista Piero Angela e dei docenti Ugo Ponzi, Filippo Graziani. Nel pomeriggio verranno presentati i maggiori risultati scientifici conseguiti dalla Scuola nei suoi 90 anni e la sera vedrà Band Universitarie confrontarsi in una gara musicale. Durante la giornata ci sarà un concerto di musica sinfonica eseguita dalla Banda della Aeronautica Militare Italiana. Nel corso della manifestazione saranno esposti sistemi spaziali sviluppati dalla Scuola nel tempo e mostrate fotografie e filmati di epoca e delle attività correnti.
Programma ore 10.00 Indirizzo di Saluto Eugenio Gaudio, Rettore della Sapienza Università di Roma Paolo Teofilatto, Preside della Scuola di Ingegneria aerospaziale Francesco Langella, Capo del Corpo del genio aeronautico ore 10.30 Interventi Piero Angela Aeronautica Militare Ugo Ponzi, La Scuola dalla Fondazione al Progetto San Marco Filippo Graziani, I microsatelliti della Scuola e il periodo astronautico coordina Giorgio Di Bernardo, giornalista Rai ore 12.00 Laurea in Ingegneria aerospaziale a Stefano Carletta conferita dal Magnifico Rettore e dal Collegio dei Docenti ore 12.15 Concerto Sinfonico della Banda musicale dell’Aeronautica militare diretta dal M° P. Esposito ore 13.00 Light Lunch ore 15.00 I grandi maestri della scuola: l’eredità scientifica Filippo Graziani, A one year tour Earth-Mars-Venus-Earth di Gaetano Arturo Crocco Claudio Bruno, Review of Problems in Applications of Supersonic Combustion, di Antonio Ferri Ugo Ponzi, San Marco measurements of equatorial atmospheric density, di Luigi Broglio Paolo Gasbarri, Stability of flexible aircraft, di Paolo Santini Maurizio Parisse, An analysis of the thermoelastic nutational instability of spinning spacecraft, di Carlo Arduini ore 17.30 Proiezione del film Interstellar commento del fisico Ignazio Ciufolini ore 21.00 Aerospace Rocking Contest gara musicale di band universitarie |
Testo da Settore Ufficio stampa e comunicazione Università La Sapienza di Roma
Il cortile del Palazzo della Sapienza, foto di Anthony Majanlahti (antmoose–http://www.flickr.com/photos/antmoose/14694803/), daWikipedia, CC BY 2.0, caricata da Foundert~commonswiki.