Al Teatro Lirico Sperimentale (TLS) “A. Belli” di Spoleto in scena un Don Giovanni troppo “buffo”
Composto nel 1787, il Don Giovanni è il secondo dei tre drammi giocosi realizzati da Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte, certamente un punto di arrivo per chiunque si occupi di opera e affini.
Quest’anno, nella consueta offerta concertistica, è stato il Teatro Lirico Sperimentale (TLS) “A. Belli” di Spoleto e dell’Umbria, a portarlo in scena dal 13 al 18 settembre presso il Teatro Nuovo dell’ex Ducato longobardo e poi al Teatro Morlacchi di Perugia il 19 e 20 settembre, con la regia e l’allestimento scenico di Henning Brockhaus, la direzione musicale di Salvatore Percacciolo, le luci di Eva Bruno, i costumi di Giancarlo Colis e le coreografie di Valentina Escobar; l’orchestra e il coro del TLS hanno visto Maestro al cembalo Davor Krkljus, Maestro del coro Mauro Presazzi, Maestri collaboratori Carolina Benedettini, Matteo Giorgetti e Mijeong Kim.
Sul palcoscenico i cantanti vincitori o idonei dei Concorsi “Comunità Europea” per giovani cantanti lirici di Spoleto 2021 e 2022, oltre a quelli che la Direzione artistica ha selezionato tra i cantanti che si sono presentati alle audizioni e cantanti vincitori delle scorse edizioni: Milan Perišić, Davide Peroni e Alberto Petricca nella parte di Don Giovanni; Alfonso Michele Ciulla e Matteo Lorenzo Pietrapiana nella parte di Leporello; Sara Cortolezzis e Maria Stella Maurizi nella parte di Donna Anna; Alessia Merepeza e Tosca Rousseau nella parte di Donna Elivra; Nicola di Filippo e Roberto Manuel Zangari nella parte di Don Ottavio; Elena Antonini, Elena Finelli ed Elena Salvatori nella parte di Zerlina; Davide Romeo e Kyle Patrick Sullivan nella parte di Masetto; Ferruccio Finetti e Giacomo Pieracci nella parte del Commendatore. Insieme a loro sul palcoscenico le ballerine figuranti Asia Musco, Loredana Muzzi, Giulia Tizi e Maria Vittoria Tulli.
Commentando a freddo, riteniamo che se al neofita potrebbe essere piaciuta l’idea di fondo, ironicamente esasperata e pepata, davanti alla rappresentazione spoletina la critica non può che farsi impietosa. Infatti, benché l’interpretazione dei cantanti si sia dimostrata più che all’altezza, considerando la linea formativa di cui il Lirico si fregia, la regia ci è apparsa superficiale, volgare se non addirittura kitsch. Per non parlare dell’approssimazione, contro il canto, con cui il maestro ha diretto l’orchestra e che anch’essa per questo riceve il plauso per essersi saputa destreggiare nei due atti fino al limite.
La poca pubblicità e la poca e annoiata presenza in sala nelle giornate di recita non ci ha infine convinti.