Ammonite è il secondo lungometraggio diretto dal  regista britannico Francis Lee, noto a tutti grazie alla sua pellicola God’s Own Country. Questo secondo film è stato virtualmente presentato al festival di Cannes 2020 e, in seguito, al Festival del cinema di Roma. Nell’ambiente cinematografico si chiacchierava su questo film dal 2019, anno cui ebbe inizio la post produzione.

Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution
Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution

La curiosità nacque dal soggetto, dal cast (le protagoniste sono Kate Winslet e Saiorse Ronan) e dalle prime immagini promozionali che parvero ricordare Ritratto della giovane in fiamme.

Ritratto della giovane in fiamme: gli sguardi di Orfeo ed Euridice

Ammonite: Mary e Charlotte

La protagonista è Mary Anning (Kate Winslet) scienziata realmente esistita che ampliò la crescita della geologia grazie ai suoi ritrovamenti marini di epoca giurassica. Il personaggio di Mary è scorbutico, algido e tozzo, esattamente con le sue mani con le quali scava continuamente tra sabbia e fango.

La figura che le viene accostata è quella di Charlotte (Saiorse Ronan) una ricca dama londinese bloccata a Lyme a causa di una forte depressione. Entrambe le protagoniste vivono in un mondo governato dal volere maschile: Mary non può far parte di prestigiosi circoli di scienziati, mentre Charlotte è costretta ad obbedire ad ogni comando del marito.

Il rapporto tra le due, che inizialmente pare essere un rapporto spento e privo di toni cromatici (proprio come la pellicola stessa) matura lentamente, fino allo sfociare in una storia d’amore.

Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution
Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution

Il mancato sguardo

Come detto in precedenza il confronto tra Ammonite Ritratto della giovane in fiamme scatta automaticamente per vari fattori: la breve distanza tra l’uscita delle due pellicole, il setting, la riflessione sulla donna e sulla sessualità.

Due donne sole che passeggiano lungo le coste e il mare in tempesta, non è stata certamente un’invenzione di Céline Sciamma, ma bensì del regista Ingmar Bergman. Bergman girò Persona nel 1966, con l’intenzione di creare un dramma psicologico sulla scissione dell’Io. Il regista svedese non poteva sapere che, in futuro, questo suo piccolo film sarebbe diventato un punto di riferimento per le pellicole a tema lesbico. Eppure il rapporto tra amore saffico e onde del mare è stato più volte riproposto, dando vita anche a veri e propri capolavori. Ammonite è l’ennesima opera che ripropone questo archetipo, avendo così una solida base. Tuttavia, una base d’acciaio non può sorreggere muri che si sgretolano.

Durante le due ore di film non facciamo altro che percepire mancanza. Non ci riferiamo alla mancanza di amore o riconoscimenti delle due protagoniste, ma alla mancanza di una vera connessione tra le attrici. Lo sguardo è un elemento fondamentale, sul quale si edificano le storie d’amore e i plot twist dei film d’azione. In Ammonite lo sguardo è difficile da trovare: non percepiamo lo sguardo del regista, lo sguardo di Mary e Charlotte e nemmeno lo sguardo dell’osservatore.

Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution
Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution

Il problema della rappresentazione

In qualsiasi film che tratti d’amore, la chimica tra gli attori protagonisti è un elemento fondamentale, insieme al tocco stilistico del regista. In Ammonite vediamo venir meno entrambi questi fattori. La regia di Lee è ripetitiva, si limita a seguire la storia senza mai intervenire, è uno spettatore timido che segue il film a fatica. Nemmeno i momenti di camera a mano riescono a risollevare le sorti di questa storia.

Veniamo a Kate Winslet e Saoirse Ronan, due grandi attrici che in questo contesto proprio non riescono ad emergere. Le loro interpretazioni, analizzate singolarmente, sono senza sbavature ed eccellenti, il problema sorge quando Mary e Charlotte devono innamorarsi l’una dell’altra. A causa di una sceneggiatura poco approfondita, le due donne passano dal conversare normalmente a baciarsi e far l’amore. Di conseguenza persino i baci e le scene di sesso (che tanto hanno fatto parlare per pubblicizzare il film) risultano blande, mal gestite e finte.

Alcuni hanno sottolineato che la mancanza di chimica si possa imputare alla differenza d’età tra le due. L’età non è mai un fattore determinante in questioni amorose e il cinema ce lo ha insegnato spesso (prendiamo Carol con Cate Blanchett e Rooney Mara o Mädchen in uniform con Romy Schneider e Lilli Palmer). Un ennesimo elemento che fa vacillare il film è il silenzio. La mancanza di dialogo non è un deterrente se ben gestita (si ritorna continuamente al paragone con il film della Sciamma). Probabilmente se Ammonite fosse arrivato nelle sale o on demand prima di Ritratto della giovane in fiamme certi elementi non avrebbero disturbato troppo lo spettatore e la pellicola di Lee se la sarebbe cavata con l’appellativo di un “buon film”.

Tuttavia, nel 2020 siamo sempre più abituati alla rappresentazione dell’amore omosessuale e, di conseguenza, il pubblico può essere più selettivo. Ammonite è un film arrivato in ritardo, è un film giunto a noi in un momento in cui il female gaze e il concetto di queer ha raggiunto dei livelli artistici ben più elevati di un’esplicita scena di sesso.

Tutte le foto di Ammonite, Francis Lee (2020) Transmission Films Distribution Copyright Neon/Lionsgate UK/Sony Pictures – MOTION PICTURE ARTWORK © 2020 LIONS GATE ENTERTAINMENT INC. ALL RIGHTS RESERVED.

La locandina del film Ammonite di Francis Lee (2000)

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