22 Gennaio – 14 Marzo 2015
L’abilità distintamente umana di produrre una presa energica di precisione (ad esempio, quando si gira una chiave) o una stretta potente (ad esempio, quando si usa un martello) è legata a due fondamentali transizioni evolutive nell’utilizzo della mano, legate alla diminuita frequenza nell’arrampicarsi sugli alberi, e alla produzione e all’utilizzo di strumenti litici. L’Australopiteco Africano, una specie vissuta nel Sud Africa, tra i 2 e i 3 milioni di anni fa, avrebbe posseduto queste capacità, alla pari dell’uomo moderno.
Anche se non la si considera come una specie in grado di produrre utensili (anche se vi erano prove archeologiche in tal senso), la specie possiede infatti delle ossa della mano coerentemente strutturate per permettere le operazioni di presa suddette.
Queste sono alcune delle conclusioni alle quali è giunta la ricerca “Human-like hand use in Australopithecus africanus“, di Matthew M. Skinner, Nicholas B. Stephens, Zewdi J. Tsegai, Alexandra C. Foote, N. Huynh Nguyen, Thomas Gross, Dieter H. Pahr, Jean-Jacques Hublin, Tracy L. Kivell, è stata pubblicata su Science.
Link: Science; University of Kent; Past Horizons; Archaeology News Network; WSI
Il teschio di “Mrs. Ples”, il primo esemplare adulto di Australopithecus africanus scoperto. Museo del Transvaal, Pretoria. Foto di , da Wikipedia, CC BY-SA 4.0, caricata da Archaeodontosaurus.