And Just Like That… è il titolo del sequel della nota e fortunata serie Sex and the City che comprende sei stagioni di successo e due film per il cinema. Con il flop di Sex and the City 2, nominata ai Razzie Awards, e con l’uscita di scena di Kim Catrall (l’interprete di Samantha Jones) nessuno si sarebbe aspettato un sequel per questo tipo di storyline. Eppure “and just like that” eccoci qua davanti ad un prodotto totalmente ibrido che sta dividendo i fan della serie originale e i (pochi) fan del sequel. In Italia, la serie viene trasmessa su SKY e NOW.

Courtesy of HBO Max

And Just Like That… trama

La serie si apre a pandemia terminata in una New York che tenta disperatamente di tornare ad una situazione di vita normale. Incontriamo subito Carrie (Sarah Jessica Parker) Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte (Kristin Davis) tre delle quattro protagoniste storiche della serie. L’assenza di Samantha (Kim Catrall) viene spiegata immediatamente: la Jones si sarebbe trasferita a Londra dopo una discussione lavorativa con Carrie. Di per sé non c’è una vera e propria trama da spiegare. Con Samantha fuori dai giochi gli showrunner hanno deciso di introdurre personaggi nuovi e sessualmente liberi nell’universo di Sex and the City.

And Just Like That
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Tre sono i nomi più importanti: Che (Sara Ramirez) un podcaster gender fluid e poliamorosa, Seema (Sarita Choudhury) e Lisa (Nicole Ari Parker). Queste tre donne rappresentano quel “personaggio secondario” che permette alle protagoniste di poter mandare avanti la propria storyline. Carrie, Miranda e Charlotte sono, ormai, cinquantenni e si vedono costrette a scontrarsi con problemi differenti rispetto a quelli tipici della loro persona trentenne. Ci sono problemi di salute, dilemmi con figli adolescenti e riflessioni su quanto raggiunto o su quanto si è perso.

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And Just Like That… le controversie

Come abbiamo spesso letto ci troviamo in un momento storico particolare, in cui il mondo dei media ha deciso di mettere in discussione tutti i prodotti creati dal 1895 ad oggi. Alla falce del politically correct non è sfuggito il franchisee di Sex and the City, definito da molti uno show omofobo, poco inclusivo e decisamente snob. Onestamente parlando, tutte le accuse mosse sono fondamentalmente vere. Tuttavia, bisogna ricordarsi che la serie è un simbolo degli anni ’90 e inizio 2000, anni in cui sessualità ed etnia non erano problematiche rivelanti. Per l’epoca Sex and the City fu un prodotto rivoluzionario che metteva per la prima volta in evidenza la sessualità femminile, l’indipendenza delle donne e l’amicizia. Le quattro protagoniste incarnano differenti aspetti inerenti alla femminilità e nessuna di loro ne prova mai vergogna, da Samantha (colei che rappresenta la libertà estrema) a Charlotte (la più conservatrice del gruppo).

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In Sex and the City si parla di sesso, ma non come si parla di sesso e sessualità oggi giorno. Alla fine dei giochi è sempre una questione di rappresentazione. Le serie fatte dal 2010 in poi hanno un approccio più “spudorato” ed inclusivo, nel senso che comprendono tutti gli orientamenti sessuali e di genere. Questo fenomeno, però, è stato possibile grazie alla grande discussione portata avanti da personalità influenti e dal progredire dei diritti civili. Per tale motivo riportare a galla Sex and the City e cercare di mascherarlo con argomenti contemporanei ha reso lo show ridicolo e, a tratti, totalmente retrogrado.

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And Just Like That… il mancato Sex

Molti spettatori hanno puntato il dito contro il sequel per svariati motivi, uno tra questi è la mancanza di sesso all’interno dei vari episodi. Il sesso diventa qualcosa di sporadico, monotono e che riguarda prevalentemente le generazioni più giovani. Con il venir meno di Samantha pare anche che l’interno ritmo dello show sia svanito con lei. Restiamo su Samantha e la gestione del suo personaggio. Sam non appare fisicamente ma virtualmente, tramite una serie di messaggi scambiati con Carrie. Grazie alle recenti dichiarazioni di Micheal Patrick King (il creatore e produttore) sappiamo per certo che Kim Catrall non tornerà. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché continuare a tenere Samantha così “in sospeso”? Diatribe interne a parte, i fattori che rendono questa serie a tratti ridicola sono molteplici. King pare aver creato le basi di questo sequel su tutte le accuse che furono fatte alla serie di origine. Abbiamo un gran numero di attori e attrici di differenti etnie (e qui direi finalmente, considerando che New York è una metropoli multiculturale) e ci sono differenti scene di riflessione sul concetto di razzismo.

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Partiamo proprio dal razzismo. A confrontarsi con esso è il personaggio di Miranda (croce e delizia di questa stagione) che decide di frequentare un corso alla Columbia tenuto da una docente di colore. Miranda, un tempo il personaggio più forte e politicamente aggiornato dello show, si ritrova a comportarsi come una bimba inesperta che sembra non aver mai visto una persona di colore. E la resa finale di tale scena è una scempio, ed una delle azioni più razziste mai viste. Restando sempre su Miranda non possiamo non parlare del suo mutamento in … Cynthia Nixon! Ebbene sì, la storyline di Miranda diventa magicamente quella della sua interprete con un plot twist queer. Una delle accuse fu proprio quella inerente alla poca e superficiale rappresentazione della comunità queer. Tuttavia, svolgendo un rapido rewatch, possiamo affermare che ciò non è del tutto vero. Tralasciando la presenza di Anthony e Stanford, Samantha (ah, quanto ci manchi) nella quarta stagione ha una relazione con una pittrice e lo dichiara con orgoglio. Semmai a peccare di omofobia è la cara Carrie che giudica l’amica e definisce la bisessualità una moda passeggera.

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Conclusioni

In conclusione ci domandiamo: And Just Like That… è un prodotto necessario? Assolutamente no! Lo show, oltre ad aver snaturato i suoi personaggi (non ho parlato di Carrie e Charlotte perché non saprei per certo che tipo di storyline analizzare) tenta disperatamente di gridare “Hey, guardate come sono moderno!” E lo fa con personaggi che sembrano tutti indossare una maschera. Non sappiamo bene cosa guardiamo. Gli amanti della storica serie storcono il naso perché, giustamente, non riescono più ad identificarsi in questi personaggi. Dall’altra parte i giovani e nuovi fan non hanno un vero e proprio interesse per questa serie così “costruita”, poiché bombardati da prodotti più freschi e ben strutturati. Come detto a inizio articolo, And Just Like That… è un ibrido mal riuscito. Un melting pot di nostalgia anni ’90, nuove ideologie mal inserite e buchi di trama.

And Just Like That
Courtesy of HBO Max

Articolo precedentemente uscito su XtraCult.

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