Dagli undici metri, il racconto sportivo di Dario Voltolini
Esce per Baldini+Castoldi il racconto di Dario Voltolini, “Dagli undici metri”, che, come dichiarano già il titolo e l’immagine di copertina, si concentra tutto su una delle passioni dell’autore: lo sport, in particolare il calcio.
Non è la prima volta che Voltolini affronta il tema della fede calcistica; già in “Invernale”, il grande successo arrivato secondo al Premio Strega 2024, edito da La nave di Teseo, in cui Dario racconta la malattia e la scomparsa del padre, lo scrittore aveva toccato l’argomento. La condivisione della passione per il calcio rappresenta uno dei momenti più caldi di “Invernale” e in questo nuovo racconto si riprendono le fila per approfondire un tema rimasto spesso taciuto: che cos’è il talento? Ha valore senza la perseveranza? Le doti naturali vincono sullo studio e la tenacia? E se la volontà dello sportivo fosse altra, se volesse perseguire un’altra strada, o un altro sport, che non sia quella più congeniale alla sua forma fisica?
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Queste e tante altre domande si impongono nella lettura di “Dagli undici metri”, che già dall’incipit fa rimanere il lettore senza fiato: cosa succederà al protagonista Cebola? Lo parerà, quel rigore decisivo, o no?
Cebola, appunto, è nato per correre: nella scuola elementare a indirizzo sportivo che frequenta, diretta dal Mister, non ha rivali nella corsa dei 100 metri. È il più veloce di tutti, ha una capacità di reazione fuori dagli schemi e quelle gambe, quei piedi veloci, macinano metri e metri di pista, di erba, di cemento. Perché Cebola corre sempre, ma quando il Mister nota le sue doti e lo interroga su come vuole proseguire la sua carriera atletica, lui risponde senza esitazioni: vuole fare il portiere.

La passione per il calcio è cosa nota, ma perché, con tutti i ruoli che ci sono, Cebola vuole scegliere proprio l’unico che deve star fermo tutta la partita, senza muoversi dalla porta?
In battute allegre e spensierate, ma che contengono dei profondi insegnamenti, impartiti con voce da bambino, Cebola spiega come la corsa sia anche qualcosa che appartiene alla sua mente: lui corre col pensiero, ancor prima che con le gambe, e “intuisce” – la definizione è proprio quella di un’intuizione – sempre dove andrà la palla. È il pallone che lo chiama, senza calcolare traiettorie con complicati schemi di fisica, per questo lui già si posiziona nella porta dove la sfera di cuoio andrà a colpire.
Sarà abbastanza per portarlo al successo? E se crescendo, l’intuizione dovesse sparire?
Come Voltolini sa fare, l’ironia è un grande strumento che il lettore trova nel racconto. Con frasi spigliate, ritmate, dialoghi botta e risposta e un linguaggio semplice, ma mai banale, Voltolini ci porta dentro la psicologia dello sport e della natura umana, in una delle domande che ci poniamo fin da piccoli: ho un talento anch’io?
Un rigore emotivo senza pari, una delle voci più interessanti del panorama italiano, Voltolini torna sulla scena con un libro che vi terrà incollati alle pagine, perché lui, da direttore, guida un’orchestra di sentimenti e parole di cui solo le grandi opere sono composte, in tutto il loro splendore.
