Si è svolta Mercoledì 23 Ottobre ad Ercolano la conferenza stampa di riapertura della Casa del Bicentenario, lussuosa domus posta al centro dell’antica città vesuviana e chiusa al pubblico da ben 36 anni, precisamente dal 1983. A determinarne l’inaccesibilità, gravi problematiche di ordine strutturale che hanno coinvolto l’edificio sin dalla sua scoperta, avvenuta grazie all’opera dell’archeologo Amedeo Maiuri nel 1938.
Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto, il Direttore Generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta, il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, il Direttore del Parco Archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, il Presidente dell’Istituto Packard Beni Culturali, Michele Barbieri, il Responsabile dell’Herculaneum Conservation Project, Jane Thompson, e il Responsabile restauro e conservazione  per il Getty Conservation Institute, Leslie Rainer. L’inaugurazione è stata inoltre arricchita dalla presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, on. Dario Franceschini.
Nel corso della cerimonia sono state illustrate le tappe fondamentali che hanno condotto alla riapertura dell’elegantissima domus, sottolineando a tal proposito come la stretta e proficua collaborazione pubblico-privato – soprattutto grazie agli sforzi compiuti dall’erede della dinastia della multinazionale dell’informatica Hewlett Packard (David W. Packard) a partire dal “lontano” 2006 – abbia costituito e costituisca tuttora una condizione imprescindibile per il rilancio della cultura e dei Beni Culturali nel nostro paese. In questa direzione, infatti, si sono spinti gli interventi del Presidente dell’Istituto Packard Beni Culturali, Michele Barbieri, del Responsabile dell’Herculaneum Conservation Project, Jane Thompson, e il Responsabile del Getty Conservation Institute, Leslie Rainer. Costoro hanno voluto focalizzare l’attenzione sull’importanza che il proficuo lavoro portato avanti – a partire dal 2010 e in sinergia tra le istituzioni scientifiche coinvolte nel progetto -ha rappresentato nella risoluzione, anche se non definitiva, delle problematiche connesse alla fruizione dell’edificio, a favore del quale sono state introdotte tecniche pilota di monitoraggio e conservazione delle superfici decorate, sia parietali che pavimentali.
Casa del Bicentenario
Interessante e meritevole di attenzione anche l’illustrazione del programma di “Close Up” attuato all’interno del Parco, che consiste nel dare la possibilità ai visitatori di poter assistere al dietro le quinte del lavoro svolto da archeologi e restauratori, impegnati nello scavo e nel restauro di diverse domus ercolanesi, tra le quali la Casa dell’Albergo e quella del Tramezzo di Legno, e allo stesso tempo nel coinvolgere gli stessi alla partecipazione attiva verso la prevenzione del degrado di questi ambienti.
Molto centrato sul corretto utilizzo dei fondi pubblici per ciò che concerne l’avanzamento dei lavori relativi al Grande Progetto Pompei, l’intervento del prof. Osanna, il quale ha ribadito altresì come l’autonomia da poco acquisita dal Parco Archeologico di Ercolano e le collaborazioni di quest’ultimo con le migliori istituzioni scientifiche internazionali abbiano rappresentato un deciso salto in avanti qualitativo, ancor più sostenuto ed incoraggiato dalla stessa Direzione del Parco Archeologico di Pompei, prima del passaggio del testimone avvenuto nel 2017.
Casa del Bicentenario
Casa del Bicentenario
Per il Direttore del Parco Archeologico di Ercolano, prof. Francesco Sirano, “il progetto del Bicentenario deve essere inteso attraverso un approccio bifronte, rivolto non solo alla cura ed alla conservazione del sito, ma anche alla riconnessione al territorio di riferimento”, ed è proprio sul solco delle sue parole che si è innestato l’annuncio fatto dal sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto, il quale ha rivelato il lancio della fase finale di un importante progetto strategico realizzato congiuntamente da enti pubblici e privati, il cosiddetto Progetto “Via mare”. Questo progetto non è rivolto alla conservazione, né allo studio archeologico, ma rappresenta un’iniziativa di largo respiro mirata all’integrazione tra parco e territorio circostante, tesa alla creazione di un nuovo ecosistema culturale dove passato e presente possano convivere, per contribuire a riqualificare l’identità della moderna Ercolano.
A suggello della importante mattinata ercolanese sono arrivate le dichiarazioni del ministro Franceschini, il quale nel sottolineare ancora una volta il prezioso risultato della riapertura dell’edificio caduto in abbandono alla fine del XX secolo attraverso la preziosa collaborazione tra l’ente pubblico ed il privato, che deve ormai segnare sempre di più la strada futura dei beni culturali nel nostro paese, ha anche assicurato che il clima positivo creatosi a seguito della riapertura sarà accompagnato attivamente dal Ministero di sua competenza, che sosterrà ancora di più gli sforzi per riportare al centro dell’attenzione internazionale un sito che – insieme a quello di Pompei – è unico al mondo per lo studio e la comprensione del mondo antico,  e che è proiettato a raggiungere traguardi sempre più lusinghieri in termini di presenze ( ad oggi si registrano infatti già 500.000 visitatori).
La Casa del Bicentenario, cosi chiamata in quanto scoperta a 200 anni esatti dai primi scavi condotti nel sito (1738), è una residenza patrizia sorta in età augustea nei pressi del centro politico e amministrativo di Ercolano, e si sviluppa su tre piani occupando un’area di circa 560 mq. L’edificio accoglie il canonico inquadramento architettonico della casa romana, impostato sull’asse ingresso, atrio, tablino e peristilio, determinatosi  a seguito di modifiche realizzate nel corso del tempo; l’ingresso, aperto sul Decumano massimo e decorato ad affresco con una scacchiera in rosso e bianco, immette direttamente nell’atrio, su cui si affacciano alcune camere da letto e stanze di servizio.
L’atrio è certamente l’ambiente più grande dell’intera dimora, decorato con un raffinato mosaico risalente all’età augustea e semplici pitture in IV stile, realizzate prima del sisma che colpì i centri vesuviani nel 62 d.C.; sul fondo, nella parte destra, è stato rinvenuto un eccezionale cancello di chiusura in legno diviso in due battenti scorrevoli, che fa supporre come lo spazio che esso era destinato a chiudere contenesse oggetti preziosi o venisse destinato al culto domestico.  
Al centro della parete di fondo dell’atrio si apre il sontuoso tablino della domus, caratterizzato da un pavimento a mosaico bianco bordato da fasce nere, con al centro lastre di marmo che compongono un complesso motivo geometrico; le pareti sono dipinte in IV stile a fondo giallo con quadri figurati nei pannelli centrali rappresentanti nella parete di destra Dedalo e Pasifae, a sinistra Marte e Venere e medaglioni con Satiri e Menadi in quelli laterali. Alle spalle del tablino si sviluppa il quartiere del peristilio dove furono realizzate sale di rappresentanza, alcuni locali di servizio e un giardino in cui lo scavo ha rivelato tracce di un roseto. La casa presenta anche due nuclei di ambienti disposti al piano superiore, il primo, prospiciente la strada, era accessibile attraverso due scale di legno, mentre il secondo, affacciato sul peristilio, era raggiungibile dalla scala posta al lato del tablino.
Casa del Bicentenario
Ercolano: attività di conservazione del Tablinum della Casa del Bicentenario
Lo scavo ha restituito una eccezionale serie di tavolette lignee (si parla di ben 150 pezzi) sulle quali erano incise preziose informazioni riguardanti attività economiche, finanziarie e documenti processuali del dominus, il padrone di casa, che coprono un periodo temporale compreso tra il 40 ed il 75 d.C e dovevano trovarsi in una cassa lignea nascosta in un ambiente al primo piano. Ma la  scoperta più ad effetto compiuta all’interno della casa, nell’ambiente ad ovest del primo piano è sicuramente quella costituita dalla cosiddetta “Croce di Ercolano”, vale a dire una croce incisa nella parete sopra stucco a fondo bianco, con al di sotto della stessa la presenza di una cassa o ara votiva lignea carbonizzata, che venne in un primo tempo considerata come la prima testimonianza di proliferazione del culto cristiano nel mondo domestico romano in pieno I sec. d.C.
Successivamente diversi elementi smentirono questa ipotesi, ricollegandola piuttosto ad un vero e proprio modello di arredo architettonico della casa, la cui croce doveva con buona probabilità costituire una mensola per il deposito di oggetti d’ornamento.
Photo credits per la riapertura della Casa del Bicentenario: Parco Archeologico di Ercolano

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