3 Agosto 2015
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Un nuovo studio che ha esaminato 37 lingue è giunto alla conclusione che tutte muovono verso una minimizzazione della lunghezza della dipendenza (“dependency length minimization” – DLM). E cioè si preferiscono, quando ciò è possibile, parole che siano più dipendenti da raggruppamenti locali.
Più semplicemente, si preferisce che le parole correlate tra loro siano vicine. In grammatica, la distanza tra parole correlate dovrebbe essere perciò minore. Si è notato anche come diversi tipi di linguaggi possono comportarsi diversamente: l’Italiano è altamente ottimizzato per frasi brevi, il Tedesco meno; Giapponese, Coreano e Turco invece presentano la parola capo alla fine (e meno minimizzazione), forse a causa delle declinazioni.

Lo studio “Large-scale evidence of dependency length minimization in 37 languages”, di Richard FutrellKyle Mahowald, e Edward Gibson, è stato pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Link: PNAS; Massachussets Institute of Technology; Science Daily.
Luca Della Robbia, Prisciano o La grammatica, 1437-1439. Pannello in marmo dal lato Nord, Torre Campanaria di Firenze, Museo dell’Opera del Duomo. Foto da WikipediaCC BY 2.5, caricata da e di Sailko.
 

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