Guido Guidi – Col tempo 1956 – 2024, mostra
Al MAXXI, 60 anni di carriera di Guidi, attraverso 400 fotografie, opere inedite e materiali d’archivio
a cura di Simona Antonacci, Pippo Ciorra, Antonello Frongia
in collaborazione con Archivio Guido Guidi
e con CCA – Centro Canadese per l’Architettura (Canadian Centre for Architecture), ICCD – Istituto Centrale per il
Catalogo e la Documentazione
Dal 13 dicembre 2024 a 20 aprile 2025
MAXXI, Via Guido Reni, 4a, 00196 Roma RM
Clicca qui per il commento a cura di Alessandro Turillo (13 dicembre 2024)
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commento a cura di Alessandro Turillo (13 dicembre 2024)
Cosa dice la realtà?
Una domanda così vaga lascia uno spazio troppo ampio e nebuloso per trovare la pace di una risposta univoca. Eppure, quella domanda è al contempo sempre una mano tesa a tutte le molteplici specializzazioni di cui il nostro mondo è ricco.
E la poesia? Cosa dice lei della realtà?
Anche qui solo a chiederlo sembra di cadere come Alice in una tana misteriosa e inafferrabile come quella del Bianconiglio.
Oggi e fino al 20 aprile però, al MAXXI di Roma qualche risposta potreste trovarla. La monumentale mostra “Guido Guidi. Col tempo 1956-2024”, mi pare sia in grado di accennare qualche ipotesi su queste ed altre domande esistenziali sempre aperte all’inaspettato.
Per chi non lo conoscesse, Guido Guidi è un immenso fotografo e poeta del reale, che da più di sessant’anni si cimenta ad ascoltare, con la macchina fotografica, tutti quei flebili segnali che detti in altro modo sono una grande parte “invisibile” della nostra vita.
Sentiamo spesso usare la definizione di “maestro”. Ecco che il significato profondo e mai esauribile di questo aggettivo diventa davvero palpabile a confronto con questa mostra che è solo una parte infinitesimale del suo lavoro, ma che dovremmo dire, con più delicatezza: del suo rapporto poetico con il mondo.
L’artista indiscutibilmente fondante per la fotografia italiana trova nell’allestimento di Simona Antonacci, Pippo Ciorra e Antonello Frongia una monumentale maturità. Si avverte l’impegno a mettere in contatto una parte di storia italiana con il pubblico che ne sarà incuriosito.
Il legame antico tra Guidi, il paesaggio e l’architettura trova poi nella conformazione del pianterreno del MAXXI un “territorio” appropriato e accogliente per lo svolgimento della mostra. L’effetto finale di questa relazione è un’ulteriore amplificazione reale e simbolica delle fotografie esposte.
Quello che si potrebbe notare come prima impressione sia questa: le immagini di Guidi paiono essere all’origine di un modo di guardare al mondo che è diventato classico nel nostro tempo. Soprattutto per chi non conosce il fotografo, l’effetto potrebbe essere la calda sensazione di qualcosa di già conosciuto.
Una poetica del paesaggio che negli ultimi vent’anni si è fatta comune e riconoscibile in una vasta gamma di immagini che sono ormai cultura popolare. Il modo in cui le foto di Guidi “sono guardate dalla realtà” (tra poco ci arriviamo) ha a che fare con molte foto d’arte del recente passato, che ormai sono ritrovabili nelle pubblicità d’autore, fino ad arrivare al modo in cui molti anche su Instagram cercano di mostrare il reale.
Un qualcosa di apparentemente semplice e luminoso che è diventato cifra stilistica di una parte del presente che affonda però le sue radici proprio nel lavoro di Guidi cominciato nel 1956.
Una “lingua del reale” nell’apparente disordine del quotidiano, nella provincia, nell’architettura in stato di abbandono, e nelle opere dei gradi maestri dell’architettura che Guidi prima ha studiato e successivamente fotografato.
Giovanissimo quindicenne comincia a creare immagini con un già percepibile progetto: scoprire strutture visibili negli eventi più semplici della realtà. Passa poi attraverso gli studi all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Approfondisce sempre nella stessa città il Disegno Industriale. Gli anni Sessanta stanno per finire e Guidi è già alle prese con sperimentazioni del mezzo fotografico. Nel ’72 conosce la fotografia di Walker Evans che lo introduce all’affermarsi sempre più preciso sull’edilizia ordinaria, in particolar modo sul tema della facciata, insistendo sul suo carattere antropomorfo.
La mostra attraversa con attenzione e leggerezza l’opera di Guidi lungo il tempo: lo segue nel suo lavoro commissionato dallo Stato sulla documentazione dell’architettura e del territorio, per arrivare ad una delle tante scoperte del reale che l’artista ha fatto: la Tomba Brion di Carlo Scarpa.
Qui durante le sue sessioni fotografiche scopre configurazioni di materie e luce sino a quel momento mai rilevate dagli studiosi. Guidi tornerà più volte alla Tomba Brion per scavare a fondo in quel pensiero di Scarpa fattosi forma e struttura.
Dicevo, seguendo la poetica di Guidi, che le sue foto sono “guardate dalla realtà”. Questo rovesciamento prospettico è una delle chiavi di accesso alle sue fotografie. Lui stesso sente lo sguardo della realtà verso l’obbiettivo quando scatta, ed è proprio questo forse uno dei suoi segreti più grandi: sentire che la realtà è viva e ci osserva. Attraverso un delicato rapporto di equilibri tra materiale e poetico, l’artista trova il momento di mostraci questo sguardo.
Entrando nel suo mondo sentiamo quella capacità quasi magica di stare con i suoi soggetti un po’ tutti umani, e sicuramente sempre pieni di luce o parzialmente affondati nelle tenebre dell’esistere.
Nel riportare la presenza di un evento sarebbe bene mantenere un pacato distacco da quanto si scrive, ma credo che sia anche giusto ricordare che certe occasioni hanno il sapore dell’irripetibilità.
All’interno del MAXXI, fino ad aprile, dormirà un essere quasi vivente. Un’Italia con geografie e territori che Guidi ha rubato per noi. Sulla pellicola, frammenti di una nazione il cui respiro vitale non è fatto solo di passato, ma di un presente in cerca di riconoscimento.
Gallery con foto di Alessandro Turillo
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Guido Guidi. Col tempo, 1956-2024 è il titolo della monografica dedicata a uno dei più grandi protagonisti della fotografia italiana, appartenente a una generazione di autori che hanno ridefinito il nostro rapporto con il paesaggio contemporaneo: Guido Guidi (Cesena, 1941).
Aperta al pubblico dal 13 dicembre 2024 nella galleria 1 del MAXXI e realizzata in collaborazione con l’Archivio Guido Guidi, la mostra, la più estesa mai realizzata, è il frutto di un intenso lavoro di ricerca condotto a fianco del fotografo nel suo studio e archivio a Ronta di Cesena. Il percorso dell’esposizione procede su due piani intrecciati: quello verticale delle stampe fotografiche, con oltre 400 opere e numerosi inediti, per un totale di 40 sequenze costruite dall’autore, e quello orizzontale delle teche, che ci porta a contatto con i densissimi materiali d’archivio. Ordinata cronologicamente, la mostra ripercorre le principali serie dell’autore: dagli esordi e le sperimentazioni degli anni Sessanta e Settanta, alle ricerche personali e alle committenze sul paesaggio degli anni Ottanta e Novanta, fino ai progetti più recenti degli anni 2000.
La sua riflessione erudita intorno al linguaggio dell’immagine ha dato vita a una poetica della visione tra le più incisive della cultura fotografica contemporanea. Attraverso la fotografia, Guidi concettualizza il cuore delle questioni che riguardano il sistema della rappresentazione visiva: ogni immagine cela una riflessione sull’atto del vedere, sul mezzo utilizzato per registrarlo e sullo scorrere del tempo, indipendentemente se il suo sguardo si posi su un frammento di paesaggio familiare e quotidiano, sull’architettura dei grandi maestri o se il suo messaggio visivo debba passare per le sue fotografie e per l’attività di docente in cui è impegnato fin dagli anni Ottanta, fino ad essere considerato un “maestro” da più generazioni di autori.
La mostra, realizzata in collaborazione con importanti istituzioni italiane e internazionali che hanno sostenuto il lavoro di Guidi nel corso del tempo, come l’ICCD e il CCA, intende affrontare la ricerca di Guidi da un punto d’osservazione inedito, quello del suo archivio: casa, studio d’artista, luogo di lavoro, di vita e di incontro per giovani autori. Un ulteriore contributo alla mostra è rappresentato dal progetto video a più canali realizzato dal regista Alessandro Toscano, che mette in dialogo la genesi della mostra con un’interpretazione visiva della ricerca e della metodologia di Guidi.
In occasione della mostra il MAXXI acquisisce un nucleo importante di opere dell’autore provenienti dalle serie Di Sguincio, Facciata, Dintorni, Raccolta Indifferenziata e In Archivio, che si aggiungono ai tre nuclei già presenti nelle Collezioni di Fotografia del MAXXI Architettura e design contemporaneo, di cui fa parte anche la serie dedicata alla Tomba Brion di Carlo Scarpa.
Il 20 dicembre 2024, anche il Comune di Cesena sceglie di omaggiare il fotografo inaugurando la mostra Guido Guidi. Sul campo: una selezione di 100 fotografie realizzate negli anni ’80 nel territorio cesenate e romagnolo, destinate a entrare nella collezione della Biblioteca Malatestiana a compimento di un progetto-pilota di catalogazione dell’Archivio Guidi realizzato dal Comune di Cesena e dalla Regione Emilia Romagna.
Testo e immagini dagli Uffici Stampa MAXXI, HF4