16 Marzo 2016
Recuperata la campana d’ottone dell’I-400, sommergibile della Marina Imperiale Giapponese, durante un’immersione del Laboratorio di Ricerca Sottomarina delle Hawai’i (Hawai’i Undersea Research Laboratory – HURL), effettuata la scorsa settimana.
Con una lunghezza di 122 m, era più lungo di un campo da football: l’I-400 era un sottomarino della classe Sen-Toku (anche classe I-400) – il più grande sottomarino mai costruito fino all’introduzione dei sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare negli anni sessanta.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la Marina degli Stati Uniti catturò cinque sottomarini giapponesi, compreso l’I-400, e li condusse a Pearl Harbor per un’ispezione. Quando l’Unione Sovietica chiese di poter accedere ai sottomarini nel 1946, sulla base dei termini del trattato che pose fine alla guerra, la Marina statunitense affondò i sottomarini al largo della costa di O’ahu. L’atto fu compiuto allo scopo di tenere quella tecnologia avanzata lontana dalle mani sovietiche nelle fasi di apertura della Guerra Fredda. L’HURL è riuscito a localizzare quattro di questi cinque sottomarini perduti e ha ora recuperato un pezzo di quella storia.
L’I-400 è sotto la protezione del Sunken Military Craft Act e gestito dal Dipartimento della Marina statunitense. “Queste proprietà nelle isole hawaiane ricordano gli eventi e le innovazioni della Seconda Guerra Mondiale, un periodo che ha grandemente riguardato sia il Giappone che gli Stati Uniti, e ha rimodellato la Regione del Pacifico” – così il dott. Hans Van Tilburg, coordinatore del patrimonio marittimo per il NOAA nella regione delle Isole del Pacifico. “I siti dei relitti come l’I-400 ci ricordano di un’epoca differente, e sono segno del nostro progresso dall’ostilità alla riconciliazione.”
Link: EurekAlert! via University of Hawaii at Manoa