Ieri al via il Festival del documentario archeologico di Licodia Eubea
Si apre l’ottava edizione della Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica. Presentati i primi film in concorso e inaugurata la mostra fotografica di Lucio Rosa
Si è avviata nel pomeriggio di giovedì 18 ottobre l’VIII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica che si tiene ogni anno presso l’antica chiesa di San Benedetto e Santa Chiara di Licodia Eubea. Subito dopo i saluti istituzionali, da parte del Presidente della locale sede Archeoclub Giacomo Caruso, dei direttori artistici del Festival Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, del sindaco Giovanni Verga, della soprintendente ai BB. CC. AA. di Catania Rosalba Panvini e della dirigente della sezione archeologica della Soprintendenza di Catania Laura Maniscalco, è stata inaugurata con le prime proiezioni.
Ad aprire l’evento, il film di Bernardin Modrić, “Nome Branko, cognome Fučić”, storia poetica e contemplativa di uno dei maggiori ricercatori croati di iscrizioni e affreschi glagolitici, che ha segnato la storia dell’arte dell’Europa sud-orientale.
A seguire è stata proiettata l’opera di Raffaele Gentiluomo, dal titolo “L’antico teatro di Herculaneum”. Il monumento, costruito in età augustea, rappresenta una delle testimonianze dell’antica Ercolano, prima della tremenda eruzione del Vesuvio che la distrusse nel 79 d. C. A rappresentare il film in sala Ciro Cacciola, direttore della Fondazione Cives che ha prodotto il film in collaborazione con il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano.
Terzo film in programma, “Mesopotamia. Una civiltà dimenticata”, di Yann Coquart e Luis Miranda, che racconta della Mesopotamia settentrionale, oggi Kurdistan iracheno, terra difficile ma ricca di numerose e importanti testimonianze archeologiche.
Ultimo film presentato per la sezione “Cinema e Archeologia” è stato “Il mito del labirinto”, firmato da Mikael Lefrançois e Agnès Molia: racconta della civiltà minoica che, tra il 1400 e il 1300 a. C., è stata capace di mostrare una complessa capacità artistica ed architettonica, da sempre fonte di fascino per archeologi e non solo.
L’opera, ispirata dagli articoli del giornalista e saggista Francesco Jovine, rappresenta un’indagine nella realtà contemporanea e sul legame che lega, ancora oggi, l’uomo alla terra; una favola sospesa tra presente e passato, con protagonisti molto differenti tra loro.
Testo e immagini da Ufficio Stampa Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea