L’archeologia subacquea guarda a uno dei resti atomici della Guerra Fredda

Documenti recentemente desecretati sulla USS Independence gratuitamente disponibili online sul Journal of Maritime Archaeology

Heidelberg | New York, 28 Aprile 2016 (testo inglese cortesemente fornito da Springer, e qui tradotto)

Marinai che guardano l'esplosione dell'“Able Test” a miglia di distanza, dal ponte della nave di supporto USS Fall River, 1 Luglio 1946 ©Naval History and Heritage Command
Marinai che guardano l’esplosione dell’“Able Test” a miglia di distanza in mare, dal ponte della nave di supporto USS Fall River, 1 Luglio 1946 ©Naval History and Heritage Command

Il numero di Aprile del periodico di Springer, il Journal of Maritime Archaeology (JMA) si è concentrato su un singolo relitto, come una lente attraverso la quale l’archeologia marittima valuta l’avvento dell’Era Atomica e della Guerra Fredda. Il relitto è una portaerei, veterana della Seconda Guerra Mondiale, la USS Independence, che fu una delle quasi cento navi ad essere utilizzate come bersaglio nei primi test per la bomba atomica presso l’Atollo di Bikini, nell’estate del 1946. Oltre a tre studi originali e due commentari, il numero¹ comprende ora pure i file desecretati² sulla storia post-Bikini della USS Independence, dagli Archivi Nazionali, pubblicati per la prima volta. I file sono online, gratuitamente disponibili al pubblico, fino al 15 Giugno 2016.
I test di Bikini, immediatamente all’indomani della fine atomica della Seconda Guerra Mondiale in Giappone, segnarono una nuova era nella storia mondiale. Questa era fu cupamente sintetizzata in un rapporto allora secretato sui test di Bikini che suggeriva che, con la venuta della “Bomba”, sarebbe stato possibile spopolare la terra, lasciando solo “resti vestigiali delle opere dell’uomo.” Anche se quel fato è ancora di là da venire (e si spera non venga mai), quello che si presenta in questo numero è uno dei residui dell’alba dell’era nucleare.
Il relitto della USS Independence giace a circa 30 miglia di distanza dalla costa della California centrale. Qui è dove la Marina statunitense l’ha affondata, per farla arrivare oltre la portata potenziale dello spionaggio sovietico, al termine della sua utilità come piattaforma per i test nucleari, nel 1951. L’Ufficio di Esplorazione degli Oceani e quello dei Santuari Marittimi Nazionali del NOAA (US National Oceanic & Atmospheric Administration) hanno operato insieme alla Boeing nel 2015, per localizzare il relitto. Lo scopo era quello di  conoscerne di più, con un test di profondità che ha unito il sonar ad alta risoluzione e un veicolo robotico che nuotava liberamente sott’acqua, l'”Echo Ranger.”
“Il Journal of Maritime Archaeology è onorato di poter essere presente per il caso di studio della USS Independence,” afferma la co-caporedattrice, Annalies Corbin. “I conseguimenti del NOAA nel contestualizzare il lavoro davanti agli archeologi marittimi da tutto il mondo, mentre si relaziona all’archeologia successiva alla Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda, è di importanza critica nel far partire dibattiti significativi e per i programmi iniziali di gestione del patrimonio culturale subacqueo per vascelli come la USS Independence.”
“L’archeologia storica e, per estensione, marittima del recente passato può e dovrebbe includere il fondere le prove documentarie e i resti fisici,” nota James Delgado, Direttore del Patrimonio Culturale Marittimo per l’Ufficio dei Santuari Nazionali Marini del NOOA, e scienziato alla guida della missione dell’Independence. Per questo numero del Journal of Maritime Archaeology, Delgado è stato tra gli autori del rapporto “Initial Archaeological Survey of the ex-USS Independence (CVL-22)” e ha pure preparato un saggio bibliografico sul soggetto e un articolo che sintetizza il fato del bersaglio a Bikini non affondato lì.
Il numero è stato revisionato da Annalies Corbin, che ha sollecitato saggi contestuali sul significato del progetto e sul tema dell’archeologia della Guerra Fredda, da Todd Hansen, Direttore Storico e Archeologico per il Laboratorio Nazionale di Los Alamos, e Robert E. Neyland, Direttore del ramo di Archeologia Subacquea della US Navy.
 
Riferimenti:
1.           Journal of Maritime Archaeology, Volume 11, Numero 1, Aprile 2016: Sezione speciale: “Maritime Archaeology of the Cold War: Ex-USS Independence as a Case Study”
http://link.springer.com/journal/11457/11/1/page/1
2.           Journal of Maritime Archaeology (2016). Post-Crossroads History of the Ex-USS Independence: Recently Declassified Documents and Images. DOI 10.1007/s11457-016-9158-3
 
Dall’Appendice: Si può dire che l’archeologia della Guerra Fredda comprenda lo ‘‘scavare’’ attraverso documenti a lungo sigillati e e secretati. Negli Archivi Nazionali a San Bruno, California, i documenti dal vecchio Cantiere Navale di Hunters Point contengono una serie di documenti, ora desecretati, che parlano alla storia del post-Crossroads della USS Independence. A datare dall’arrivo della USS Independence a San Francisco, nel Maggio 1947, i documenti discutono importanti problemi come il mantenimento di alcuni dei vascelli bersaglio, come l’Independence, e il loro uso nei test successivi, i livelli di radiazione, e le decisioni di rimuovere i macchinari, e di stivare i materiali radioattivi nella nave, sparando le caldaie della nave per consumare l’olio combustibile contaminato lasciato a bordo, e finalmente gli ordini di disporre della stessa, affondandola. Mescolati a questi sono documenti più banali, che parlano della rimozione di piccole apparecchiature, dell’installazione di una porta stagna per fornire accesso alla banchina, dello spostamento delle cuccette, delle istruzioni per l’immissione in bacino di carenaggio, e precauzioni di sicurezza. Insieme, forniscono uno sguardo dettagliato sull’inizio dell’Era Atomica. Forniscono pure un senso di ciò che uno studio archeologico più dettagliato del relitto potrà rivelare. I documenti desecretati e le immagini sono qui riprodotte nel loro formato originale. Non sono state tagliate o alterate in alcun modo. Abbiamo scelto di mantenere le sfumature e l’integrità della fonte primaria poiché questa è la prima volta che alcuni di questi materiali si sono visti al di fuori dell’archivio nel quale è curato. I file sono gratuitamente disponibili online all’indirizzo:
http://link.springer.com/article/10.1007/s11457-016-9158-3

Ulteriori Informazioni

Sul Journal of Maritime Archaeology
www.springer.com/journal/11457

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Springer non è responsabile dell’accuratezza della traduzione.
 

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