Il viaggiatore incantato, di Nikolaj Semënovič Leskov: «un mondo dove van tutti in paradiso»
Ad un certo punto della vita di ognuno, capita qualcosa di importante, di fondamentale. E se, per una qualunque ragione o intoppo, quell’evento lì non si fosse mai verificato, tutto quello che è accaduto di lì in poi non sarebbe mai successo. E, considerando come grande ambito quello della letteratura e degli scrittori, si potrebbero fare tantissimi esempi per dimostrare questa tesi.
Se Fëdor Dostoevskij non fosse stato condannato a morte e poi graziato, probabilmente non avremmo mai avuto Delitto e Castigo, perché lo scrittore non avrebbe mai vissuto i lavori forzati e conosciuto gli “umiliati e offesi”, gli ultimi e i carcerati, che hanno rappresentato il centro della sua produzione successiva. Non avrebbe mai riflettuto su cosa spinga una persona ad uccidere un suo simile o, addirittura, suo padre. Non avrebbe riscoperto l’essenza di quegli esseri umani, confinati ai margini.
E lo stesso discorso si potrebbe fare per Heinrich von Kleist. Perché, se non avesse lasciato il suo impiego da funzionario, non avrebbe mai avuto il tempo e la concentrazione per scrivere la sua Pentesilea. Molti studiosi si chiedono se addirittura William Shakespeare sarebbe mai stato così importante ai suoi tempi, se fosse vissuto più a lungo Christopher Marlowe, mettendogli qualche bastone tra le ruote. Chissà.
Si potrebbe fare un discorso simile anche per Nikolaj Semënovič Leskov, scrittore e giornalista russo, noto per i racconti dal sapore quasi favolistico, tanto che Walter Benjamin ha scritto, in suo noto saggio, che
«vi sono pochi narratori che abbiano mostrato, come Leskov, un’affinità così profonda con lo spirito della favola» (W. Benjamin, Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nikolaj Leskov, Torino, Einaudi, 2011, p.19).
Se per una quale ragione, questo scrittore così diverso dai suoi contemporanei non avesse lasciato il suo impiego statale presso l’ufficio imposte di Kiev, sicuramente noi lettori non avremmo oggi tra le mani Il viaggiatore incantato. Perché questo lungo racconto è interamente ispirato alle sue avventure di commesso viaggiatore per la ditta inglese di Alexander Scott, lavoro che iniziò nel 1857 e che si rivelò prezioso per tante ragioni.
Innanzitutto, perché permise a Leskov di girare la Russa in lungo e in largo e di avere a che fare con persone diversissime tra loro: dal proprietario terriero al pellegrino, dalla nobile decaduta alla prostituta. E tutto quello che vede nei suoi viaggi, Leskov lo annota e diviene argomento principale dei tanti articoli di economia e costume che scriverà. Quindi, lavora di continuo, viaggia molto, vede il mondo nella sua interezza e presto, da scrittore in erba, ne ricava materiale per la vita.
Scriverà Il pecorone, Senza via d’uscita, Ai ferri corti e, dopo una lunga serie di racconti, che indagano l’uomo, la religione, la miscredenza, il rapporto tra città e campagna. Scrive L’angelo suggellato e, finalmente, nel 1873, Il viaggiatore incantato, che oggi possiamo leggere nella traduzione di Verdiana Neglia, con prefazione di Paolo Nori, per la casa editrice di Neri Pozza.
La storia si inserisce in una certa cornice. Siamo su un battello, che attraversa il Lago Lagoda, il lago d’acqua dolce più grande l’Europa, e tra i viaggiatori c’è un certo Ivan Sever’janyč Fljagin,
«un uomo di enorme statura, con un viso olivastro e aperto e una folta capigliatura ondulata, dai riflessi così singolari da far sembrare la sua brizzolatura color rame» (p.13).
Indossa un abito monacale e attira sin da subito l’attenzione degli altri passeggeri per la sua «bonaria semplicità» (p.13) e perché notano dai suoi modi che «era un uomo che aveva visto molto, uno, come si suole dire, “navigato”» (pp.13-14), cui sarà chiesto di raccontare la sua storia. Una storia che parla di destino e dei futili e vani tentativi del protagonista di sfuggirvi.
Un destino che – come vuol una certa tradizione religiosa, cui è molto legato lo scrittore – è già scritto per ciascuno di noi e che, quindi, prima o poi, si rivela. Fljagin, che è un mix armonico tra Odisseo e Don Chisciotte, nel suo tentativo di sfuggire a quello che la sorte gli ha riservato sin dalla nascita, si imbatte in una serie di avventure. Viaggia e quello che vede gli permette di abbracciare con più consapevolezza ciò che è destinato ad essere. Il destino non è, come per Edipo, una trappola, un incubo cui è impossibile sottrarsi. Ma è piuttosto un felice epilogo. Il compimento e il coronamento di una vita altrettanto ricca.
In più, un elemento imprescindibile nei racconti di Leskov è la favola, che si lega intimamente alla religione ortodossa. Visto che questo scrittore russo credeva fermamente nei valori del Cristianesimo, vedeva il mondo in un modo incantato, come se tutto fosse parte di un progetto più grande, di una forza benevola che avvolgeva, ammantava, tutte le cose intorno a lui. Tutto il mondo pareva, quindi, essere venuto fuori da un incantesimo. Da una favola.
Lo stesso male perde vigore nelle storie di Leskov, molto più interessato – come nota lo stesso Paolo Nori nella prefazione de Il viaggiatore incantato – a parlare dei “buoni” piuttosto che dei “cattivi”, al punto che «nei suoi racconti, immagina un mondo dove van tutti in paradiso» (p.7). Un paradiso che è a tutti gli effetti molto simile alla vita di tutti i giorni, in cui ogni persona vive allegra e non si dispiace troppo per le sue sventure. Anzi, un po’ come voleva Balzac, i protagonisti dei racconto di Leskov ricercano sempre una morale, un insegnamento in quello che succede loro o, semplicemente, un motivo di racconto.
Fortunatamente, ne Il viaggiatore incantato il protagonista (come spesso accade in Leskov) è anche un buon narratore della sua storia. Al punto che, sin dall’inizio, i suoi interlocutori non fanno altro che riempirlo di domande, per poi restare a guardarlo, rapiti, anche al termine della storia, consapevoli che quell’anima semplice avesse rivelato loro qualcosa di davvero importante. Qualcosa da custodire gelosamente, come spesso accade con le belle storie, che si rivelano quasi sempre per dei lettori dei viaggi incantati.
Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.