9 Marzo 2016
I nostri parenti più prossimi, gli scimpanzé, impiegano quasi la metà della loro giornata a masticare il cibo. Una quantità di tempo ben più elevata di quella utilizzata dai moderni umani.
Secondo un nuovo studio, pubblicato su Nature, questo divario si sarebbe venuto a creare a partire tra 2 e i 3 milioni di anni fa. A fare la differenza sarebbe stata l’aggiunta di carne alla dieta, contestualmente all’utilizzo di strumenti litici per trattare il cibo.
In questo modo, non solo gli umani impiegavano meno tempo a masticare, ma ricavavano persino più energie. Si determinarono inoltre dei cambiamenti evolutivi – con specie come l’Homo erectus – che ci portano ad avere oggi denti più piccoli, volti più piccoli e intestini più piccoli. Lo studio ha pure preso in considerazione le caratteristiche del cibo trattato con tecnologie del Paleolitico Inferiore.
Il trattamento del cibo riduce drasticamente lo sforzo della masticazione, oltre a renderla molto più efficace. Affettare la carne, cucinarla e pestare i vegetali, sono tutte operazioni che rendono di molto inferiore lo sforzo muscolare richiesto. Il masticare è caratteristico dei mammiferi: i rettili, come altri animali, si limitano ad ingoiare il cibo. Questo permette di ricavare molte più energie dal cibo.
Lo studio “Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans”, di Katherine D. Zink & Daniel E. Lieberman, è stato pubblicato su Nature.
Link: Nature; EurekAlert! via Harvard University
Cranio di Homo erectus, dal Museo di Storia Naturale dell’Università del Michigan, Ann Arbor. Foto di ), da Wikipedia, CC BY-SA 2.0.
Scimpanzé comune dallo Zoo di Lipsia, foto di da Wikipedia, CC BY 2.5, caricata da Tole de.