Una cinquina insolita, quest’anno, quella del premio Campiello: ben due su cinque – Francesco Guccini, il cantautore dall’assai arzigogolata penna quando si destreggia con la narrativa, e Patrizia Cavalli, poetessa di raffinatezza squisita – non sono nemmeno principalmente noti come romanzieri e il lavoro finalista di Cavalli, del resto, non è proprio esattamente un romanzo.

Degli altri tre, romanzi più canonici e d’altronde scritti da più canonici romanzieri, L’incanto del pesce luna, di Ade Zeno, edito da Bollati Boringhieri, spicca per originalità e forza narrativa.
Si tratta di un romanzo piuttosto breve, ma denso di eventi. Eventi dal sapore amaro e grottesco, che ci portano a tratti ad odiare il protagonista, Gonzalo, e ad entrare in empatia con lui (se non proprio, a volta, a compatirlo) altrettanto spesso. La storia è, come si diceva, quanto mai grottesca, nel senso più letterale del termine, quello di inaspettato e spaventato disgusto, che tuttavia produce un effetto di comico interesse.

Di seguito, la recensione procede con accenni alla trama del romanzo.


Gonzalo è un cinquantenne separato, con una figlia, Ines, ventiquattrenne, che da sedici anni è in coma, tenuta in cura presso un costosissimo ospedale privato. Una figlia amatissima, i cui soli otto anni di vita cosciente sono per il protagonista una preziosa miniera di emozioni e di ricordi, in particolare quelli legati alle storie della buonanotte inventate da Gonzalo (un uomo di lettere), tra cui la preferita di Ines è quella del pesce luna (una storia di speranza), donde il titolo del romanzo.

Durante i lunghi anni del coma, Ines resta la principale ragione di vita di Gonzalo, che va a trovarla ogni giorno (tranne i week-end, riservati a sua moglie Gloria). Per pagare le cure di sua figlia, Gonzalo ha scelto di lasciare il suo vecchio – già inquietante lavoro – di organizzatore di cerimonie funerarie laiche per una società di cremazione, e di accettarne uno nuovo e ben più raccapricciante (ciò che dà, appunto, la cifra grottesca al romanzo), cioè quello di procacciare vittime sacrificali umane per Marisol, un’anziana donna che, dopo aver fatto mattanza di questi esseri umani (non sempre solo adulti) dal volto coperto con bizzarri copricapi ritraenti animali, se ne ciberà.

La possibilità di un risveglio di Ines porterà al crollo dell’intelaiatura entro cui la vita di Gonzalo si era stabilita in tutti gli anni della malattia e del grottesco lavoro, riportando a galla in lui pulsioni non soltanto etiche e morali, ma anche legate alla sua psiche, ai luoghi neri della sua anima, quelli grazie ai quali è riuscito a lavorare per il mostro Marisol (e ancor prima, per la macabra industria della cremazione) per così lungo tempo.

Il romanzo, dalla lingua limpida a articolata, riesce ad essere allo stesso tempo avvincente e foriero di riflessioni profonde. La struttura narrativa sfrutta l’alternarsi di più piani temporali per tenere incatenato il lettore alla trama, un espediente che, unito alla bizzarria della storia, non può che rendere la lettura coinvolgente e, nonostante i contenuti non facili da digerire, anche rapida.

Le riflessioni che scaturiscono da questa lettura sono molteplici e vanno in più direzioni. Alcune toccano questioni più sentimentalmente umane: cos’è l’amore di un padre, su cosa si regge una famiglia, ma anche gli ovvi dubbi di natura morale che inevitabilmente si pone Gonzalo – e il lettore con lui.

Ad esse, si affiancano domande più complesse e non sempre accompagnate da una risposta. Innanzi tutto, qual è la soglia del compromesso, se questo può lenire un dolore o procurare temporanee soluzioni ad una situazione disperata? Ma, anche, perché un uomo come Gonzalo, con un dottorato in letteratura, finisce sempre invischiato in occupazioni macabre e grottesche, che hanno, in un modo o nell’altro, a che vedere con la morte? C’è speranza per chi si è ormai addentrato negli anfratti più bui dell’umanità e della disumanità? C’è qualcosa di più profondo e meno circostanziale nelle scelte di vita di questo nostro protagonista?

I pochi ma intensi dialoghi con la signorina Marisol sembrano voler svelare un punto di vista meno rassicurante: Gonzalo potrebbe essere l’altra faccia di Marisol, un altro mostro (uno dei tanti) assetato di sangue umano. Il finale non sembra fornirci risposte e pertanto ci lascia liberi di scegliere per Gonzalo e per la sua Ines un destino modellato sul nostro personale sentire.

In definitiva, credo non si possa che apprezzare una fatica letteraria così ben riuscita, complessa e originale, come quella dell’incanto del pesce luna, nella felice constatazione che i giudici del Premio Campiello, in questo 2020, hanno operato (almeno in questo caso) una scelta raffinata, interessante e originale.

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La copertina del romanzo L’incanto del pesce luna di Ade Zeno, pubblicato da Bollati Boringhieri (2020) nella collana Varianti

L’incanto del pesce luna di Ade Zeno è tra i 5 finalisti selezionati dalla Giuria dei Letterati per la 58^ edizione del Premio Campiello Letteratura.

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