John Wick 4 : repetita iuvant, anche per gli action movie

C’era una volta il cinema action americano e grazie a John Wick esso è rinato.

Con “una volta” non si intende il cinema muscolare anni ’80, ma piuttosto un tipo di cinema che, sia che volesse raccontare una buona storia che concentrarsi sull’azione “pura”, riusciva a coniugare un comparto tecnico ed artistico di spessore con delle sane botte bellissime da vedere. I nomi son quelli: Walter Hill, John Woo (riferendoci al suo periodo americano), Michael Mann, William Friedkin, Sam Peckinpah etc. Questo tipo di cinema è poi evoluto verso altri lidi e sottogeneri, come gli onnipresenti film sui supereroi, validi o meno che siano.

Ma nel frattempo, in Oriente, questo genere ha sempre regalato prodotti di grande qualità, pur senza smettere di rinnovarsi. Dopo il 2006, in Indonesia, un regista gallese è finito lì per un documentario sull’arte marziale autoctona “Silat”. Nel 2011 avrebbe girato il film The Raid, rinnovando l’intero genere action grazie al suo approccio alla regia delle scene d’azione ed in parte anche al contenuto delle stesse. Detto così suona molto come il “mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo”, ma per fortuna non ha venduto due copie, anzi è riuscito a riscuotere un successo crescente con gli anni. Ma questo non è che l’ultimo tassello nella storia di un genere che è Oriente. Il cinema d’azione ha sempre vissuto e vive ad Hong Kong, in Cina, in Giappone. Quello che il nostro lato del mare può fare è al massimo prendere spunto, imparare, personalizzare la narrazione e condire di effetti speciali (ca va sans dire, le arti marziali spettacolari di Matrix sono una elaborazione di quel che si vedeva nel cinema Wuxia cinese, con influenze di John Woo nel mezzo).

Dall’impasto di influenze anni ’60 e ’70 provenienti da mezzo mondo nasce appunto il primo John Wick nel 2014. Il suo punto di forza è riuscire a creare un mondo narrativo affascinante, avere un Keanu Reeves efficacissimo e delle coreografie d’azione studiate, adrenaliniche e girate con grande mano. In più non si impegna più di tanto nel cercare una trama articolata o complessa, focalizzando l’attenzione dello spettatore ancora di più sull’azione. Azione che comunque non nasconde per nulla le sue influenze orientali, ma anzi le esalta e personalizza in una narrazione da film pienamente americano.

Il suo sequel segue quella stessa strada, alzando appena il tiro e vedendo un Chad Stahelski migliorato alla regia, ma è con il terzo che avviene la magia. Gli scontri sono sempre più delle danze di morte, la camera compie sempre meno stacchi e sempre più movimenti, quando imponenti quando impercettibili. Sono evidenti le influenze proprio del suddetto The Raid, ancora una volta imbrigliate e rielaborate in uno stile visivo che nel complesso risulta distintivo. Tra una pellicola e l’altra John Wick ha fatto smuovere anche qualcosa nell’industria, tant’è che risulta innegabile come Atomica Bionda del 2017 ne tragga ispirazione, pur avendo come soggetto di partenza un graphic novel del 2012.

Ed ecco come si arriva nel 2023 alla visione di John Wick 4. Le premesse per un prodotto di livello c’erano tutte, nonostante potesse preoccupare la corposa durata e fosse giustificato il timore di assistere ad un “more of the same”, un’iterazione che non avrebbe aggiunto nulla che non fosse stato già detto. Per fortuna questo non accade.

Il quarto capitolo di questa splendida saga prende tutte le caratteristiche che l’hanno contraddistinta e le eleva all’ennesima potenza. L’impatto visivo è maestoso e si muove sinuoso tra Osaka, New York ed altri luoghi che non nominerò per amor di spoiler. Ogni luogo ha un’impronta precisa, formata da musica, fotografia e leggere variazioni nei modi combattere. Stili di combattimento incarnati peraltro da personaggi di natura e provenienza molto diversa. A John, ormai ben oltre i limiti dell’umano, si affiancano dei comprimari incredibili, da “Nessuno” (Shamier Anderson) all’incredibile Caine di Donnie Yen. La star cinese ha una presenza scenica tale da rivaleggiare con quella di Keanu Reeves ed eleva ancora di più ogni scena d’azione in cui appare.

Si potrebbero perdere ore o pagine a parlare di singole scene nel dettaglio, dissezionandole, paragonandole a questo o quell’altro film o con la saga stessa, e ne uscirebbe in ogni caso una varietà disarmante ed una creatività senza limiti e freni.

Per amor di sintesi quindi, si sappia come John Wick 4 non si ponga il benché minimo problema a spingersi oltre la linea nella sabbia tracciata dal precedente. Tutto è più d’impatto, più esagerato, meno fisicamente possibile ma sempre più sorprendente e spettacolare.

Inutile ribadire quindi come la sala esalti l’esperienza e come il film risulti consigliato agli amanti dell’azione “pura” ma anche agli amanti del cinema messo in scena con classe e girato in maniera riconoscibile, pur non temendo di mostrare le sue influenze.

John Wick 4
La locandina dell’action movie John Wick 4

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