La squisita penna di Anne Enright, una delle più talentuose scrittrici irlandesi, torna ancora una volta a raggiungere il pubblico italiano grazie all’ottima traduzione che La Nave di Teseo ci propone della sua ultima fatica “Actress”, L’attrice (2020).
L’attrice non è solo oggettivamente un “bel romanzo”, in senso canonico – per l’indibutabile eleganza della scrittura e per la storia che, pur scorrendo, si lascia seguire con attenzione – ma è anche e soprattutto un romanzo interessante per la fitta e raffinata sperimentazione di genere che l’autrice ha operato. Anne Enright ha infatti fuso sapientemente narrativa, autofiction, biografia, autobiografia, memoir e scrittura saggistica in un unico avvincente e convincente pastiche letterario.
Di seguito, la recensione procede con accenni alla trama del romanzo.
L’attrice del titolo e protagonista del romanzo è la mamma della co-protagonista e voce narrante. Dunque, una prima intersezione è fra chi racconta e chi vive le storie raccontate. Katherine O’Dell, una stella del teatro irlandese (e non solo) del dopoguerra vive una vita di tormenti che si riflettono inevitabilmente sulle vicende di sua figlia Norah – un errore di percorso, ma molto amata. Norah è, poi, una scrittrice, che sceglie soltanto in età matura di dedicarsi al racconto della vita materna, come conseguenza dei fastidiosi tentativi da parte di altri giornalisti e scrittori, morbosamente interessati ai dettagli scabrosi della vita dell’esuberante Katherine. La storia è inventata, ma è facile per il lettore dimenticarsi, dopo poche pagine, che Katherine O’Dell non è mai stata una grande attrice e che Norah non è Anne Enright. Il romanzo è scritto in una forma molto più simile all’autofiction, di quanto non sembri una biografia inventata. Ciò che lo rende ancora più singolare è che Norah, nel dipanare le vicende della biografia di sua madre, finisca con lo scavare a fondo nella sua storia personale, rendendola il fulcro della narrazione al pari della vita di Katherine. Il tutto, poi, è reso ancora più singolare dalla scelta non usuale di narrare il tutto in seconda persona: Norah scrive a suo marito, uno dei protagonisti di questa doppia biografia.
A tratti, la scrittura sembra quasi giornalistica, se non proprio saggistica: alcune delle vicende di cui Katherine è protagonista sembrano fatti di cronaca (in particolare, la sua aggressione nei confronti di un collega, finita poi su tutti i giornali), altri appaiono raccontati attraverso un filtro quasi accademico, il filtro di uno studioso, di uno storico, interessato a ciò che la grande attrice ha rappresentato per il teatro irlandese in un determinato momento. In altri momenti, però, l’umanità di Norah surclassa la necessità quasi asettica del racconto imparziale e oggettivo che una biografia può richiedere.
Norah non può combattere il bisogno di analisi e autoanalisi. Compie così una riflessione su se stessa, sugli eventi della sua vita di bambina un po’ messa da parte, di ragazzina attorniata da amici e amanti di sua madre, di giovane studentessa alle prese con la scoperta e la pratica del sesso in un’Irlanda cattolica e bigotta ma anche in una famiglia senza tabù (Katherine, sua madre, non reprime né nasconde), di donna tormentata dall’amore per sua madre e per l’uomo che sposerà e dalla difficoltà di non avere un padre e non poter mai sapere chi è. Al contempo, attraverso le pagine un’altra riflessione si dipana sulle scelte di sua madre, sulla sua morale, sulle ragioni dei suoi comportamenti eccentrici, sul suo ruolo e sulle sue abilità di genitore. Non mancano poi riflessioni sulla Storia di cui Norah è protagonista, sulla “guerra civile” degli anni ’70, attraverso il racconto della sua personale esperienza degli scontri.
L’attrice è un libro denso, compatto, ben orchestrato e foriero di riflessioni. Riflessioni sulla genitorialità; riflessioni sull’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta; riflessioni sull’amore e sulla sessualità, sulla morale, le abitudini, i costumi; riflessioni sulla solitudine, sull’incoscienza e l’inconsapevolezza; sulla gelosia, l’invidia, l’ammirazione; riflessioni sul teatro, sul recitare una parte sul palco e nella vita. Ma soprattutto, L’attrice di Anne Enright è un libro che non ha paura di reinventare un genere o più generi, di sperimentare con le voci narranti, con l’idea di protagonista, con gli stili.