La coscienza delle piante, di Nikolai Prestia: le pressioni sociali sui giovani e l’importanza del fallimento
“Attorno a me l’età media è bassa solo per i cimiteri”.1
L’incipit con cui si apre La coscienza delle piante, secondo romanzo di Nikolai Prestia, uscito questo settembre per Marsilio Editori, è folgorante. Non c’è alcuna porta laterale dalla quale far accedere il lettore, che invece si trova fin da subito con Marco, nella sala d’ospedale dove è ricoverato dopo un attacco di panico. Consapevole, ma poco disposto ad ammetterlo a sé stesso, Marco chiede di poter vedere uno psicologo. Prima, però, percorre i terribili attimi, minuti – forse ore? – di panico vissuti ed è così che il lettore finisce incastrato nella mente del giovane adulto, nelle sue paure, nei suoi pensieri, nelle parole che l’ansia storpia e nei sintomi che chi sa com’è avere a che fare con il panico non può non riconoscere.
Un’identificazione più generale, del resto, con la vita di Marco e le sue angosce, i suoi errori, le sue bugie, è alla portata di un’intera generazione, quella attuale dei giovani adulti, che vive perlopiù di prestazioni attese e successi da raggiungere per forza:
“Ci accomunava il desiderio di raggiungere un obiettivo per il futuro, e al contempo quello di trovare la nostra dimensione nel presente.”2
Cosa accade quando un obiettivo di vita subisce la pressione esercitata dalla famiglia, dagli amici, dalla società intera? Ne La coscienza delle piante Nikolai Prestia prova a raccontare proprio questo e lo fa per mezzo di un titolo di laurea da dover possedere a tutti i costi, pena la nomina a fallito. Attraverso un accordo stretto con lo psicologo e legato al consumo delle ultime sigarette della sua vita, Marco seguirà un flusso di coscienza che lo porterà indietro agli anni dell’università a Siena quando era iscritto a giurisprudenza, era uno studente modello con un’ottima media, ma a un certo punto non ha superato un parziale. Tormentato dai sensi di colpa nei confronti del padre, che gli ha sempre ricordato di doversi laureare in fretta, Marco finisce per plasmare un mondo parallelo in cui, pur essendo di fatto fuori corso e con diversi esami ancora da dare, finge di essere prossimo al passo finale, mentendo a tutti, compreso il nonno, figura tenera e amica, capace di contemplare il fallimento e quasi auspicarlo.
“Se avessi potuto, avrei posto una domanda al professore: mi insegna a essere in grado di fallire? ad accettare il mio limite?”3
È lo stesso Marco a chiederselo a un certo punto portando alla luce un tema, quello dell’importanza–se non forse necessità–di fallire, che emerge dal romanzo come un promemoria per tutti, adulti e ragazzi, genitori e figli. E con il fallimento anche il riconoscimento della propria fragilità diventa imprescindibile contro l’ansia di non deludere nessuno, soprattutto sé stessi. Per quanto, infatti, il protagonista si nasconda dietro le pressioni paterne, in fondo sa che il punto non è deludere lui, ma non deludere e basta.
“Io non mi proclamavo migliore degli altri, in realtà non guardavo le vite di chi mi trovavo intorno, ma stavo attento a non deludere. Chi? All’epoca credevo me stesso, e mio padre. Oggi so che non era così”.4
Degno figlio dello scontro generazionale che viviamo quotidianamente, La coscienza delle piante riflette una realtà consolidata, vera e spaventosa, in cui i giovani che arrivano a mentire sulla propria carriera universitaria sarebbero in costante aumento. Una premessa per gesti più estremi, di cui si legge sempre più spesso sui giornali.
È per questo che Nikolai Prestia si rivolge a tutti, perché tutti hanno e possono avere un ruolo in un mondo in cui, come evidenziato dall’autore stesso durante la prima presentazione al pubblico del romanzo in compagnia della scrittrice Federica De Paolis presso la Libreria Spazio Sette di Roma, «abbiamo disimparato ad ascoltare».
Con una scrittura trascinante, che imprigiona il lettore in un loop di emozioni, fiumi di parole, disperazione, ma anche amore, voglia di vivere e tenerezza, quella che i lettori di Dasvidania sicuramente ricorderanno, Nikolai Prestia regala un testo tremendamente attuale dal quale il lettore verrà fuori cambiato e pronto alla riflessione, in particolare sulle pressioni della società contemporanea, il ruolo della famiglia e della tradizione, l’ansia da prestazione, il sistema universitario e i suicidi di giovani studenti ormai all’ordine del giorno.
Note:
1 N. Prestia, La coscienza delle piante, Marsilio editori, 2024, p.1.
2 Ivi, p. 42.
3Ivi, p. 125.
4Ivi, p. 52.
Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.