18 Aprile 2016
Una delle ipotesi principali sul collasso demografico dell’Isola di Pasqua suggerisce un ruolo centrale giocato dall’eccessivo sfruttamento (e conseguente esaurimento) delle risorse, causato essenzialmente dagli umani, mille anni fa.
Un nuovo studio, pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution, suggerisce invece che la deforestazione sia stata un processo graduale, e che a determinarlo non sarebbero stati solo gli umani. Si sarebbe giunti a queste conclusioni con un’analisi più approfondita del paesaggio del lago, in particolare per quanto riguarda i pollini. Secoli prima dell’arrivo degli Europei (nel 1722), le palme furono sostituite da campi erbosi. Ci furono pure cambiamenti climatici che probabilmente giocarono un importante ruolo in merito alla deforestazione.
Più in generale, le spiegazioni riguardanti il declino demografico dell’Isola di Pasqua sono tendenzialmente due: una che ritiene che gli abitanti abbiano causato la fine del proprio ambiente, con conseguenze gravissime per la popolazione; l’altra invece ritiene responsabili gli Europei, arrivati nel 1722, che avrebbero portato le malattie che uccisero i Rapa Nui.
Lo studio “Three Millennia of Climatic, Ecological, and Cultural Change on Easter Island: An Integrative Overview”, di Valentí Rull, Núria Cañellas-Boltà, Olga Margalef, Sergi Pla-Rabes, Alberto Sáez e Santiago Giralt, è stato pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution.
Link: Frontiers in Ecology and Evolution; AlphaGalileo via Universitat de Barcelona.