La femminilità, una trappola | Simone de Beauvoir tra vita e letteratura

Simone Lucie Ernestine Marie Bertrand de Beauvoir. Foto di NiaVasileva, CC0

A partire dal secolo scorso, la sociolinguistica ha comparato i comportamenti linguistici di uomini e donne. Ciò che ne è emerso può sorprendere: le donne tendono più degli uomini ad usare forme di prestigio e a scegliere varianti linguistiche conservative. Non è tutto: le donne deviano meno degli uomini dalla norma linguistica quando le deviazioni dallo standard sono apertamente censurate, di più quando non lo sono. Il primo fenomeno prende il nome di stereotipo di genere, il secondo di paradosso di genere[1]. Di certo gli atti linguistici delle donne hanno un debito con la loro educazione e con il loro posto nella società. Quando Simone de Beauvoir scriveva La femminilità, una trappola (oggi pubblicato in Italia da L’Orma) la sociolinguistica non esisteva ancora, ma lei già stava cogliendo le premesse culturali dello stereotipo e del paradosso di genere.

Il bambino maschio impara presto che, per guadagnarsi la stima degli adulti, non deve sforzarsi di compiacerli troppo. Dev’essere forte, autonomo, avventuroso, deve cercare di conquistare il mondo e dominare i compagni. La bambina invece è incoraggiata da genitori, insegnanti, amici, di fatto dal mondo intero, a sviluppare il suo potere di seduzione, a essere aggraziata, ben vestita, educata. Queste richieste le impediscono di godersi i piaceri del gioco, dello sport e dell’amicizia con la stessa spontaneità dei compagni maschi. Inizia a crearsi un circolo vizioso: più si conforma con docilità all’ideale che le è stato imposto, meno sviluppa le sue potenzialità personali e meno troverà delle risorse dentro di sé.[3]

La trappola della femminilità

Simone de Beauvoir denuncia come alle bambine sia insegnato a conformarsi: il loro successo consiste nel piacere a qualcuno, non nel diventare qualcuno. Il giudizio su di loro come adulte sarà tanto più positivo quanto più sapranno conformarsi all’ideale di femminilità. La più alta aspirazione che la società insegna loro di avere è collocarsi di fianco ad un uomo, perché al contempo le invita a non approfondire le proprie risorse personali: in altre parole, insegna loro a non scommettere su se stesse. E il modo più semplice per assicurarsi un posto accanto ad un uomo è conformarsi all’ideale di femminilità richiesto dal mondo maschile. Quello che prevede che una donna sia seducente nella misura in cui la sua fragilità permette all’uomo di esercitare la propria forza. Ma rientrare in tale stereotipo per assicurarsi una vita sentimentale soddisfacente ha il suo prezzo.

la femminilità una trappola Simone de Beauvoir
La copertina della raccolta La femminilità, una trappola. Scritti inediti 1927 – 1983, di Simone de Beauvoir, con un testo di Annie Ernaux e traduzioni di Elena Cappellini, Beatrice Carvisiglia, Camilla Diez, Claudia Romagnuolo, Elena Vozzi, pubblicato da L’Orma (2021). Foto di Sofia Fiorini

La dicotomia del destino femminile

La trappola della femminilità che dà il titolo alla raccolta consiste appunto in questo. Si tratta di una dicotomia che sembra essere senza uscita. Le donne che scelgano di mettersi in gioco nel mondo, che puntano a un ruolo di potere nella società o che semplicemente vogliano far sentire la propria voce, corrono il rischio di allontanarsi irrimediabilmente dal modello di donna “amabile”. Di fronte a una donna forte, denuncia de Beauvoir, l’uomo si sentirebbe derubato di una parte di dolcezza nella sua sfera privata. Al contrario, la donna che non intenda rinunciare ad incarnare questo stereotipo dovrà rassegnarsi a sacrificare la sua crescita personale.

È una dicotomia che oggi sembrerà superata al lettore. Ma forse è una ferita che ancora non è rimarginata nella psiche femminile, se è vero che riemerge in forma distopica nel romanzo contemporaneo. Solo la più recenti delle distopie basate su estremizzazioni della femminilità è Biglietto Blu di Sophie Mackintosh, in cui una lotteria assegna alle donne il destino – la maternità o la carriera – in modo inappellabile.

Sul ruolo della letteratura

Foto di Sofia Fiorini

La femminilità, una trappola, l’articolo del 1947 che dà il nome alla raccolta recentemente pubblicata da L’Orma in Italia, è solo uno degli undici scritti inediti che il volume riunisce. Redatti da de Beauvoir tra il 1927 e il 1983, offrono un quadro completo e a tratti inedito della personalità artistica dell’autrice. Si tratta di articoli, interviste e lettere che spesso assumono anche la funzione di pubbliche prese di posizione. Leitmotiv della raccolta è la riflessione, che più spesso si fa azione pratica, sulla femminilità. Ma il volume ci consegna anche formulazioni memorabili dell’autrice a riguardo della letteratura. Così quando, durante un dibattito sul potere e i limiti della letteratura alla Maison de la Mutualité di Parigi, afferma che:

Esiste un’unica maniera di spingere al parossismo l’angoscia della morte, o dell’abbandono, oppure la gioia per un successo o l’esaltazione che prova un ragazzo davanti ai biancospini in fiore: la letteratura. Solo la letteratura può rendere giustizia alla presenza assoluta del momento, all’eternità del momento che sarà per sempre.[3]

La sua riflessione sulla letteratura oscilla tra la convinzione che la vita sia imprendibile e più grande di tutto e la speranza che le parole possano, se non “prenderla in scacco” come credeva Sartre, perpetuarla, rendendola eterna. E se è alle parole che Simone de Beauvoir dedica la sua vita è anche per far fronte a quel turbamento che deriva dal sentimento del tempo. L’angoscia che nasce dall’impossibilità di trattenere le impressioni – le singole sfumature dell’esperienza quotidiana che fanno la vera sostanza della vita – percorre i testi delle interviste come una vena d’opale. Un turbamento sotterraneo che si intravede dietro all’apparenza illuministica di una delle maggiori figure di  intellettali e attiviste del secolo scorso, e forse la vera spinta che rende la letteratura una sostanza insostituibile e irrinunciabile.

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La copertina della raccolta La femminilità, una trappola. Scritti inediti 1927 – 1983, di Simone de Beauvoir, con un testo di Annie Ernaux e traduzioni di Elena Cappellini, Beatrice Carvisiglia, Camilla Diez, Claudia Romagnuolo, Elena Vozzi, pubblicato da L’Orma (2021)

[1] Vd. William Labov, La risoluzione del ‘paradosso di genere’ nello studio del cambiamento linguistico, in Palmira Cipriano, Rita d’Avino, Paolo di Giovine, a cura di, Linguistica storica e sociolinguistica, Il Calamo, Roma, 2000, p. 40. e Gaetano Berruto, Massimo Cerruti, Manuale di sociolinguistica, UTET, Torino, 2015, p. 30.

[2] Simone De Beauvoir, La femminilità, una trappola, L’Orma Editore, Roma, 2021, p. 37.

[3] Ivi, p. 95.

 

Il libro recensito è stato cortesemente fornito dalla casa editrice.

Sofia Fiorini (Rimini, 1995) è scrittrice e insegnante. In poesia ha pubblicato “La logica del merito” (Interno Poesia, 2017) - premiato dal Premio Violani Landi e dal Premio Prato, recentemente ripubblicato come "La logica del merito e nuove poesie" (Interno Poesia, 2023) - e “La perla di Minerva” (La Noce d’Oro, 2023). Ha tradotto l’antologia italiana delle poesie di Ralph Waldo Emerson “Il cervello di fuoco” (La Noce d’Oro, 2022) e ha collaborato a curare l'antologia “Costellazione parallela. Poetesse italiane del Novecento” (Vallecchi, 2023).

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