13 Maggio 2016
A duemila anni circa dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., che distrusse Pompei ed Ercolano, alcuni aspetti della storia del periodo continuano ad essere ricostruiti. Gli archeologi si sono ora dedicati all’analisi dell’impatto dell’eruzione sull’acquedotto Aqua Augusta, che riforniva Napoli e le città vicine.
Le analisi geochimiche effettuate presso il porto vecchio di Napoli hanno preso in esame il piombo contenuto nelle tubature dell’epoca, giungendo alla conclusione che l’eruzione avrebbe distrutto l’acquedotto, e che ci vollero quindici anni per ripristinarlo.
I risultati delle analisi sono stati pubblicati in uno studio su PNAS, e sono state rese possibili dagli scavi archeologici effettuati durante i lavori per la nuova linea metropolitana. Le analisi geochimiche dei depositi sedimentari dimostrano una contaminazione da piombo dell’acqua per i primi sei secoli d. C., per Napoli e città vicine.
Studiandone gli isotopi è possibile tracciare gli eventi del passato: risultano infatti due distinti isotopi del piombo, prima e dopo l’eruzione del 79 d. C. Questo proverebbe la distruzione della vasta rete di distribuzione idrica che riforniva allora l’area di Napoli: la ricostruzione della stessa sarebbe avvenuta con piombo da una o più aree minerarie.
Lo studio permette poi di valutare l’espansione urbanistica e gli avvenimenti nei secoli successivi. Dal primo al quinto secolo il piombo diviene sempre più frequente, il che dimostra l’espansione della rete idraulica, dimostrandone l’espansione o un utilizzo più intenso nelle aree già fornite. A partire dal quinto secolo, invece, i sedimenti sono meno contaminati, probabilmente a causa delle invasioni da parte dei barbari, che si impadronirono dell’acquedotto per tagliare i rifornimenti cittadini, e per le eruzioni del Vesuvio del 472 e del 512.
Lo studio “A lead isotope perspective on urban development in ancient Naples”, di Hugo Delile, Duncan Keenan-Jones, Janne Blichert-Toft, Jean-Philippe Goiran, Florent Arnaud-Godet, Paola Romano, e Francis Albarède, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America.
Link: PNAS; AlphaGalileo 1, 2 via CNRS (Délégation Paris Michel-Ange)