22 Febbraio 2016

Le due specie di arachidi selvatiche alla base delle varietà moderne coltivate: Arachis ipaensis sulla sinistra e Arachis duranensis sulla destra. Credit: Merritt Melancon/University of Georgia
Le due specie di arachidi selvatiche alla base delle varietà moderne coltivate: Arachis ipaensis sulla sinistra e Arachis duranensis sulla destra. Credit: Merritt Melancon/University of Georgia

L’arachide (Arachis hypogaea) è una pianta della famiglia delle Fabacee (o Leguminose), proveniente dal Sud America e frutto di una ibridizzazione di due diverse specie selvatiche: Arachis duranensis e Arachis ipaensis. L’ibrido fu coltivato dagli antichi abitanti di quelle regioni, e attraverso la selezione è divenuto la pianta che conosciamo oggi.
Un nuovo studio, pubblicato su Nature Genetics, si è occupato tra le altre cose di confrontare i genomi delle specie in questione. Le sequenze di genoma (insieme ad altre informazioni) sono disponibili online su http://peanutbase.org/ Lo studio è avvenuto con la collaborazione della International Peanut Genome Initiative.
Arachis ipaensis. Credit: Merritt Melancon/University of Georgia
Arachis ipaensis. Credit: Merritt Melancon/University of Georgia

In realtà (e consequenzialmente alla loro storia), le moderne arachidi portano due genomi separati, i subgenomi designati come A e B. Il genoma di una delle due piante selvatiche, Arachis duranensis, è risultato simile al genoma A in una misura che ci si poteva aspettare. Ciò che invece ha davvero stupito i ricercatori è stato il verificare che il genoma dell’altra specie selvatica, Arachis ipaensis, era virtualmente identico al subgenoma B.
Già nel 1971 – al momento della scoperta della specie selvatica di Arachis ipaensis, alle pendici delle Ande, in Bolivia – i botanisti si resero conto di trovarsi di fronte a una pianta peculiare: molto piccola e isolata, i suoi parenti più vicini crescevano a centinaia di miglia a nord. Il nuovo studio dimostra ora che siamo di fronte a un vero e proprio residuo di quel passato preistorico.
Le sequenze permetteranno pure di comprendere quali geni conferiscono tratti desiderabili, come la resistenza alla siccità o alle malattie.
David Bertioli, genetista dell'Universidade de Brasília, autore principale dello studio su Nature Genetics. Credit: Merritt Melancon/University of Georgia
David Bertioli, genetista dell’Universidade de Brasília, autore principale dello studio su Nature Genetics. Credit: Merritt Melancon/University of Georgia


Lo studio “The genome sequences of Arachis duranensis and Arachis ipaensis, the diploid ancestors of cultivated peanut”, di David John BertioliSteven B CannonLutz FroenickeGuodong HuangAndrew D FarmerEthalinda K S CannonXin LiuDongying GaoJosh ClevengerSudhansu DashLonghui RenMárcio C MoretzsohnKenta ShirasawaWei HuangBruna VidigalBrian AbernathyYe ChuChad E NiederhuthPooja UmaleAna Cláudia G AraújoAlexander KozikKyung Do KimMark D BurowRajeev K VarshneyXingjun WangXinyou ZhangNoelle BarkleyPatrícia M GuimarãesSachiko IsobeBaozhu GuoBoshou LiaoH Thomas StalkerRobert J SchmitzBrian E SchefflerSoraya C M Leal-BertioliXu XunScott A JacksonRichard Michelmore & Peggy Ozias-Akins, è stato pubblicato su Nature Genetics.
 
Link: Nature GeneticsEurekAlert! via University of Georgia.

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