L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ha cancellato storie, vite umane e città, ma il ricordo e l’identità di queste genti sopravvive in tutto ciò che gli archeologi nel corso del tempo sono riusciti a riportare alla luce. “Last Supper in Pompeii” inaugurata all’Ashmolean Museum of Art and Archaeology di Oxford (UK) intende offrire ai visitatori un chiaro quadro della vita quotidiana nella città vesuviana grazie ai numerosi reperti, oggetti del vivere comune, provenienti da importanti musei italiani ed europei.

Pompei era un fiorente centro del sud Italia inserito tra rigogliosi vigneti e frutteti fertili e le generose acque del golfo di Napoli. La città produceva vino, olio e salsa di pesce più del necessario tanto che era ben inserita nei fiorenti traffici commerciali del Mediterraneo. Tutto quello che è stato trovato a Pompei sugli affreschi, sui mosaici, sulle pitture e addirittura negli scarichi ci rivela ciò che i Pompeiani hanno consumato e mangiato nel corso della storia della città. L’ultima cena a Pompei esplora questa antica storia d’amore tra l’Italia e il cibo mostrando dove e come i romani del I secolo d.C. mangiavano, quali erano le loro specialità culinarie e fino a dove le loro pietanze e loro ricette arrivavano viaggiando con i carri e le genti.


Dinner party. Museo Archeologico di Napoli

Molti dei reperti provengono dal Museo Archeologico di Napoli con la sua immensa collezione di reperti , dal Parco Archeologico di Pompei, custode della memoria della tragedia, dal Parco Archeologico di Paestum, dal British Museum, dal Museo Archeologico di Londra e da varie collezioni private. Molti dei 300 oggetti in mostra non hanno mai lasciato l’Italia. 

Grande supporto organizzativo all’esposizione è stato dato dal Gruppo Sanpaolo che in un più ampio programma di collaborazioni con la prestigiosa Oxford University ha siglato attività di formazione, di ricerca scientifica, scambi e borse di studio, segno della grande importanza che da sempre la Banca con i suoi numerosissimi impegni culturali  da alla diffusione dell’arte italiana nel mondo.

In mostra saranno esposti oltre 300 reperti archeologici provenienti da prestigiose collezioni e alcuni anche di recente scoperta che racconteranno la vita quotidiana degli antichi Romani, dai campi coltivati, alle taverne e ai triclini, alle cucine e luoghi di culto. Cibi carbonizzati daranno un’idea delle antiche preparazioni culinarie che si sono preservate dalla furia del vulcano, così come statue e mosaici racconteranno la ricchezza delle ville aristocratiche degli antichi signori.

Fish. Museo Archeologico di Napoli

“La collaborazione, che perdura da diversi anni, con la Oxford University, un’istituzione riconosciuta tra le migliori al mondo nel campo della ricerca e della formazione, rappresenta per Intesa Sanpaolo una delle partnership più qualificanti. Grazie ad essa, Intesa Sanpaolo e i suoi manager – così come giovani studenti meritevoli – hanno la possibilità di accrescere le proprie competenze in un luogo storicamente consacrato alla conoscenza e all’approfondimento. Un legame che oggi si arricchisce di un nuovo significato  con il nostro sostegno a una mostra che racconta la vita quotidiana degli antichi Romani e offre un notevole contributo scientifico alla diffusione della storia e della cultura italiana, a partire da scoperte archeologiche anche recenti. E’ una ulteriore testimonianza di come l’arte e la cultura siano parte integrante del nostro operare come Banca, un aspetto che non viene tralasciato anche in una collaborazione di tale importanza, una delle più ampie stabilite finora da Intesa Sanpaolo con atenei esteri”, ha commentato Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo.

 

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