Febbraio 2015 – 20 Aprile 2015
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La statua di Zeus, opera del grande scultore Fidia che la creò nel 432 a. C., e ora perduta, era collocata nel tempio dedicato alla divinità ad Olimpia. Questo edificio però non aveva finestre, ma solo una porta: un nuovo studio dimostrerebbe che l’illuminazione della statua avveniva perciò grazie alla luce proveniente dal soffitto e riflessa in modo tenue dalle piastrelle in marmo sul volto della statua.

[Dall’Abstract: ] Le fonti greche e romane riferiscono che la statua di Zeus ad Olimpia aveva una testa, e in particolare occhi, simili a quelli nella descrizione del dio in Omero, e così si può pensare che la statua fosse visibile all’occhio umano. Poiché il tempio era alto 12 metri, e aveva una piccola porta e nessuna finestra, l’illuminazione della statua con mezzi convenzionali è discutibile. Lo scopo dello studio è quello di caratterizzare la trasmissione ottica del marmo di Paros e Pentelico per dimostrare che era possibile ottenere l’illuminazione del tempio di Zeus attraverso le tegole in marmo del tetto. […] I risultati mostrano che entrambe le tipologie di marmo trasmettono luce e che il marmo Pentelico ha una maggiore trasmissibilità nel campo visivo, il che avrebbe potuto costituire una ragione tra le altre, in antichità, per cambiare la tipologia del marmo del tetto.
Lo studio “Optical transmission properties of Pentelic and Paros marble”, di Rosa Weigand, Pablo A. García, Joaquín Campos Acosta, and Jacobo Storch de Gracia, è stato pubblicato su Applied Optics.
Link: Applied OpticsArchaeology News Network via SINC
Zeus assiso di fattura romana, marmo e bronzo (restaurato), seguendo il tipo stabilito da Fidia (Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo). Foto di Sanne Smit da WikipediaPubblico Dominio, caricata da Berteun.
 

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