MEDITERRANEAN FEVER, un film per la regia di Maha Haj

Germania/ Francia/Cipro/Palestina, 2022

Durata 109 minuti

MIGLIOR SCENEGGIATURA A CANNES 2022

DESIGNATO DALLA PALESTINA AGLI OSCAR® 2023
COME MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE

DAL 27 APRILE 2023 NELLE SALE ITALIANE

Mediterranean Fever, di Maha Haj
Il poster del film diretto da Maha Haj, nelle sale italiane dal 27 aprile 2023

Il film “Mediterranean Fever” di Maha Haj che arriverà al cinema in Italia dal 27 aprile 2023, distribuito da Trent Film.

Premiato per la Miglior sceneggiatura a Un Certain Regard del Festival di Cannes 2022 e designato dalla Palestina per la corsa agli Oscar® 2023 come Miglior Film Internazionale, “Mediterranean Fever” è diretto dalla regista palestinese Maha Haj, già dietro la macchina da presa con il lungometraggio “Personal Affairs”, presentato nella selezione ufficiale di Cannes 2016 e acclamato dalla critica.

Il film è una commedia dalle sfumature noir, a cavallo tra umorismo e dramma. Al centro della vicenda l’amicizia tra due uomini palestinesi, vicini di casa: da un lato Waleed, uno scrittore depresso alle prese con un blocco creativo, dall’altro Jalal, un uomo vitale e dinamico immischiato in loschi traffici. La storia, fatta di contrasti, qualche incomprensione e poi di vicinanza tra i due amici, si svolge ad Haifa, con il mare che fa sentire costantemente la propria presenza. Sullo sfondo anche la questione palestinese, qui affrontata senza retorica da una regista dal tocco lieve e lo sguardo profondo.

“Sono una regista che ha uno stato d’animo generalmente malinconico, che si appaia al senso dell’umorismo” – ha dichiarato Maha Haj – “Questo mi ha portato a scrivere una commedia drammatica un po’ thriller su Waleed, un aspirante scrittore di 40 anni che soffre di depressione cronica. Attraverso questo personaggio maschile immaginario, ho portato all’estremo le mie opinioni e i miei pensieri quotidiani. Conosco il personaggio di Waleed, avverto una certa affinità. Ho sviluppato una presa in giro del mio lato oscuro attraverso una persona che è simile ma diversa da me.

‘Personal Affairs’ parlava dell’identità dei palestinesi che vivevano in Israele, in Cisgiordania e in esilio. I personaggi soffrivano di frustrazione, prigionia e disperazione a causa della loro complessità, essendo palestinesi, la stessa frustrazione e prigionia dI cui Waleed, come palestinese che vive ad Haifa, continua a soffrire. In ‘Mediterranean Fever” – conclude- “ho scelto di concentrarmi su una personalità ed esprimere la depressione di un individuo, in contrasto con quella di un’intera società.”

SINOSSI

Waleed è uno scrittore palestinese che vive ad Haifa, depresso da un blocco creativo. Le sue giornate si succedono tutte uguali senza che trovi gioia nella sua bella famiglia, finché non arriva nel suo palazzo un nuovo vicino, Jalal. È con lui che Waleed ritrova il gusto della vita, osservandone da vicino la quotidianità fatta di espedienti e piccoli crimini.

MEDITERRANEAN FEVER

CAST ARTISTICO
Amer Hlehel, Ashraf Farah, Anat Hadid, Samir Elias, Cynthia Saleem, Shaden Kanboura.
CAST TECNICO
Regia: Maha Haj
Sceneggiatura: Maha Haj
Fotografia: Antoine Héberlé
Scenografie: Andreas Antoniou
Montaggio: Véronique Lange
Costumi: Hamada Atallah
Suono: Jorg Weimann, Adrian Baumeister, Florian Marquardt, Henry Uhl
Music: Munder Odeh
Produzione: Baher Agbariya (Majdal Films), Thanassis Karathanos, Martin Hampel (Pallas Film), Juliette Lepoutre, Pierre Menahem (Still Moving), Marios Piperides, Janine Teerling (Amp Filmworks).
In associazione con Metafora Production.

NOTE DI REGIA
di Maha Haj
sulla scrittura di Mediterranean Fever

Sono una regista che ha uno stato d’animo generalmente malinconico, che si appaia al senso dell’umorismo.  Questo mi ha portato a scrivere una commedia drammatica un po’ thriller su Waleed, un aspirante scrittore di 40 anni che soffre di depressione cronica. Attraverso questo personaggio maschile immaginario, ho portato all’estremo le mie opinioni e i miei pensieri quotidiani. Conosco il personaggio di Waleed, avverto una certa affinità. Ho sviluppato una presa in giro del mio lato oscuro attraverso una persona che è simile ma diversa da me. Mentre giocavo con i temi della vita e della morte, ho portato Waleed a livelli estremi che non avrei mai osato raggiungere…

Il mio primo film, “Personal Affairs”, parlava dell’identità dei palestinesi che vivevano in Israele, in Cisgiordania e in esilio. I personaggi soffrivano di frustrazione, prigionia e disperazione a causa della loro complessità, essendo palestinesi, la stessa frustrazione e prigionia da cui Waleed, come palestinese che vive ad Haifa, continua a soffrire.

In questo film, e per questo motivo, ho scelto di concentrarmi su una personalità ed esprimere la depressione di un individuo, in contrasto con quella di un’intera società. Si scoprirà che la vita di Waleed è confortevole e che contiene molti elementi positivi – come una moglie amorevole, figli felici, genitori a proprio agio e una bella casa -, elementi che nei grandi film di Hollywood definirebbero una persona felice e di successo per cui si compie il sogno americano. Tuttavia, è qui che entra in gioco la mia comprensione della depressione; manca sempre qualcosa di profondo, oscuro e misterioso. Alla fine, Waleed raggiunge un vicolo cieco e decide di essere l’unico a sapere quale sarà il suo destino. Decide di porre fine alla sua vita per farla sembrare una morte naturale a causa delle responsabilità che derivano dall’essere padre.

Ho contrapposto il personaggio di Waleed a Jalal, una personalità da cui sono sempre stato attratto. Jalal è un piccolo truffatore, semplice, ottimista, pieno di vita e troppo con i piedi per terra per cadere in depressione. È l’opposto di Waleed. Di conseguenza, il loro incontro crea uno scenario comico in grado di far luce sull’oscurità nella storia di Waleed. I due mondi condivisi da ciascuno dei due amici sono ciò che dà ai personaggi la loro profondità e un rimedio alla loro crisi esistenzialista…

Sulle riprese ad Haifa
Un terzo della popolazione di Haifa è palestinese. Dall’occupazione del 1948, alcuni dei suoi quartieri e distretti sono rimasti in rovina e alcune aree povere trascurate, come Wadi Saleeb, Wadi Nisnass, Halleesa, solo per citarne alcune. Ho girato in questi quartieri per mostrare il lato palestinese della città. Il film è stato girato in autunno, per svelare ancora una volta l’aspetto triste e melanconico di questa città, con i cieli nuvolosi e grigi e il mare scuro e in tempesta. Questi colori e questo umore triste contribuiscono alla depressione e al tormento di Waleed.

Sugli attori
Trattandosi di un film incentrato sui personaggi, la scelta del cast è stata della massima importanza. È interessante che i due attori principali siano stati scelti in un processo completamente diverso: riguardo Amer Hlehel, nel momento in cui ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, ho pensato a lui come Waleed. Un giorno, ci siamo seduti insieme in un bar e gli ho raccontato brevemente la storia e il personaggio di Waleed. Dopo aver accettato di interpretare Waleed, avere in mente Amer mi ha aiutata molto nella fase di modellazione del personaggio, a svilupparlo insieme.

Con Jalal è stato tutto diverso. Non avevo in mente nessun attore specifico, e abbiamo fatto molti provini per quella parte, tutti buone devo dire, ma senza trovare ancora Jalal: ci mancava qualcosa. Nel momento in cui Ashraf Farah è entrato nella stanza e ha letto la prima riga, ho visto Jalal, l’ho visto chiaramente ed ero sicura al 100% della mia scelta. Con l’abbinamento tra lui e Amer ho visto la mia storia dipanarsi davanti ai miei occhi.

Sul titolo
Questa malattia colpisce le persone che vivono nell’area mediterranea, è una malattia legata a tutta la zona. Ma il film parla delle nostre altre malattie: malattie politiche, sociali e psicologiche. Ho voluto dare una specificità a questo particolare luogo attraverso questa specifica malattia. È come se fosse effettivamente reale nel film, ma in verità sono altre le malattie che mi preoccupano, quelle che non vengono esaminate in un laboratorio medico, o quelle che rimangono non diagnosticate e non curate…

Sulla depressione di Waleed
Waleed è depresso ma “ancora reattivo”. Ecco perché si chiama “depressione funzionante” o qualcosa del genere. Waleed vive quotidianamente la sua depressione, mentre cammina per strada, pulisce la casa, è un padre per i suoi figli e una persona normale in ogni aspetto della sua vita. La sua depressione lo avvolge, lo divora a poco a poco, ma vive ancora la sua vita. È anche un padre che ama i suoi figli. Una persona che soffre di depressione non è affatto indifferente alla vita o incurante degli altri o insensibile. È proprio il contrario, si preoccupa troppo di tutto, e troppo è il mondo dentro di sé. Questo potrebbe anche spiegare il suo interesse e la sua ossessione per la politica.

Testi, video e immagini dall’Ufficio Stampa Di Milla Macchiavelli

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