14 Aprile 2015

Fig. 2 Lo scanner MA-XRF durante l'investigazione di Susanna e i Vecchi, studio di conservazione della Gemaeldegalerie, a Berlino. Credit della foto: Matthias Alfeld
Fig. 2 Lo scanner MA-XRF durante l’investigazione di Susanna e i Vecchi, studio di conservazione della Gemaeldegalerie, a Berlino. Credit della foto: Matthias Alfeld

Metodologie di imaging per “scavare” nel dipinto, attraverso strati di matita e pittura. Un nuovo studio ha utilizzato tre di queste tecniche sul quadro Susanna e i Vecchi di Rembrandt Harmenszoon van Rijn, proveniente dalla Gemäldegalerie di Berlino, per esaminarlo senza danneggiarlo. È così risultata la presenza di tante pitture sovrapposte e di un gran numero di pigmenti utilizzati.
Fig. 6 Dettagli di Susanna e il primo Vecchio: normale luce fotografica (in alto a sinistra), XRR (in basso a sinistra), autoradiografie 02 e 05 e immagini di distribuzione elementale acquisite dal MA-XRF. Le linee gialle puntinate sulle mappe Hg-L e Pb-L tracciano la posizione originale e finale del braccio del Vecchio. Credit della foto: Matthias Alfeld
Fig. 6 Dettagli di Susanna e il primo Vecchio: normale luce fotografica (in alto a sinistra), XRR (in basso a sinistra), autoradiografie 02 e 05 e immagini di distribuzione elementale acquisite dal MA-XRF. Le linee gialle puntinate sulle mappe Hg-L e Pb-L tracciano la posizione originale e finale del braccio del Vecchio. Credit della foto: Matthias Alfeld

(Segue traduzione da Springer)

Storici dell’Arte e scienziati utilizzano oggi metodologie di imaging per “scavare” virtualmente o per scansionare numerosi strati di pittura e di matita. È a questo modo che si decifra il modo con cui un pittore ha prodotto un capolavoro – e senza danneggiare l’originale. Uno studio comparativo effettuato su di un dipinto di Rembrandt van Rijn ha scoperto che l’uso combinato di tre tecniche di imaging fornisce preziose informazioni complementari circa quello che c’è dietro la complessa creazione di un’opera d’arte, che avviene passo dopo passo. Lo studio, guidato da Matthias Alfeld dell’Università di Anversa in Belgio, è stato pubblicato sulla rivista di Springer, Applied Physics A: Materials Science and Processing.
Il dipinto ad olio Susanna e i Vecchi, di Rembrandt, è datato e firmato 1647. Lo si trova nel museo d’arte Gemäldegalerie a Berlino, in Germania. Il dipinto contiene una considerevole quantità di modifiche effettuate dall’artista, i cosiddetti pentimenti (in Italiano già nel testo Inglese, ndT) al di sotto della composizione attuale. Questo lo si rivelò per la prima volta negli anni ’30 del secolo scorso, quando la prima radiografia (raggi X, XRR) fu effettuata sul dipinto. Altri dettagli nascosti sulle modifiche effettuate coi pigmenti diversi dal piombo bianco furono scoperti quando il dipinto fu investigato nel 1994 utilizzando l’autoradiografia ad attivazione neutronica (NAAR).
Il team di Alfeld ha scelto di investigare Susanna e i Vecchi non solo a causa dei pentimenti chiaramente visibili, ma anche per la sua dimensione inferiore. Le scansioni a fluorescenza Macro raggi X (MA-XRF) si sono potute così effettuare in un solo giorno utilizzando uno scanner all’interno del museo di Berlino. Queste sono state poi confrontate con le immagini radiografiche esistenti del dipinto.
Tutte e tre le tecniche (le prime radiografie ai raggi X, e la successiva autoradiografia ad attivazione neutronica e le scansioni a fluorescenza macro raggi X, recentemente sviluppate) rivelano notevoli modifiche effettuate al dipinto. Il team di Alfeld ha trovato che le immagini degli elementi utilizzati, acquisite dalle scansioni a fluorescenza raggi X sono le più semplici da interpretare. Questo principalmente a causa degli elementi individuali chiaramente separati. Si è potuto studiare anche una gamma più ampia di elementi, a confronto con quelli ottenuti utilizzando l’autoradiografia. Ad ogni modo, le scansioni a fluorescenza raggi X possono essere utilizzate solo per rivelare nero di ossa sulla superficie di un dipinto e non negli strati al di sotto della superficie, quali quelli negli schizzi nascosti.
L’autoradiografia è uno strumento molto adatto allo studio dei pigmenti come il nero di ossa, terra d’ombra, verdi e blu a base di rame, smalto e vermiglio, ma non per il calcio, il ferro e il piombo. È anche il solo metodo in grado di visualizzare i fosfori, presenti nel nero di ossa, negli strati più in basso nel dipinto. Con la radiografia a raggi X e l’autoradiografia, le singole pennellate possono essere distinte, il che aiuta nello studio della tecnica pittorica utilizzata.
” Dato il poco tempo (relativamente parlando) e il minore sforzo richiesto per le investigazioni effettuate utilizzando le scansioni a fluorescenza a raggi X, ci si aspetta che questa tecnica sia applicata più frequentemente in futuro che l’autoradiografia”, ha affermato Alfeld. “Ad ogni modo, a causa della capacità dell’ultimo metodo di visualizzare la distribuzione di certi elementi attraverso strati coprenti e fortemente assorbenti, entrambi i metodi in definitiva forniscono informazioni complementari. Questo è specialmente vero per il fosforo, che era presente nello schizzo del dipinto investigato.”
Lo studio “Neutron activation autoradiography and scanning macro-XRF of Rembrandt van Rijn’s Susanna and the Elders (Gemäldegalerie Berlin): a comparison of two methods for imaging of historical paintings with elemental contrast”, di Matthias Alfeld, Claudia Laurenze-Landsberg, Andrea Denker, Koen Janssens, Petria Noble, è stato pubblicato su Applied Physics A: Materials Science and Processing.
Foto e testo (sintetizzato e poi tradotto) da Springer,  che si ringrazia per il permesso all’utilizzo concesso.
Link: Applied Physics A; Springer
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Susanna e i Vecchi. Da Wikipedia

Susanna and the Elders, dipinto di Rembrandt Harmensz. van Rijn, circa 1647 (RembrandtThe Yorck Project: 10.000 Meisterwerke der Malerei. DVD-ROM, 2002. ISBN 3936122202. Distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. – Permission details [1]). Da WikipediaPubblico Dominio, caricata da File Upload Bot (Eloquence)
 

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