Cultura

Via Cesare Correnti. Una targa commemorativa per Giuseppe Verdi

Al civico 15 una lapide in marmo ricorda che lì soggiornò il grande compositore fra il 1839 e il 1840

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Milano, 4 giugno 2015 – In via Cesare Correnti, 15 una targa commemorativa ricorderà, da oggi, il grande compositore Giuseppe Verdi che dimorò proprio in quella casa negli anni 1839 e 1840 e vi compose le sue prime opere giovanili tra cui “Oberto, Conte di San Bonifacio” e “Un giorno di regno”.

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Giuseppe Verdi (Le Roncole di Busseto – PR, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) è stato un compositore italiano autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo. Dopo gli anni passati nel paese di nascita, nel 1832 si stabilì a Milano, grazie all’aiuto economico di Antonio Barezzi e a una “pensione” elargitagli dal Monte di Pietà di Busseto. A Milano tentò inutilmente di essere ammesso presso il locale prestigioso Conservatorio (che oggi porta il suo nome): i motivi formali dell’esclusione furono l’aver superato l’età per l’ammissione e non essere “cittadino dello Stato milanese”.

Verdi, dietro consiglio del docente di violino e viola Alessandro Rolla, divenne per diversi anni allievo di Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala. Il 4 maggio 1836 sposò Margherita Barezzi, ventiduenne figlia del suo benefattore, con la quale due anni più tardi andò a vivere a Milano in una modesta abitazione proprio in via Cesare Correnti. Questi furono gli anni più duri della sua vita, infatti morirono sia la moglie che i suoi figli.

Dopodiché nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era “Oberto, Conte di San Bonifacio”, su libretto originale di Antonio Piazza, largamente rivisto e riadattato da Temistocle Solera. Visto l’esito dell’Oberto, l’impresario della Scala Bartolomeo Merelli gli commissionò la commedia Un giorno di regno, andata in scena con un esito molto negativo. L’insuccesso dell’opera aveva gettato il musicista nel più profondo sconforto, e per ironia della sorte l’opera che gli era stata richiesta doveva essere comica.

Fu ancora Merelli a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il “Nabucco”, scritto da Temistocle Solera. Verdi, però, ancora scosso dalla tragedia familiare, ripose il libretto senza neanche leggerlo; sennonché, una sera, per spostarlo, gli cadde per terra e si aprì, caso volle, proprio sulle pagine del Va, pensiero. Quando Verdi lesse il testo del famoso brano rimase scosso… rilesse il testo più volte, e alla fine lo musicò, e una volta musicato il Va, pensiero decise di leggere e musicare tutto il libretto. L’opera andò in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala e il successo fu questa volta trionfale. Fu replicata ben sessantaquattro volte solo nel suo primo anno di esecuzione. Con Nabucco iniziò la parabola ascendente di Verdi e la nascita di tutte le opere che lo resero famoso nel mondo.

Testo e immagini dal Comune di Milano

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