Un rinvenimento archeologico molto particolare e sicuramente prezioso quello delle monete rinvenute a Como. Di epoca tardo imperiale e custodite in un recipiente in pietra ollare, anch’esso ha trovato particolare rilievo per le sue caratteristiche. La notizia risale al 2018 e la scoperta è avvenuta in pieno centro durante degli scavi archeologici effettuati all’interno del cantiere di ristrutturazione dell’ex tetaro Cressoni, in via Diaz, poco lontano dall’area del foro di Novum Comum che aveva mostrato altri importanti rinvenimenti di età romana.

La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese che ha la direzione scientifica dello scavo, aveva subito provveduto al trasporto del tesoretto nel laboratorio di restauro del MIBAC a Milano dove un team di archeologi, restauratori e numismatici è subito intervenuto per una certosina operazione di microscavo per fornire quanti più dettagli possibili sulla comprensione di questo contesto.

Il lavoro, effettuato con criterio stratigrafico in modo da consentire la ricostruzione del deposito, ha visto una prima pulitura delle monete con semplice acqua demineralizzata, poi l’esame ha permesso l’individuazione di 1000 solidi, composti da monete d’oro dal peso di circa 4,5 grammi e databili al V secolo d.C. e in più anche di alcuni oggetti, sempre in oro, tra cui un frammento di barretta, tre orecchini e tre anelli con castone. I numismatici hanno poi confermato la datazione delle ultime emissioni al 472 – 474 d.C. Lo studio dovrà inoltre rispondere alla natura di questo ripostiglio, se pubblico o privato, ma l’ingente quantitativo potrebbe confermare l’ipotesi proposta di cassa pubblica nonostante la presenza di monili.

In questi giorni è stato siglato l’accordo fra Comune e Soprintendenza che darà la possibilità al pubblico, ancora non è stata fissata una data, di ammirare questo straordinario ritrovamento. Gli spazi saranno quelli della ex chiesa delle Orfanelle presso il Museo Giovio dove sono già presenti importanti collezioni archeologiche. In base alla convenzione, alla Soprintendenza spetterà la realizzazione del progetto scientifico, mentre a Palazzo Cernezzi toccherà occuparsi dell’allestimento che dovrà avere un carattere multimediale e innovativo e spetterà la successiva gestione per quanto riguarda la sicurezza e la conservazione dei reperti.

Foto: MIBAC

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