Natale a Napoli è qualcosa di diverso, di unico.

Difficilmente le parole possono descrivere i profumi, lo scintillìo delle luci di qualsiasi balcone, il sapore delle prelibatezze di antica “formula”. Natale è qui la festa più lunga che comincia da«quando in una notte di novembre il vento freddo prende il posto dello scirocco», come scrive il grande Giuseppe Marotta.
Ma Natale vuol dire soprattutto presepe e Natale in casa Cupiello.

 La celebre commedia eduardiana è entrata meritatamente a far parte della tradizione ed è imprescindibile per i napoletani, un po’ come il capitone e la Santa Messa di Mezzanotte.

Quella che però noi crediamo essere una commedia che ormai si conosce  a «memoria» per le tante vigilie passate davanti alla Tv, nasconde tanti aspetti che soltanto pochi conoscono. Non ci credete? Allora leggete:

1) Poesia prima di Natale in casa Cupiello: Eduardo, ancor prima della stesura della commedia, scrive una lunga poesia intitolata ‘A vita  dove anticipa e riassume alcuni temi affrontati successivamente proprio in Natale in casa Cupiello:

Spara ‘sti botte,
allumma ‘sti bengale,
arust’e capitune,
ch’è Natale!
Ncoll’e pasture!…

2) Inizialmente era solo un atto unico: quello che noi conosciamo come il secondo atto, in realtà nel 1931 – anno di nascita della commedia – costituisce un atto unico. Solo l’anno successivo Eduardo aggiunge la stesura del primo atto e nel ’34 quella del terzo;

3) Eduardo la definisce «parto trigemino con una gravidanza di quattro anni»;

4) Nascita del «Teatro Umoristico i De Filippo»: il successo della commedia coincide con la nascita della nuova compagnia con i tre fratelli De Filippo.

Eduardo De Filippo con il sughero del Teatro S. Carlino (1955), foto Agenzia Ruggieri – Archivio di Teatro Napoli, pubblico dominio

5) I “veri” protagonisti sono i nonni materni di Eduardo: pur non avendolo mai dichiarato esplicitamente, con ogni probabilità il drammaturgo fa stretto riferimento ai nonni materni nella creazione dei due coniugi protagonisti, non solo perché affida a quest’ultimi i loro nomi (Luca e Concetta, appunto), ma anche perché il carattere fanciullesco e strettamente legato al rito natalizio di Luca Cupiello ben coincide con la figura del nonno materno,  così come testimonia Peppino nella sua autobiografia.

6) L’ affermazione al Teatro Kursaal: il successo della messinscena dello spettacolo (e di altri ventiquattro, visto che il repertorio cambiava quasi ogni giorno) comporta l’allungamento del contratto da soli nove giorni a ben nove mesi!

7) Lettera di Nennillo: la celebre, esilarante lettera nasce da un’invenzione scenica di Peppino. Nonostante quest’ultimo rivendicasse anche la paternità della celebre «Nun me piace ‘o presebbio», non ci sono prove che attestino la veridicità della rivendicazione.

Luca De Filippo, foto di Maria Procino, CC BY-SA 4.0

8)  Il compianto Luca De Filippo raccontava che durante il lungo e quasi “silenzioso” inizio del primo atto, dovendo stare completamente sotto le coperte, gli capitava spesso di addormentarsi e di risvegliarsi soltanto dopo la “chiamata” di Luca (Eduardo): «Tommasì, scetate…»

9)  La scomparsa dei dolori: quando Eduardo riprese Natale in Casa Cupiello nel ’76, viene da un periodo di assenza dalle scene a causa di una forte artrosi che lo colpì soprattutto alle mani ed alle braccia. Isabella Quarantotti, ultima moglie di Eduardo, ricordò successivamente che nel mese di giugno decise di riprendere la commedia ed i dolori, come per magia, sparirono.

10) Il saluto del Principe Umberto a Titina: ricorda Maurizio Giammuso in Vita di Eduardo che Umberto prese posto in un palco di prima fila, a spettacolo già iniziato. Regalmente fece un piccolo gesto di saluto e un sorriso a Titina che, senza farsi scorgere da Eduardo, accennò una fugace risposta: «Sapevo quanto Eduardo teneva a certe cose. Ma non era possibile far finta di niente e non rispondere […] accennai a un sorriso di risposta e a un lieve cenno del capo. Eduardo non c’era: respirai di sollievo!»

Natale in Casa Cupiello Eduardo De Filippo
Eduardo De Filippo, foto in pubblico dominio

Ferdinando Guarino, laureato con lode in Conservazione dei Beni Culturali e Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale presso l’Università degli Studi di Salerno, è ricercatore presso la stessa Università, giornalista, poeta, saggista, dialettofono ed interprete della Canzone Napoletana. Nel corso degli anni si è dedicato agli studi di letteratura teatrale, producendo saggi su Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, Luigi Pirandello, Roberto Bracco, Eduardo De Filippo.

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