Dal “Nuraghe project” arrivano interessanti novità grazie al LiDAR da drone, dal sito nuragico di Bruncu ‘e s’Omu.

Risultato vincitore della call nazionale 2021 per l’accesso ai laboratori mobili di E-Rihs.it e coordinato da Costanza Miliani –  direttrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Cnr Ispc) – è stata messa in campo la tecnologia Laser Imaging Detection and Ranging (LiDAR), offerta in accesso dal Cnr Ispc della sede di Potenza per indagare siti archeologici coperti da vegetazione.

Nuraghe Project LiDAR
Modelli digitali del sito con la vegetazione (DEM) e dopo la rimozione della vegetazione (DTM) | © AirLab CNR ISPC

Tale tecnologia, utilizzata su piattaforma aerea, sta aprendo nuove importanti prospettive di ricerca negli studi sul passato umano in tutto il mondo: dal Sud America alla Mesoamerica, dal sud-est Asiatico all’Europa.

Dettaglio del risultato da LiDAR delle indagini svolte presso il sito di Bruncu ‘e s’Omu, Villa Verde, Oristano (Sardegna) | © AirLab CNR ISPC

Nella fattispecie, grazie alle competenze del Cnr Ispc, è stato possibile far luce sul sito nuragico di Bruncu ‘e s’Omu, nel territorio di Villa Verde (Oristano), nel quale Riccardo Cicilloni – docente di preistoria e protostoria all’Università di Cagliari – conduce ricerche e scavi dal 2013 grazie a una concessione di scavo del Ministero della Cultura e al sostegno logistico e finanziario del Comune di Villa Verde.

Il sito al centro del “Nuraghe project” si trova in un’area prevalentemente vulcanica, nella quale le ricerche archeologiche hanno evidenziato come l’area fosse intensamente popolata, durante l’Età del Bronzo e del Ferro (XVIII-VIII secolo a.C.), da numerosi siti nuragici. Tra questi spicca quello di Bruncu ‘e s’Omu, caratterizzato da un monumentale Nuraghe e un insediamento capannicolo del periodo del Bronzo Finale (1150-900 a.C.), in corso di scavo da parte dell’Università di Cagliari.

Il gruppo di lavoro sul campo che vede coinvolti l’Università di Cagliari e il CNR ISPC di Potenza | © AirLab CNR ISPC

“La collaborazione tra l’Università di Cagliari e il Cnr Ispc – sottolinea Riccardo Cicilloni, responsabile delle attività di scavo – si è dimostrata preziosa e foriera di grandi novità, sia dal punto di vista metodologico che da quello della ricerca applicata, con la scoperta di inediti e importanti siti dell’Età del Bronzo.

I risultati della campagna di ricerca sono stati anche illustrati al rettore Francesco Mola, in visita al sito di Bruncu ‘e s’Omu nelle scorse settimane, il quale ha mostrato grande interesse per i risultati conseguiti e ha auspicato una continuazione della proficua collaborazione tra i due enti”.

L’obiettivo dei rilievi LiDAR, integrati con prospezioni multispettrali e nell’infrarosso termico da drone, è stato allargare il campo di indagine in un’area densamente boscata, difficile da indagare con metodi tradizionali di ricognizione e di rilievo topografico.

Nuraghe project LiDAR
Il team dell’AirLab CNR ISPC durante la fase di testing della strumentazione: LiDAR su drone | © AirLab CNR ISPC

L’impiego del LiDAR da drone è attualmente utilizzato dal laboratorio di ricerca AirLab, diretto da Nicola Masini, dirigente di ricerca del Cnr Ispc di Potenza. Si tratta di una piattaforma su droni per l’acquisizione di dati telerilevati con sensori attivi e passivi, parte della piattaforma aerea del Molab, finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca attraverso l’azione del Pon Ricerca e Innovazione 2014-2020 finalizzata al potenziamento di infrastrutture di ricerca, con il progetto Shine.

Nuraghe Project LiDAR
Visualizzazione in tempo reale delle aree rilevate nell’infrarosso termico | © AirLab CNR ISPC

Il LiDAR da drone, rispetto a quello da aereo, offre ulteriori opportunità legate ad una maggiore risoluzione spaziale dei risultati e alla possibilità di effettuare più rilievi sia per migliorare la qualità delle informazioni sia per effettuare eventuali monitoraggi.

I rilievi LiDAR da drone, eseguiti con un’elevata densità di punti opportunamente elaborati con procedimenti di estrazione automatica, incluse tecniche di machine learning, hanno evidenziato numerose variazioni topografiche e micro topografiche di notevole interesse archeologico e culturale, non note o conosciute solo parzialmente a causa della grande difficoltà di rilevarle da terra, oltre alle rovine di un Nuraghe e alle strutture di due insediamenti capannicoli.

Nuraghe project
Alcuni componenti del team dell’AirLab Cnr Ispc: da sinistra, Nicodemo Abate, Valentino Vitale e Antonio Minervino Amodio. © AirLab Cnr Ispc

La straordinaria e inaspettata scoperta – afferma Nicola Masini, responsabile scientifico delle indagini – evidenzia da un lato le grandi potenzialità del LiDAR su drone che per la prima volta è stato applicato in contesti nuragici, dall’altro allarga l’area di indagine, ponendo nuove domande sulla funzione e l’importanza del sito di Bruncu ‘e s’Omu.

Un aspetto importante riguarda l’elaborazione e classificazione delle nuvole di punti specie in contesti, come quello nuragico, caratterizzati da una densa vegetazione da dover digitalmente ‘rimuovere’ al fine di visualizzare le variazioni microtopografiche per una sua efficace interpretazione archeologica”.

“Mediante procedure di enhancement ed estrazione automatica dei dati, integrate con la classica attività di ricognizione archeologica si è raggiunto il giusto equilibrio tra l’esigenza di ridurre il ‘rumore’ e quella di enfatizzare le feature microtopografiche di interesse archeologico – aggiunge Nicodemo Abate, assegnista di ricerca del nodo E-Rihs.it presso il Cnr Ispc di Potenza -.

“La scoperta delle strutture inedite presso il sito di Bruncu ‘e s’Omu dell’età del bronzo – conclude Costanza Miliani, direttrice del Cnr Ispc e coordinatrice del nodo italiano E-Rihs.it – è stata resa possibile grazie all’impiego del Molab, i laboratori mobili dell’infrastruttura di ricerca per le scienze del patrimonio che, guidata dal Cnr con un modello di accesso aperto alla comunità scientifica nazionale ed interazionale, promuove ricerche interdisciplinari in cui le metodologie di indagine più innovative sono impiegate per ricerche di base ed applicate per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale”.

Fonti: Università degli Studi di Cagliari e Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale

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