PALAZZO PITTI DIVENTA 3D: GLI UFFIZI PRESENTANO IL GEMELLO DIGITALE DEL PIÙ GRANDE EDIFICIO STORICO CIVILE FIORENTINO

È la prima volta, grazie alla collaborazione tra le Gallerie e il Dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’Università di Firenze, che un complesso antico così vasto e articolato viene integralmente riprodotto ad altissima definizione ed in ogni minimo dettaglio: esterni, strutture architettoniche ed interni, con tutte le opere.

Con la ricostruzione ‘risorge’ in versione digitale anche lo scomparso “Scalone a lumaca” realizzato nel Cinquecento da Bartolomeo Ammannati, del quale si erano completamente perse le tracce dopo la demolizione avvenuta secoli fa.

Palazzo Pitti diventa 3D – Gallery

Tra operazioni di topografia e fotogrammetria terrestre e con droni, scansioni laser di ultima generazione, si conclude dopo un anno e mezzo, grazie alla collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi (con il coordinamento dell’architetto Elena Pozzi) e il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze (con il coordinamento della professoressa Grazia Tucci), il rilievo tridimensionale di Palazzo Pitti: di fatto, la prima digitalizzazione al mondo di un edificio storico civile così vasto e articolato. Molti i risultati raggiunti, presentati oggi durante la giornata di studi “Palazzo Pitti e il suo gemello digitale: i grandi edifici storici nell’era della transizione tecnologica.

Tra questi, l’accurata ricostruzione dell’ormai perduto scalone “a lumaca”, originariamente realizzato nel Cinquecento dal celebre architetto e scultore toscano Bartolomeo Ammannati, prospiciente l’omonimo cortile interno della reggia.

Il confronto tra il nuovo rilievo della successiva scala costruita nel Diciannovesimo secolo dall’architetto Pasquale Poccianti con i documenti d’archivio svela infatti tutta la portata delle trasformazioni avvenute in seguito alla sua demolizione dello scalone dell’Ammannati, riportando alla luce e “resuscitando”, attraverso il modello 3D, ambienti dei quali si erano da secoli perse totalmente le tracce.

Il progetto non si è però limitato alla riproduzione digitale degli esterni e delle strutture architettoniche, ma ha integralmente ricreato in digitale nel dettaglio anche tutti gli interni della residenza medicea, opere, addobbi, suppellettili e decorazioni incluse.

Pitti è un edificio dalla storia complessa: alle sue trasformazioni si sono sovrapposte nel corso del tempo una molteplicità di attività e destinazioni d’uso in continua evoluzione. Per questo motivo, la digitalizzazione di un caso studio così difficile, avviata ancor prima della pubblicazione della Raccomandazione dell’Unione Europea in materia (che prevede la digitalizzazione di tutti i beni culturali a rischio e del 50% dei monumenti più visitati entro il 2030, http://data.europa.eu/eli/reco/2021/1970/oj) diventa adesso una risorsa fondamentale.

Non garantirà solo la possibilità di produrre elaborazioni 3D per tutti gli utilizzi di visualizzazione, ma potrà costituire il fondamento per lo sviluppo di un modello informativo su più livelli, dove i dati, costantemente aggiornati in tempo reale, possano tornare utili ad innumerevoli finalità di conoscenza, conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio.

Il nuovo rilievo digitale di Palazzo Pitti pone anche le basi per un uso sostenibile dell’edificio, in linea con le esigenze dettate dal cambiamento climatico e dai rischi idrogeologico e naturale, che impongono un nuovo approccio alla documentazione digitale, soprattutto in termini di acquisizione rapida dei dati e di metodologie di produzione dei contenuti, di condivisione delle informazioni e di collaborazione multidisciplinare.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Gli Uffizi si confermano di nuovo all’avanguardia dello sviluppo tecnologico: il gemello digitale, fedele fino al millimetro, di Palazzo Pitti non ha soltanto un enorme valore come documentazione dello status della Reggia, ma offre anche dati per la conoscenza e la ricerca storica. Ma non guarda solo a passato e presente, bensì anche al futuro: è uno strumento importantissimo per le progettazioni delle manutenzioni e dei restauri. Non ultimo, sarà possibile sviluppare delle esperienze per i visitatori nelle quali potranno vedere spazi normalmente non accessibili, oltre alla nascita e alla ‘crescita’ del Palazzo attraverso i secoli”.

Il professore associato di topografia e cartografia dell’Università degli Studi di Firenze Grazia Tucci: Il modello 3D, che deriva dal rilievo con metodologie geomatiche, deve essere uno strumento utile alla conoscenza, alla conservazione e alla gestione dell’edificio ma perché ciò accada occorre imprescindibilmente creare un modello di gestione per l’archiviazione, conservazione e aggiornamento dei dati del rilievo se non si vuole vanificare il risultato in pochi anni e se si vuole davvero rispondere alle domande del piano di digitalizzazione nazionale, investendo i processi e non producendo solo risultati da archiviare in qualche memoria di massa, trasposizione del vecchio cassetto, in cui in passato sono finiti tanti gloriosi rilievi”.

Elena Pozzi, architetto e curatrice del patrimonio architettonico di Palazzo Pitti: “In prospettiva, il modello di dati tridimensionale permetterà all’amministrazione di curare, manutenere e valorizzare in maniera più efficiente il complesso architettonico, integrando tra loro le informazioni geometriche, materiali, storiche, termoidrometriche, e non solo… insomma, di creare un sistema che simula perfettamente il comportamento del complesso, offrendo tutti i dati necessari per la conservazione del ricchissimo patrimonio, mobile e immobile dell’ex reggia”.

QUALCHE DATO SUL PROGETTO

20 giorni di volo con drone

5137 scansioni e 54411 immagini di tetti e facciate

– 12512 foto per la documentazione di 1533 vani

– 150000 mq di superfici, 1533 vani e 73 vani scala e 67 spazi aperti documentati

– 20 tera di dati immagazzinati

Tutte le immagini e i video sono opera del GeCo Lab, Laboratorio di Geomatica per l’Ambiente e la Conservazione dei Beni Culturali del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze, rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale

Testo, video e foto dall’Ufficio Stampa delle Gallerie degli Uffizi.

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