PARTHENOPE, FILM SCRITTO E DIRETTO DAL PREMIO OSCAR® PAOLO SORRENTINO
in sala in Italia dal 24 ottobre 2024 distribuito da Piper Film

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Parthenope, film di Paolo Sorrentino

Parthenope, film di Paolo Sorrentino
il poster del film

Parthenope, film di Paolo Sorrentino – Opzioni per lo streaming


Disunirsi e ricomporsi:

Sorrentino, Parthenope, Napoli e il cinema

commento a cura di Gianluca Colazzo e Mariano Rizzo (31 ottobre 2024)

Tre anni fa, col suo film È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino aveva momentaneamente tralasciato i barocchismi e le fantasmagorie contemporanee tipici della sua cinematografia, assecondando l’intima necessità di narrare una storia personale e intima, la propria. Nel portare sullo schermo la tragica morte dei genitori, il regista era stato in grado di ricreare la Napoli degli anni ’80 dandole l’aspetto di un universo realistico, fin troppo coerente, pervaso da un’onirica malinconia, un mosaico di ricordi e vaghe allegorie nel quale lo spettatore era portato a riconoscere inevitabilmente parte di sé.

Nel suo nuovo film, Parthenope, uscito lo scorso 24 ottobre, il regista campano torna alle atmosfere che avevano caratterizzato la sua produzione meno recente, tra cui il film vincitore dell’Oscar La Grande Bellezza e, inaspettatamente, la serie TV The Young Pope.

È stata la mano di Dio: Paolo Sorrentino tra Fellini e Maradona

Sorrentino torna quindi a raccontare Napoli, che si materializza stavolta nell’eponima protagonista, interpretato con stupefacente maestria dall’esordiente Celeste Dalla Porta: la telecamera ne segue le vicissitudini fin dalla nascita, che avviene, non senza un certo misticismo, sulle rive di Posillipo. Parthenope, così viene chiamata, vive la sfacciataggine dei vent’anni, la disillusione della prima età adulta e la conseguente necessità di ritrovare la propria consapevolezza; attorno a lei, appena percepibili, i cambiamenti del mondo: i postumi dell’epoca hippy, gli anni di piombo, le avvisaglie dell’età contemporanea nella quale una Parthenope ormai anziana (col volto di Stefania Sandrelli) sarà finalmente in grado di rimettere al loro posto tutti i frammenti della sua vita. Ma il percorso verso la consapevolezza di sé è tutt’altro che lineare, e Sorrentino sa bene come trasferirne sullo schermo ogni minimo aspetto.

Impressionante il numero di personaggi che, ciascuno con la propria storia, ruotano attorno alla protagonista: alcuni avranno un ruolo pregnante lungo l’intero film; altri godranno di una manciata di scene, perfino poche inquadrature, rimanendo però fondamentali per lo sviluppo di Parthenope e della sua vicenda. Si parte dal fratello Raimondo (Daniele Rienzo), ossessionato da lei fin quasi all’incesto, e da Sandrino (Dario Aita), che per Parthenope nutrirà l’amore puro dell’adolescenza; e poi il poeta John Cleever (realmente esistito e interpretato da Gary Oldman), il boss Roberto Criscuolo (Marlon Joubert, già distintosi nel precedente lungometraggio), le due anziane attrici Flora Malva e Greta Cool (Isabella Ferrari e Lucia Ranieri)… ciascuno di essi sfiorerà Parthenope, ne rimarrà incantato o la incanterà, le mostrerà un diverso aspetto dell’esistenza prima di andare incontro al proprio destino, tragico, grottesco o insignificante che sia. Stilare un riassunto esaustivo di tutte le trame e sottotrame sarebbe impossibile: eppure, impresa notevole, le due ore e venti del film scorrono senza cali di ritmo, e soprattutto senza che nulla sia lasciato in sospeso.

Sorrentino ha dichiarato che, a dispetto del suo nome, la sua Parthenope “non è né una sirena, né un mito”; eppure è ben chiaro che questo romanzo di formazione, allegorico e realistico al tempo stesso, attinge con prepotenza alla mitologia napoletana. A differenza del precedente lungometraggio, il simbolismo adoperato dal regista è palese, talvolta sfacciato: basti pensare che la stessa protagonista porta il cognome Di Sangro, e che di conseguenza suo fratello si chiama come il committente della Cappella Sansevero e del celebre Cristo Velato; il disilluso cardinale custode del tesoro di san Gennaro, invece, porta un cognome che più parlante non si può, Tesorone. E la guida di Parthenope lungo tutta la sua storia, il professore di antropologia che le spiega come il disinteresse verso la scienza sia l’unico modo per fare bene la scienza, si chiama Devoto Marotta, combinazione dei nomi del celebre linguista e dell’autore de L’oro di Napoli. Doveroso ricordare che egli sia interpretato da un magistrale Silvio Orlando, in grado di comunicare un’immensa varietà di emozioni con un solo sopracciglio inarcato o con un’unica, improvvisa rottura di commozione nella voce.

Parthenope, dunque, si trova a essere al tempo stesso simbolo inconsapevole e spettatrice consapevole della città di cui porta il nome: ogni fase della sua vita, ogni scoperta di sé, ogni negligenza e ogni ripartenza hanno un riflesso istantaneo sul suo rapporto con Napoli, enfatizzato dalla preziosa fotografia di Daria D’Antonio. La ragazza si sentirà bruciata dal suo sole, si perderà nella sua oscurità, sperimenterà sulla propria pelle la noia della borghesia, l’inconsistenza della mondanità, la dignità della miseria. In un climax di valore pressoché escatologico, la ragazza finirà per trovarsi adornata con quelli che vengono universalmente identificati come i simboli di Napoli, ma che in realtà non sono altro che vuoti orpelli a cui solo secoli di superstizioni contaminatesi e stratificatesi tra loro danno un significato. Il vero volto di Napoli (e, per commutazione, il suo stesso volto) Parthenope penserà di trovarlo nel misterioso figlio di Marotta, nascosto quasi fino alla fine del film, latore di un’allegoria ovvia eppure impossibile da sciogliere. Ma forse non sarà che l’ultimo abbaglio, e Parthenope dovrà attendere la vecchiaia per scoprirlo davvero. La decisione spetta allo spettatore.

Sì, perché è proprio questa la forza di film come Parthenope. Anche chi non ha conosciuto Napoli, anche chi non ha vissuto gli anni ’50, i ’70 e gli ’80, può riconoscersi nelle sinestesie che Sorrentino mette platealmente in scena: tutti abbiamo vissuto estati desolate e assolate come quella che la ventenne Parthenope trascorre a Capri; tutti abbiamo sentito lo scoppiettio di fuochi d’artificio persi nella notte, tutti abbiamo cercato noi stessi negli altri o nei luoghi a cui pensiamo di appartenere, finendo invece per smarrirci. A Napoli forse questo funziona meglio, ma non è detto: Sorrentino lo sa, ci prende in giro, ci offre punti di riferimento, ci fa credere che siano falsi e poi che non lo siano, lasciandoci a fine film con più dubbi che certezze. Eppure, appagati e certi di aver assistito a uno spettacolo di pregnante bellezza.

Se È stata la mano di Dio era il film della disunione, Parthenope è dunque quello della ricomposizione, quello in cui gli aspetti vincenti della cinematografia sorrentiniana vengono amalgamati sapientemente per creare una storia intima e monumentale, tenera e sfacciata, coerente e contraddittoria, strapiena di qualunque cosa, eppure ancora in grado di trovare spazio per altro. Come Parthenope, come Napoli, come il cinema. Come ciascuno di noi.


Una produzione Fremantle, The Apartment Pictures, Yves Saint Laurent, Numero10 Production, Pathé Films, Piper Film e A24.

Parthenope”, girato tra Napoli e Capri, è una co-produzione Italia-Francia. Scritto e diretto da PAOLO SORRENTINO, è un film Fremantle prodotto da The Apartment Pictures, una società del gruppo Fremantle, e Pathé in associazione con Numero 10, PiperFilm e Saint Laurent. La Distribuzione Internazionale è Pathé, quella per il Nord America è A24, e la distribuzione italiana è PiperFilm.


IL MUSICISTA E CANTAUTORE VALERIO PICCOLO FIRMA LA CANZONE ORIGINALE E SI’ ARRIVATA PURE TU, DEL NUOVO FILM DI PAOLO SORRENTINO PARTHENOPE
In concorso al Festival di Cannes

 

VALERIO PICCOLO (musicista, cantautore, traduttore e adattatore per libri, teatro e cinema) firma “E SI’ ARRIVATA PURE TU”, la canzone originale del nuovo film di Paolo Sorrentino, “PARTHENOPE”, in concorso al 77° Festival di Cannes. 

«Sono contento e onorato di far parte del nuovo progetto di un regista che amo moltissimo e che fin dal suo primo film ha rapito totalmente la mia anima di cinefilo – dichiara Valerio Piccolo – E sono particolarmente felice di farlo con una canzone che per me rappresenta la chiusura di un cerchio personale, un ritorno a casa metaforico ma anche linguistico, di chi riabbraccia il napoletano dopo essere passato per tante lingue del mondo».


Oggi, venerdì 27 settembre,  esce in digitale “E SI’ ARRIVATA PURE TU” (https://metatrongroup.lnk.to/esapt) INRI\ Metatron Publishing, la canzone originale del nuovo film di Paolo Sorrentino “PARTHENOPE”, a firma del musicista e cantautore VALERIO PICCOLO, il brano prodotto da Pino Pecorelli esce in due versioni: piano e archi e chitarra e anticipa il nuovo album di prossima uscita dell’artista.

Da oggi, giovedì 3 ottobre, è online il videoclip di “E SI’ ARRIVATA PURE TU” (https://www.youtube.com/watch?v=mTU2205bNOc), la canzone originale del nuovo film di Paolo Sorrentino “PARTHENOPE”, presentato al 77° Festival di Cannes. Il brano anticipa il nuovo album di prossima uscita del musicista, cantautore e autore VALERIO PICCOLO.

“E SI’ ARRIVATA PURE TU”, sancisce l’inizio della collaborazione tra Valerio Piccolo e Metatron Publishing, editore musicale indipendente in un incontro, che rappresenta una fusione di idee, visioni e progetti che hanno come denominatore comune la passione per il Cinema.

Il brano parla di un ritorno alle origini, sia linguistiche che metaforiche, dopo un viaggio tra diverse lingue del mondo.

«Questo pezzo è la genesi dell’album. Il primo a venire fuori, l’incipit di tutto. È il pezzo che mi ha dato la spinta a parlare di me, più che a raccontare storie altrui. E ha dettato la linea di tutto il disco, sicuramente il più intimo dei miei – dichiara Valerio Piccolo – Non è un caso che sia un pezzo in napoletano, il mio primo pezzo in questa lingua. Perché evidentemente sono andato ad attingere sul fondo della mia ispirazione, per dare il via al tutto, e ho trovato la mia lingua d’origine. Nato chitarra e voce, il brano ha attraversato diverse versioni musicali, ma è tornato a quella originale più semplice e profonda. Ho sempre percepito in questo brano un “incastro magico”, sensazione confermata quando Paolo Sorrentino l’ha scelta per il suo film Parthenope. Essere in un film come Parthenope è una gratificazione che auguro a chiunque faccia il musicista. È un riconoscimento che dà un senso chiaro a tutto il tempo che si passa a scrivere e a comporre».

In occasione della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Valerio Piccolo presenterà in anteprima per Alice nella Città, sezione della Festa del Cinema di Roma, la colonna sonora del cortometraggio “Il Presente”, scritto e diretto da Francesca Romana Zanni. Con Iaia Forte, Massimiliano Caiazzo, Barbara Chichiarelli e Alberto Malanchino. Le musiche sono di Valerio Piccolo e di Pino Pecorelli. Una produzione Briciola Film.

Valerio Piccolo è un cantautore e chitarrista nato a Caserta, attivo tra Roma e New York. Dal 2000 è stato il traduttore ufficiale della folksinger americana Suzanne Vega, con cui ha collaborato per diversi progetti artistici, tra cui il “Solitude Standing Tour” e il duetto “Suono nell’aria“.  Nel 2007 ha pubblicato il suo primo album, Manhattan Sessions” (La filibusta/Goodfellas), prodotto da Mike Visceglia, nel 2018 ha pubblicato il brano “Hourglass”. Nel 2010 è uscito il 45 giri “Union Square”, e nel 2011, l’EP “Suono nell’Aria”. Nel 2013, a New York, ha musicato dal vivo il testo “Mick and I” della scrittrice e regista teatrale italiana Francesca Romana Zanni. La performance è andata in scena allo storico Cornelia Street Cafe del Greenwich Village. Nel 2014 è nato il suo progetto musicale più importante, “Poetry”, dove ha messo in musica poesie di autori celebri come Rick Moody e Jonathan Lethem, nel disco sono presenti ospiti come Neri Marcorè e Ferruccio Spinetti. Nel 2019 ha pubblicato il suo quinto album, “Adam and the Animals“, realizzato in collaborazione con Rick Moody. L’album è stato presentato su diversi palchi nazionali e internazionali, tra cui il “Brooklyn Book Festival” e il “Voci per la Libertà” di Amnesty International. Oltre alla sua carriera musicale, è anche noto come traduttore e adattatore per libri, teatro e cinema. Dal 2000 a oggi, Valerio Piccolo ha tradotto e adattato dialoghi per oltre 350 film, includendo opere di rinomati registi contemporanei come Steven Spielberg (“The Post”, “The Fabelmans”), David Lynch (“Mulholland Drive”), Tim Burton (“Big Eyes”), Ron Howard (“Rush”), Quentin Tarantino (“The Eightful Eight”), Clint Eastwood (“American Sniper”), Roman Polanski (“Quello che non so di lei”), Denis Villeneuve (“Blade Runner 2049”) e altri. Ha ricevuto numerose nomination e ha vinto il Gran Premio Internazionale del Doppiaggio nel 2017 e nel 2024 per i suoi adattamenti dei film “Florence” di Stephen Frears e “Wonka” di Paul King. Ha anche ricevuto l’Anello d’Oro al festival “Voci nell’Ombra” di Savona nel 2018 e nel 2022 nella categoria “Miglior Adattamento” per i film “The Post” di Steven Spielberg ed “Elvis” di Baz Luhrmann.

www.valeriopiccolo.com/it/ 

Milano, 21 maggio 2024

 

Immagini dagli Uffici Stampa Studio Sottocorno. Comunicazioni e immagini sulla colonna sonora dall’Ufficio Stampa Parole & Dintorni. Aggiornato il 27 settembre e il 3 ottobre 2024.

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