Restauro: ICR, conclusi i lavori del Polittico della Vergine di Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna della chiesa di S. Zaccaria a Venezia
È stato presentato questa mattina nella chiesa di S. Zaccaria a Venezia il restauro del Polittico della Vergine di Antonio Vivarini (datato 1443), eseguito dai funzionari e restauratori dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma.
Il restauro si pone a conclusione di un lungo progetto, iniziato nel 2013, che ha portato l’Istituto Centrale per il Restauro a intervenire integralmente sui tre polittici realizzati dalla bottega di Antonio Vivarini per decorare gli altari della Cappella di San Tarasio (oltre a quello della Vergine, il Polittico di Santa Sabina e quello del Corpo di Cristo).
Tutte le attività si sono svolte in coordinamento con la Curia Patriarcale di Venezia e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna.
Alle ore 15:30 in Palazzo Ducale, presso la sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna (Salone del Piovego), avrà luogo invece la presentazione al pubblico, nella quale interverranno, oltre ai rappresentanti delle rispettive istituzioni, i funzionari dell’Istituto e i restauratori che si sono occupati della progettazione, direzione ed esecuzione dell’Intervento, che illustreranno i lavori da un punto di vista storico-artistico, tecnico e diagnostico.
Roma, 8 giugno 2022
Testo dall’Ufficio Stampa Ministero della Cultura
COMPLETATO IL RESTAURO DEL POLITTICO DELLA VERGINE DI ANTONIO VIVARINI (1443) NELLA CAPPELLA DI SAN TARASIO IN SAN ZACCARIA A VENEZIA
L’EVENTO

Si è appena concluso l’intervento di restauro del Polittico della Vergine, opera di Antonio Vivarini (Murano, 1420 – Venezia, 1480 ca.) e di Giovanni d’Alemagna (m. Padova, 1450), con la collaborazione dell’intagliatore Ludovico da Forlì per la preziosa cornice lignea, realizzato tra il 1440 e il 1443 e collocato nella Cappella di San Tarasio, nella Chiesa di San Zaccaria a Venezia. Il restauro si colloca a conclusione di un lungo e complesso intervento dell’ICR, che ha portato al risanamento dell’intero gruppo dei tre preziosi polittici, realizzati secondo un progetto unitario dalla bottega di Antonio Vivarini per la Cappella di San Tarasio. Il restauro è stato presentato questa mattina 08 giugno in conferenza stampa a Venezia presso la Chiesa di San Zaccaria alla presenza del Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna Architetto Emanuela Carpani, del Delegato Patriarcale per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto Architetto don Gianmatteo Caputo, dello Storico dell’Arte Dott. Giuliano Romalli, in rappresentanza dell’ICR. Alle ore 15:30 è programmato un incontro pubblico nel Salone del Piovego a Palazzo Ducale, sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, alla presenza dei medesimi rappresentanti delle istituzioni (la Soprintendenza, il Patriarcato di Venezia e l’ICR) e con la diretta collaborazione di coloro che hanno eseguito e coordinato i lavori di restauro.
L’INTERVENTO DI RESTAURO

Il restauro del Polittico della Vergine, appena concluso dall’ICR e ricollocato nella Cappella di San Tarasio, porta a compimento un lungo progetto, iniziato nel 2013, che ha portato nell’arco di nove anni l’Istituto Centrale per il Restauro a restaurare integralmente i 3 polittici realizzati dalla bottega di Antonio Vivarini per decorare gli altari della Cappella di San Tarasio: dapprima si è intervenuti sul Polittico di Santa Sabina (nella foto n. 2, altare a sinistra), poi su quello del Corpo di Cristo (altare a destra), infine sul Polittico della Vergine (altare centrale).


Tutte le attività si sono svolte in costante coordinamento con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e la Curia Patriarcale di Venezia, con la partecipazione attiva del comitato olandese per Venezia.
I tre restauri sono stati condotti secondo modalità analoghe: si è provveduto inizialmente a rimuovere le tavole dipinte da Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna per restaurarle a Roma in laboratorio, e prima della restituzione si è provveduto invece in loco, tramite affidamento a ditta esterna sotto supervisione dell’ICR, alla manutenzione delle cornici lignee scolpite, dorate e dipinte, opera dell’intagliatore Ludovico da Forlì. In occasione dell’ultimo intervento, quello sul Polittico della Vergine, la manutenzione della cornice lignea è stata realizzata direttamente dall’ICR con la formula del cantiere didattico e la partecipazione degli allievi della SAF, nell’ambito del percorso formativo PFP2.

A coronamento di questo primo importante progetto appena concluso, riguardante i polittici della bottega Vivarini, è in fase di preparazione un nuovo intervento conservativo, che interesserà gli affreschi di Andrea del Castagno sulla volta e le decorazioni pittoriche presenti sulle pareti della Cappella.

L’OPERA
IL POLITTICO DELLA VERGINE – Le 5 tavole recentemente restaurate presso i laboratori ICR di Roma – raffiguranti la Vergine in trono con il bambino, San Marco, Santa Elisabetta, San Biagio e San Martino – provengono dal Polittico della Vergine, una delle tre grandi macchine d’altare realizzate nel 1443 dalla bottega di Antonio Vivarini per decorare i tre altari della Cappella di San Tarasio nella chiesa di San Zaccaria. È una grandiosa struttura che all’interno di una complessa cornice lignea dorata, dipinta e arricchita da busti di santi scolpiti in legno, integra sul recto le 5 tavole oggetto del restauro presso il laboratorio ICR, e sul verso un grande armadio-reliquiario, dove sono dipinti, sugli sportelli, i santi dei quali erano conservate le reliquie.

In realtà, solo 2 delle 5 tavole restaurate nei laboratori ICR appartengono all’originario assetto del polittico Vivarini e sono direttamente riconducibili alla mano del pittore di Murano e del suo socio Giovanni d’Alemagna: sono quelle raffiguranti San Marco e Santa Elisabetta, collocate alle due estremità del polittico. Le altre 3 tavole, ovverosia quelle centrali raffiguranti la Vergine in trono con il bambino, San Biagio e San Martino, provengono da un altro polittico smembrato e sono opera del pittore Stefano “pievano di Sant’Agnese”, come lo stesso artista si firma nella tavola centrale raffigurante la Vergine, datando al contempo l’opera al 1385. Stefano è un artista veneziano legato fondamentalmente alla maniera di Paolo e di Lorenzo Veneziano, ma informato anche sulla maniera di altri pittori rappresentativi della scena veneta del secondo Trecento come il padovano Guariento. A Stefano vengono oggi ricondotte una decina di opere su tavola, in gran parte polittici o tavole erratiche, datate tra il 1369 e il 1385.
La presenza delle 3 tavole dipinte da Stefano di Sant’Agnese all’interno del Polittico della Vergine è dovuta ad un restauro ottocentesco, attraverso il quale si operò la sostituzione di 3 tavole originali della bottega Vivarini, evidentemente ammalorate o perdute, con altrettante opere di Stefano recuperate dallo smembrato polittico della Scuola dell’Arte dei Forneri (Fornai) a Santa Maria dell’Orto. Al perduto polittico di Stefano appartiene verosimilmente anche la predella dipinta con Sant’Apollinare e Storiette di San Tommaso Beckett, che si trova oggi allocata sulla fronte dell’altare centrale della Cappella di San Tarasio, proprio sotto il Polittico della Vergine.
IL POLITTICO DEL CORPO DI CRISTO E IL POLITTICO DI SANTA SABINA – Concepiti secondo un progetto unitario quale corredo del polittico maggiore o della Vergine, e caratterizzati come questo dalla stretta associazione tra la componente figurativa su tavola e la complessa macchina lignea della cornice, anche i due polittici realizzati dalla bottega di Antonio Vivarini per gli altari laterali della Cappella di San Tarasio univano alla destinazione ornamentale una precisa funzionalità.
Il Polittico del Corpo di Cristo, collocato sopra l’altare inserito nella nicchia alla destra del vano presbiteriale, era destinato ad accogliere l’ostia consacrata, che veniva allocata nello sportellino centrale decorato con la rappresentazione dell’Imago Pietatis, ossia del Cristo a mezza figura con il corpo offeso dai segni della Passione. Nel polittico di Santa Sabina, posizionato sull’altare inserito nella nicchia della parete opposta, era invece custodita la preziosa reliquia del sangue di Cristo, che trovava posto nello sportello individuato dalla figura di un Angelo a mezzo busto colto nell’atto di svolgere il cartiglio recante l’iscrizione Hic est sanguinis Christi.
Mentre in quest’ultimo polittico la componente figurativa su tavola tende a prevalere, dispiegandosi sui tre grandi pannelli del registro inferiore con le raffinate immagini di San Girolamo, Santa Sabina e San Lizerio a figura intera, e sulle sante Margherita e Agata a mezzo busto del livello superiore, nel Polittico del Corpo di Cristo le tavole dipinte si riducono ai soli scomparti laterali dell’ordine inferiore, dove le figure di santi a figura intera compaiono accoppiate; la porzione centrale della grande macchina d’altare, invece, è dominata dal risalto plastico del bassorilievo con le Pie donne sovrastante lo sportello per l’Eucarestia, e soprattutto dallo straordinario gruppo a tutto tondo con il Cristo risorto dal sepolcro, che occupa lo scomparto centrale del registro sommitale.
A differenza del Polittico della Vergine, dove le tre tavole centrali sono state sostituite nell’Ottocento da altrettanti dipinti del pittore veneziano Stefano di Sant’Agnese, sia nel Polittico del Corpo di Cristo che in quello di Santa Sabina i pannelli figurativi sono tutti originali e riconducibili alla mano di Antonio Vivarini e di Giovanni d’Alemagna.
LA CAPPELLA DI SAN TARASIO – Nota anche come “Cappella d’oro” per la raffinatezza della struttura architettonica e per la ricchezza dell’apparato ornamentale, fu costruita e decorata tra il 1440 e il 1443 su iniziativa della potente badessa Elena Foscari, sorella del celebre Francesco, il doge più longevo nella storia della Serenissima. La Cappella andò all’epoca a sostituire l’abside centrale della prima chiesa di San Zaccaria, edificio risalente probabilmente al IX secolo che era stato integralmente ricostruito in età romanica dopo il disastroso incendio del 1105. Ma già a partire dal 1460 la chiesa romanica fu integralmente ricostruita su progetto di Mauro Codussi. L’intervento risparmiò tuttavia la Cappella di San Tarasio, che da quel momento andò a costituire una sorta di ambiente adiacente la nuova abside e accessibile a scopo devozionale.
A decorare la struttura poligonale della cappella gotica eretta tra il 1440 e il 1443, furono chiamati, in quegli anni, alcuni degli artisti più rappresentativi del panorama peninsulare: al giovane Andrea del Castagno, da poco attivo nel panorama fiorentino, fu affidata l’esecuzione degli affreschi che impreziosiscono le vele della volta e l’arcata absidale, mentre il pittore muranese Antonio Vivarini e il suo socio di origini transalpine Giovanni d’Alemagna, in collaborazione con l’intagliatore Ludovico da Forlì, realizzarono lo straordinario complesso dei tre grandi polittici che andarono a sormontare l’altare maggiore e i due altari laterali della cappella: il Polittico di Santa Sabina sull’altare di sinistra, il Polittico del Corpo di Cristo sull’altare di destra, il Polittico della Vergine sull’altare centrale.
L’imponente complesso decorativo approntato tra il 1440 e il 1443 nella Cappella di San Tarasio celebrava l’importanza della Chiesa di San Zaccaria, che, per il fatto di essere prossima alla Basilica di San Marco e di possedere il più importante patrimonio di reliquie di Venezia, era considerata di fatto una sorta di seconda cappella dogale, meta di processioni e visite che coinvolgevano gli stessi dogi. La maggior parte delle reliquie possedute dalla Chiesa di San Zaccaria erano raccolte proprio nella Cappella di San Tarasio, dove trovavano posto all’interno dell’armadio-reliquiario allestito sul retro del Polittico della Vergine e nei due altari laterali.
IL CONTESTO ARTISTICO E CULTURALE – Antonio Vivarini è il capostipite di una celebre bottega di pittori attiva a Murano, nella quale si formarono e lavorarono il figlio Bartolomeo e il fratello Alvise: bottega che per importanza e produzione nel panorama veneziano del Quattrocento veneziano è equiparabile a quella dei Bellini.
Antonio rappresenta uno dei massimi esponenti della pittura tardogotica veneziana nella sua fase finale, quella successiva al passaggio in laguna di Gentile da Fabriano (1410 ca.). Nelle sue opere, soprattutto tavole o complessi di tavole allestite in polittici, le influenze bizantine ancora dominanti nella pittura veneziana del Trecento cedono completamente il passo al raffinato linguaggio tardogotico importato in laguna da Gentile, con ampie aperture verso modi già rinascimentali, grazie anche al contatto che Antonio avrà con Andrea Mantegna, con cui lavorerà alla decorazione ad affresco della Cappella Ovetari nella Chiesa degli Eremitani di Padova. Per un lungo periodo Antonio Vivarini associò alla sua bottega il tedesco Giovanni d’Alemagna, firmando insieme a lui numerosi polittici, in un rapporto di influenze reciproche che non è stato ancora compiutamente chiarito dalla critica. Dalla bottega di Antonio Vivarini uscirono soprattutto preziosi polittici, destinati alle principali chiese veneziane, ma anche destinati ad ampia fortuna lungo tutta l’area adriatica: diversi polittici Vivarini sono ancora oggi conservati in Puglia. L’attività di Antonio Vivarini, di Giovanni d’Alemagna e della bottega muranese segna di fatto la linea di confine a Venezia tra la pittura tardogotica e quella rinascimentale, che di lì a poco si imporrà con l’attività di Carpaccio, Giovanni Bellini e dei loro contemporanei.

GRUPPO DI LAVORO
ISTITUTO CENTRALE PER IL RESTAURO
UFFICIO DI PROGETTAZIONE LAVORI
Responsabile del Procedimento: Funzionario restauratore conservatore Gloria Tranquilli, Funzionario architetto Francesca Romana Liserre
Progettazione degli aspetti storico-artistici: Funzionario storico dell’arte Giuliano Romalli
Progettazione degli aspetti architettonici e illuminotecnici: Funzionario architetto Francesca Romana Liserre Progettazione degli aspetti conservativi: Funzionari restauratori conservatori Federica di Cosimo, Francesca Fumelli, Gloria Tranquilli
UFFICIO DI DIREZIONE LAVORI
Direttore dei Lavori: Funzionario storico dell’arte Giuliano Romalli
Collaboratore del DL per gli aspetti architettonici: Funzionario architetto Francesca Romana Liserre Direttori operativi per il restauro e docenti responsabili: Funzionari restauratori conservatori Federica Di Cosimo, Francesca Fumelli, Patrizia Giacomazzi, Serena Sechi, Gloria Tranquilli Direttore operativo per le strutture provvisionali: Funzionario architetto Cesare Crova
Responsabile della contabilità: Funzionario per le tecnologie Rocco D’Urso
Indagini scientifiche: Funzionari biologi Giulia Galotta, Maria Rita Giuliani, Funzionari fisici Elisabetta Giani, Mauro Torre, Funzionario restauratore conservatore Fabio Aramini, Funzionario per le tecnologie Paolo Scarpitti (già ICR, attualmente assegnato alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma), Funzionario chimico Fabio Talarico, Funzionario diagnosta Gianfranco Priori. Radiografie: “Diagnostica Fabbri” di Davide Bussolari
Riflettografie infrarosso: “Ars Mensurae” di Stefano Ridolfi
Restauro strutturale dei supporti lignei: funzionario per le tecnologie Paolo Scarpitti Documentazione fotografica, gestione dati e grafica 3D: Funzionario per le tecnologie Angelo Raffaele Rubino, assistenti tecnici Edoardo Loliva, Claudio Santangelo Logistica: assistenti tecnici Alessandro Pierangeli, Flavio Garzia
COLLABORAZIONI ESTERNE
Indagini scientifiche: Gallerie dell’Accademia di Venezia, laboratorio della Misericordia, chimici Enrico Fiorin, Stefano Volpin, Lucia Giorgi
Radiografie: Diagnostica Fabbri di Davide Bussolari
Riflettografie infrarosso: Ars Mensurae di Stefano Ridolfi
Restauro dei supporti lignei: Roberto Saccuman
Collaborazione alla reintegrazione pittorica: Paola Minoja

SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER IL COMUNE DI VENEZIA E LAGUNA
Funzionario storico dell’arte: Giulia Altissimo
Funzionario restauratore conservatore: Lucia Bassotto
Funzionario architetto: Alessandra Turri
DIOCESI PATRIARCATO DI VENEZIA
Delegato Patriarcale per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto: Arch. don Gianmatteo Caputo

Testo e foto dall’Istituto Centrale per il Restauro – ICR