8 Maggio 2015
PORTICUS AEMILIA DIVENTA PARCO PUBBLICO
PROTETTO E ILLUMINATO DALLA SOPRINTENDENZA
ARCHEOLOGICA DI ROMA
Roma – Un parco pubblico ben illuminato e delimitato da un’inferriata: le arcate monumentali dell’infrastruttura che alimentò la Roma dei consoli e degli imperatori resteranno visibili anche di notte. Aprirà al pubblico da sabato 9 maggio e offrirà ai cittadini un giardino monumentale e un laboratorio di espressioni artistiche contemporanee all’aperto.
“Cinque anni di lavoro consentono alla Soprintendenza di riconsegnare la Porticus Aemilia ai cittadini di Testaccio, un parco fruibile di giorno e protetto di notte, un monumento che sarà visibile e racconterà la sua storia di giorno e di notte, grazie all’impianto di illuminazione che conferisce risalto a pilastri e arcate e consentirà aperture serali per le esposizioni artistiche che si susseguiranno” dichiara Francesco Prosperetti, Soprintendente di Stato per l’archeologia romana.
“E’ stata cancellata una vergogna” ricorda Renato Sebastiani, l’archeologo che ha coordinato il progetto di recupero sommando le forze della Soprintendenza archeologica di Roma, del Municipio I del Comune di Roma, delle scuole archeologiche straniere e del quartiere. “L’area della Porticus Aemilia è stato un bene
comune usurpato per cinquanta anni, nascosto da rifiuti e baracche. Intorno ai resti dei magazzini antichi ora Testaccio ha un parco pubblico di 1.200 metri quadrati che non si limita a illustrare la storia dei luoghi con pannelli didattici: la conservazione dei resti della Porticus è il nostro compito ma intendiamo anche offrire uno spazio agli abitanti storici del quartiere, alle realtà culturali contemporanee -come l’Istituto Europeo di Design e la Facoltà di Architettura di Roma Tre, i cui studenti potrebbero fruire di questo spazio-, e ai turisti attirati dalle strutture culturali del distretto Ostiense-Testaccio”.
LAVORI
L’ultima fase dei lavori effettuati dalla Soprintendenza ha messo a punto i dettagli necessari per l’apertura al pubblico della Porticus Aemilia. Gli scavi effettuati dal 2011 al 2013 sono stati protetti e ricoperti con una pavimentazione di terra battuta e brecciolino. Al tramonto un impianto di illuminazione accende automaticamente 20 proiettori che disegnano le architetture utilizzando l’energia accumulata durante il giorno da pannelli fotovoltaici.
Due pannelli didattici permanenti (6m x 1,30m) recano le informazioni storiche sulla Porticus Aemilia; altri due ospiteranno invece le esposizioni e le installazioni temporanee (le prime due si inauguranomil 9 maggio, v. scheda allegata). Una cancellata in ferro battuto corre lungo i cento metri di perimetro e aiuterà istituzioni pubbliche e abitanti del quartiere a difendere il decoro del parco. Grazie ai 100mila euro complessivi stanziati dalla Soprintendenza si potrà completare anche l’allestimento del parco con panchine e piante da giardino.
Il progetto di allestimento del parco pubblico nel cuore di Testaccio è stato curato da due giovani architetti, nell’ambito di una collaborazione fra Soprintendenza e Scuola di specializzazione in Architettura de La Sapienza. “La tesi di specializzazione -spiega Renato Sebastiani- è stata trasformata in un progetto esecutivo e la Porticus Aemilia ha tenuto a battesimo l’ingresso nel mondo professionale di due architetti tirocinanti, provenienti dal mondo universitario. Lo strumento dei tirocini ci consente di offrire esperienze formative agli studenti: per lo scavo sotto il mercato di Testaccio sono stati quasi 500 gli studenti formati”.
La valorizzazione della Porticus Aemilia è il passaggio più recente del progetto Museo Diffuso del Rione Testaccio: un percorso fisico che ripercorre la storia del Rione, punteggiato da cartelli di informazioni sui fatti dei quali Testaccio è stato testimone, un’applicazione multimediale (reperibile all’indirizzo https://itunes.apple.com/it/app/id5796II52I? mt=8&affld=1860684), un
sito web (romearcheomedia.fub.it/testaccio/), la prossima apertura di un’area ludico-didattica e dell’area archeologica del Nuovo Mercato Testaccio.
L’INAUGURAZIONE
Sabato 9 maggio alle 18,30 si terrà l’inaugurazione,del parco pubblico della Porticus Aemilia. Sulle note della Stradabanda si apriranno i cancelli e si attenderà insieme il tramonto, “alle 20,17 precise, secondo le effemeridi”, assicura lo staff della Soprintendenza. Il giorno seguente, quindi dal mattino del 10 maggio, archeologi e archeologhe offriranno visite guidate gratuite (alle 10,30, 11,30 e 12,30).
All’illuminazione notturna della Porticus Aemilia è dedicata una galleria di immagini disponibile sul web.
PORTICUS IN ARTE
La Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma promuove all’interno del sito il progetto stabile Porticus in arte: eventi, installazioni artistiche, mostre ed esposizioni fotografiche temporanee
realizzate sui supporti presenti nel sito. “Si parte dal 9 maggio 2015 con Incontro d’amicizia, un viaggio nel tempo sull’amicizia proposto da Juri Corti; e con Genius Loci, installazione artistica di Alessandro Gorla” fa sapere Alice Ancona, componente del gruppo di lavoro sulla Porticus Aemilia. Maggiori dettagli sulle due proposte nella scheda allegata al comunicato stampa.
PORTICUS AEMILIA E OPEN HOUSE
L’inaugurazione del 9 maggio e le visite guidate offerte la mattina del 10 maggio sono inserite nel programma della manifestazione Open House Roma 2015 (openhouseroma.org), che ogni anno organizza a Roma due giorni di apertura straordinaria di edifici pubblici e privati caratterizzati da un particolare
segno dal punto di vista della progettazione architettonica e urbanistica
GLI SCAVI EFFETTUATI
Nel 193 a.C. gli edili curuli Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo iniziarono la costruzione di un nuovo porto (Emporium) e di un retrostante edifìcio, adibito allo stoccaggio delle merci, la Porticus Aemilia. La sua costruzione venne ultimata nel 174 a.C. dai censori Quinto Fulvio Flacco e Aulo Postumio Albino. L’edificio misurava 487 metri per 60 e era compreso tra le attuali vie Franklin, Marmorata, Branca e Vespucci. Lo spazio era suddiviso in 50 navate, larghe 8,30 metri ciascuna, coperte da volte a botte e digradanti verso il Tevere. Il pavimento era in terra battuta e l’alzato in opera incerta di tufo, risalente probabilmente all’intervento edilizio del 174 a.C. si tratta di uno dei più antichi casi di impiego di questa tecnica costruttiva.
L’edificio identificato come Porticus Aemilia, situato nei pressi del Tevere, era pertanto un magazzino posto al servizio del porto fluviale della Roma repubblicana. Le indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici di Roma ed il KNIR (Royal Netherlands Institute in Rome) a partire dal 2011, al di sotto dell’attuale pavimentazione, hanno documentato la presenza di due vani con pareti intonacate e in ottimo stato di conservazione, in corrispondenza delle arcate visibili in via Rubattino. “Sotto il pavimento di una stanza -racconta l’archeologa Alessia Contino-abbiamo individuato un sistema di sospensure che consentiva un ricircolo d’aria, efficace strumento per controllare l’umidità delle derrate alimentari immagazzinate”. Insieme alla planimetria dell’edificio, questa struttura sembra indicare che si trattasse di un locale adibito a magazzino (horreum). A rafforzare questa ipotesi vi sono i resti carbonizzati di farro -un tipo di frumento coltivato, ingrediente fondamentale nella preparazione del pane romanorinvenuti nell’ambiente. All’esterno, lungo il muro di fondo, sono stati scoperti due ambienti con murature in tegole e opera mista. In uno dei due vani è stato portato alla luce un pavimento realizzato in opera spicata. All’interno di questi locali sono state
esaminate tre sepolture in anfore di produzione africana risalenti al V e al VI secolo. Il loro ritrovamento può essere interpretato come un chiaro segnale di quanto l’antico edificio commerciale fosse caduto in disuso a partire dalla fine del III secolo.
Coerentemente con il contesto del porto fluviale urbano, i reperti più numerosi sono rappresentati dalle anfore, contenitori da trasporto in ceramica, in genere destinati a derrate alimentari liquide, quali olio, vino e salse di pesce. Le anfore rappresentano un documento importante relativo ai traffici e ai commerci che, nel caso di Roma, coinvolgevano tutto il Mediterraneo, da Oriente a Occidente. La ceramica fine e comune da mensa e da dispensa, pur risultando minoritaria, ha consentito di circoscrivere alcune datazioni, individuando le fasi salienti della vita della Porticus in epoca imperiale (sec. I-III d.C), quando essa fu rioccupata da strutture di immagazzinamento e stoccaggio, nonché del successivo abbandono dell’edificio in età tardo-antica (sec. IV-V d.C).
“Nei livelli imperiali di fondazione e di costruzione della cella di magazzino interna alla XVI navata della Porticus -spiega ancora Contino- sono stati trovati quasi esclusivamente contenitori egeo-orientali di produzione rodia e siro-palestinese utilizzati per il trasporto di prodotti vinari -, ma forse anche di datteri e conserve dall’area orientale”. In epoca tardo-antica, invece, le anfore più attestate, come il resto della ceramica, sono di produzione africana.
Come da MIBACT, Redattrice Sandra Terranova