mostra Blake e la sua epoca. Viaggi nel tempo del sogno
Reggia di Venaria
31 ottobre 2024 – 2 febbraio 2025
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commento a cura di Chiara Zoia
La grandezza di William Blake: Tate e Venaria Reale insieme per una mostra d’eccellenza
Definire cosa fa di una mostra una “bella mostra”, o addirittura una mostra eccellente, e farlo in astratto, è un esercizio davvero molto rischioso.
Quella che ne tiriamo fuori, infatti, ha una grossa probabilità di essere una lista dei nostri pre-concetti, dei nostri bias, per dirlo con un termine oggi più incisivo.
Ho sempre fatto molta fatica, da parte mia, a sposare una qualche ricetta per una “buona mostra”. Soprattutto perché, quasi sempre, questa viene brandita in opposizione all’aberrante e certamente deleterio – così bollato dallə addettə ai lavori™ – fenomeno delle mostre blockbuster.
E questo approccio mi è sempre parso, francamente, un po’ ridicolo. Come la necessità, sempre e a tutti i costi, che dietro una mostra ci sia un “solido impianto scientifico e metodologico”. Cosa sia, di preciso, è sempre sfuggito aə più, specie perché gli studi storico-artistici, così come ogni altro ambito di autentica ricerca, muta orizzonti e convinzioni in maniera costante. Dunque ciò che pare metodologicamente corretto oggi può non esserlo più dopodomani, o non esserlo per una diversa scuola di pensiero.
E poi credo che le mostre non debbano rinunciare a una funzione didattica anche elementare, a costo di ribadire l’ovvio. Che ovvio può essere per chi è già avanti negli studi, ma non per tutto il pubblico, o per chi questi studi li ha appena intrapresi.
Che può godere di un’esposizione ben costruita e ben argomentata, in cui scoprire da sé, attraverso l’esperienza, anche ciò che altrə hanno a loro volta già scoperto, decenni o addirittura secoli fa.
In questo, e in molti altri sensi, percorrere Blake e la sua epoca – Viaggi nel tempo del sogno, allestita al secondo piano della Reggia di Venaria Reale e visitabile fino al 2 febbraio, mi ha restituito la sensazione di attraversare ciò che una mostra dovrebbe essere.
Viaggio alla scoperta della grandezza
Le opere sono raggruppate ed esposte in aree tematiche, con un intervento curatoriale che mi sento di definire “leggero”. Nel senso migliore che si può dare a questo aggettivo.
I nuclei Incantesimi, Creature fantastiche, Orrore e Pericolo, Il Gotico, Uno sguardo romantico al Passato, Satana e gli Inferi descrivono intorno alle opere un confine che rende comprensibile e approcciabile la loro convivenza, ma che non ostacola la fluidità del passaggio dall’una all’altra e non soffoca la libera associazione di idee.
Convivono con grande naturalezza opere di differenti tecniche, scuole, valore artistico e culturale, dimensioni.
Credo che da qui emerga la “solidità scientifica” della mostra. Che non rinuncia ad un’esposizione in tutto e per tutto piacevole, in cui si può indulgere alla semplice meraviglia di fronte ad alcuni pezzi di eccezionale qualità e fascino. Ma nemmeno a dare uno spaccato il più possibile ricco e verosimile del contesto culturale in cui questi si muovono.
In questo vociare che mescola una grande varietà di timbri e accenti emerge un aspetto che, per un verso o per l’altro, li attraversa tutti e che si può ricondurre alla dimensione della grandezza.
Come dimensione fisica, ma anche in senso morale, artistico. Persino cosmico.
Cos’è che rende un’opera “grande”?
Ci sono in mostra tele davvero gigantesche. Sono quelle dei paesaggisti che definiamo Romantici. Quelli che rappresentano una natura che giganteggia sull’essere umano, in cui agiscono forze titaniche, capaci di cambiare in un momento il volto di interi territori e travolgere vite.
Come in Una valanga sulle Alpi di Philip James de Loutherbourg. Sono opere certamente interessanti, a loro modo godibili. La loro presenza è importante per tratteggiare in maniera evocativa un periodo storico e del pensiero, il suo gusto, la sua cultura figurativa.
Ma è altrettanto interessante notare come la loro dichiarata, quasi urlata grandezza, si sgretoli con la facilità di un biscotto nel thé, appena se ne avvertono le forzature, le sbavature o persino le grossolanità di esecuzione, le ingenuità compositive, la banalità didascalica dei soggetti.
Al contrario è interessante come altre forme di grandezza emergano, proprio da questo contrasto.
Quelle della lucida maturità di Heinrich Füssli (o Henry Fuseli, nella sua declinazione all’inglese, come sceglie di utilizzare la Tate), presente in mostra con tele e opere grafiche che, da sole, valgono il biglietto d’ingresso.
Che giganteggia come artista solido, che domina da vero demiurgo tutto il processo che porta dall’idea alla realizzazione, con sicurezza e maestria. Anche se la realtà che dipinge è quella dell’inconscio, dei sogni, delle pulsioni, o al contrario quella di una quotidianità mondana che però trasmette, se possibile amplificato, il senso di disagio che oggi chiamiamo uncanny valley, il suo linguaggio artistico non ha nulla di evanescente. Una tecnica precisissima e un’eccellente capacità di mantenere una visione d’insieme restituiscono sì incubi; ma convincenti, persino godibili.
La grandezza quasi sussurrata di una molteplicità di tecniche, in particolare del disegno e della grafica in generale.
Dalla spontaneità del bozzetto, che ci lascia assaporare la freschezza di un’idea appena concepita, alla densità concettuale di un disegno preparatorio, da cui impariamo la profondità dell’impegno e la fatica che poi lə artistə migliorə riescono a mascherare dietro un’apparente naturalezza nell’opera finita.
Dalla raffinata esattezza di pensiero che l’incisione riesce a raggiungere meglio di qualsiasi altra tecnica.
Peraltro, questa rappresentazione di linguaggi così varia offre un panorama della produzione visiva tra fine Settecento e inizio Ottocento che demolisce l’asfittico quanto artificioso recinto che separa “arti maggiori” e “arti minori”.
E da tutta questa grandezza, che ben poco ha a che fare con le dimensioni fisiche dell’opera, e spesso anzi le contraddice, emerge con statura titanica proprio la figura di Blake.
Isolato, sprezzante, contraddittorio. Fuori dal flusso delineato dalle opere degli altri e allo stesso tempo inevitabile proprio in quel contesto.
L’allestimento per temi è molto equilibrato anche per quanto riguarda la sua presenza; in ogni sezione ritroviamo sue opere. Possiamo quindi godere della sua compagnia in tutto il percorso, e sempre ricavare suggestioni dal confronto con altre personalità.
Sorprende, anche oggi, la sua capacità compositiva. Quella di interpretare lo spazio, di qualsiasi dimensione, con una libertà sfrenata che sorprendentemente va di pari passo con una capacità quasi sovrumana di ricondurre tutto a un’equilibrio di perfezione cristallina.
Sorprendono le gamme di colore, di certo distillate dall’intimità con le arti medievali, e allo stesso tempo così drasticamente povere rispetto al panorama suo contemporaneo da arrivare a ricordare più le avanguardie del Novecento (Kandinskij, il Bauhaus, Malevič).
Sorprende la statura cosmica di ogni figura, persino quelle che popolano formati minuscoli, come la Tavola 4 delle “Visioni delle figlie di Albione”.
Le opere di Blake tengono insieme un nitidissimo ideale estetico, perseguito con costanza e senza cedimenti a un gusto più ortodosso, e la totale indifferenza del mezzo attraverso cui raggiungerlo. Tecniche e materiali si mescolano, si sommano, si incrociano: il mogano, il gesso, l’oro, la grafite, l’inchiostro, l’acquerello. Tutto vale, se serve.
Il gigantismo del talento di Blake è lo stesso delle sue figure: costrette in uno spazio sempre troppo piccolo, piegate da uno strazio che non è mai contingente e sempre essenziale, splendenti di una perfezione che viene dal mondo delle idee e non da quello della materia.
Poter scoprire l’unicità di questo maestro grazie alla presenza di sue opere di eccezionale livello e allo stesso tempo grazie alla prossimità con esempi di altre visioni a lui contemporanee, e di farlo attraverso un percorso del tutto godibile, rende l’esposizione di Venaria Reala un’occasione davvero imperdibile.
«Vedere un Mondo in un Granello di Sabbia e un Paradiso in un Fiore Selvatico. Tenere l’Infinito nel palmo della mano e l’eternità in un’ora».
William Blake, Auguries of Innocence, circa 1804
Dopo il successo riscosso nel 2022 con John Constable. Paesaggi dell’anima e nel 2023 con Turner. Paesaggi della Mitologia, la Reggia di Venaria, imponente complesso monumentale alle porte di Torino, ospita la mostra di un altro celebre artista considerato uno dei maggiori maestri britannici, William Blake, chiudendo così la trilogia delle esposizioni dedicate ai principali esponenti dell’arte romantica inglese grazie alla prestigiosa collaborazione del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con la Tate UK.
La mostra, curata dalla storica dell’arte Alice Insley – British Art 1730-1850 Curator della Tate UK – è intitolata Blake e la sua epoca. Viaggi nel tempo del sogno e presenta alle Sale delle Arti della Reggia, dal 31 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025, una significativa selezione di 112 opere provenienti dalla famosa istituzione museale inglese.
Gallery, crediti per le foto: Andrea Guermani
L’esposizione rappresenta un’occasione imperdibile di ammirare capolavori autentici che rappresentano non solo un momento peculiare dell’arte, dell’immaginazione e della storia britannica, ma anche uno dei vertici dell’espressione artistica di tutti i tempi.
William Blake (1757-1827) è un personaggio di spicco dell’arte e della letteratura inglese. Ignorato quando era in vita, le sue opere visionarie in pittura, stampa e acquerello hanno ispirato intere generazioni e sono ora riconosciute come contributo unico alla cultura mondiale.
Blake ha vissuto un periodo storico rivoluzionario, un’epoca di radicale trasformazione delle idee sull’arte e sull’immaginazione, in cui gli artisti hanno veicolato la loro ispirazione verso territori nuovi e inesplorati.
La mostra presenta Blake nel suo contesto, con gli artisti che ha ammirato e che ha influenzato, offrendo una visione entusiasmante di un’epoca di straordinaria originalità e innovazione dell’arte britannica.
Ogni sezione tematica della mostra è incentrata su una selezione di opere chiave di Blake accanto ad altre strettamente correlate di altri artisti, secondo categorie distinte volte a illustrare una diversa dimensione dell’immaginazione poliedrica di William Blake: Incantesimi, Creature fantastiche, Orrore e Pericolo, Il Gotico, Uno sguardo romantico al Passato, Satana e gli Inferi.
La mostra è a cura di Alice Insley ed è organizzata in collaborazione con la Tate, UK
LE SEZIONI DELLA MOSTRA
CON ALCUNE OPERE PRINCIPALI
William Blake è uno dei più celebri artisti romantici britannici. La straordinaria originalità della sua arte e poesia continua a ispirare ancora oggi. Ma non era l’unico: molti artisti abbracciarono l’irrazionale e l’emotivo, affrontarono temi altamente soggettivi e cercarono una rinnovata spiritualità o una via di fuga durante quei decenni. Come Blake, rispondevano a un mondo in fermento. L’immaginazione romantica che emerse in Gran Bretagna nacque dall’umiliante sconfitta nelle guerre d’indipendenza americane, dalle onde d’urto delle rivoluzioni francese e haitiana degli anni ’90 del Settecento, dalle difficoltà delle lunghe guerre con la Francia, da anni di disordini politici e sociali in patria e dal rapido ritmo dello sviluppo tecnologico e industriale. L’arte di Blake e dei suoi contemporanei rivela lo spirito della loro epoca.
Orrore e Pericolo
«In trepidazione e orrore lo videro si allontanarono, spinti dalle sue mani e dai suoi piedi che l’abisso più profondo ha colpito con furore e con caldo sdegno ma non c’era luce dai fuochi e tutto era Buio».
William Blake, The Book of Los, Londra 1795
Di fronte ai grandi cambiamenti e fermenti, molti artisti hanno cercato di adattarsi ai profondi sconvolgimenti del mondo che li circondava. Questo comportò l’abbracciare il sublime, creando arte che potesse suscitare emozioni di paura e stupore, piuttosto che essere semplicemente bella. Questi temi aprirono nuove possibilità immaginative agli artisti romantici. Essi potevano ormai raffigurare soggetti sconvolgenti, persino inquietanti, suscitando una maggiore gamma di risonanze emotive. Nell’opera di Blake ciò si esprime attraverso corpi contorti e conturbanti e l’illustrazione dell’angoscia e del tormento. Tra i suoi contemporanei proliferano i temi più cupi della prigionia, della follia, dell’orrore, del pericolo e della malattia, così come le immagini drammatiche della natura. Gli artisti inglesi esplorarono sempre più il potere e i pericoli del mondo naturale, distorcendo la luce, le proporzioni e lo spazio per suscitare le emozioni dello spettatore.
Creature Fantastiche
«I Giganti, le Streghe e i Fantasmi di Albione danzano con Thor e Frigga. E le Fate guidano la Luna lungo la Valle dei Cherubini».
William Blake, Jerusalem: The Emanation of The Giant Albion, Londra c. 1804-1820
Alla fine del XVIII secolo abbondavano le immagini del soprannaturale e del fantastico, del sorprendente e del mostruoso. Queste creature stravaganti davano libero sfogo all’immaginazione degli artisti e soddisfacevano il nuovo gusto per lo sconvolgente e il terrificante. In un mondo in cui gli ideali illuministici e il progresso erano sempre più messi in discussione, l’irrazionale e l’ultraterreno sembravano molto più attraenti. Si dice che i mostri di Blake gli apparissero in visioni. Altri artisti, nel frattempo, si rivolsero alle apparizioni, alle streghe e ai mostri della letteratura e del folklore, comprese le creature di Shakespeare e della tragedia greca. Con il fiorire della satira grafica in questi anni, queste creature fantasiose o grottesche acquisirono una nuova nitidezza, mettendo a nudo i vizi della società contemporanea.
Incantesimi
«Una fata è saltata sulle mie ginocchia, cantando e ballando allegramente. Ho parlato di toppe, anelli, spille, collane e cose simili, travestimento delle forme femminili, anche se insignificante, dorato verme velenoso!».
William Blake, A Fairy leapt, c.1793
Sebbene molte persone considerassero le fate e gli spiriti come una finzione o una superstizione, essi continuarono a essere presenti nelle arti visive dell’epoca. Artisti come Blake e Heinrich Füssli diedero nuova vita immaginativa al regno delle fate e degli spiriti. Le loro immagini erano spesso popolate da personaggi femminili, che apparivano in modi seducenti e incantevoli. Le fate si intrecciarono strettamente con le donne di fantasia nell’arte e nella letteratura dell’epoca, offrendo una sorta di piacere proibito agli spettatori. Entrambe potevano essere pericolose nella loro appetibilità, riflettendo le ansie contemporanee sulla sessualità femminile. Potevano anche rappresentare l’immaginazione stessa, suggerendo la sua libertà ma anche l’effetto potenzialmente trasformativo sul soggetto e sul corpo, nel bene e nel male.
Romanticizzare il Passato
«Le antichità britanniche sono ora nelle mani dell’artista; tutte le sue contemplazioni visionarie, relative al proprio Paese e alla sua antica gloria, quando era, come sarà di nuovo, fonte di apprendimento e di ispirazione».
William Blake, A Descriptive Catalogue of Pictures, Poetical and Historical Inventions, Londra 1809
I tempi passati erano una ricca fonte di ispirazione per Blake e i suoi colleghi artisti. In mezzo alle difficoltà e alle tensioni delle lunghe guerre con la Francia, le immagini e le storie del passato britannico potevano ispirare l’orgoglio nazionale, dare un senso di evasione o trasmettere messaggi contemporanei. Le lingue celtiche e nordiche, il folklore, l’arte e l’architettura acquistarono un nuovo fascino. Per gli artisti britannici, l’antico bardo assunse nuova forza come simbolo di resistenza e di sfida. Anche Shakespeare fu riscoperto in questi anni e le sue opere permisero di immaginare nuovamente un eroico passato nazionale. Anche la campagna inglese, le sue rovine e le sue chiese, si caricarono di un nuovo significato. Alcuni artisti, tra cui Blake, adottarono persino stili e tecniche artistiche storiche nel tentativo di entrare in contatto con le epoche passate.
Il Gotico
«Il Gotico è Forma Vivente… La Forma Vivente è Esistenza Eterna».
William Blake, On Homers Poetry [and] On Virgil, c.1822
Il primo vero incontro di Blake con l’arte gotica avvenne quando era un giovane apprendista incisore che disegnava tombe nell’Abbazia di Westminster. Nel corso della sua vita, il gotico divenne centrale nella sua visione artistica, rappresentando un’arte spirituale e viva, un ideale senza tempo. Ma Blake non era il solo. Il Medioevo ha stimolato l’immaginazione romantica di artisti e scrittori come nessun’altra epoca passata. Questo ha assunto molte forme, dallo studio ravvicinato delle chiese gotiche all’esplorazione delle qualità evocative di antiche rovine e castelli, fino all’adozione di stili più lineari e precisi. Poteva inoltre essere interpretato in molti modi: per alcuni il gotico rappresentava una tradizione nazionale, per altri un vecchio ordine opprimente, per altri ancora poteva esprimere libertà politica e immaginativa, la possibilità di un cambiamento.
Satana e gli Inferi
«terrori apparvero nei cieli sopra / e nell’inferno sotto, e un potente e terribile cambiamento / minacciò la terra».
William Blake a John Flaxman, 12 settembre 1800
Gli artisti guardavano al passato così come immaginavano il futuro. Le catastrofi e i traumi degli anni 1790 e 1800, gli anni della rivoluzione e della guerra, della violenza brutale e dei sogni di libertà, sembravano inaugurare una nuova era. Come questa fosse si poteva solo intuire, suscitando sia la paura di orrori mai visti prima, sia la speranza di una trasformazione e redenzione. Non era più fantasioso credere che le profezie bibliche sulla fine del mondo si stessero avverando. Gli artisti diedero espressione visiva a questo senso di apocalisse imminente, riflettendo le ansie del loro tempo. Blake – che trascorse gli ultimi anni della sua vita a raffigurare i tormenti dei gironi infernali danteschi – non fu il solo a rappresentare soggetti satanici e infernali. Il destino e la rivelazione diventarono qualcosa di sensazionale.
WILLIAM BLAKE: RE-IMAGINED VISIONS
Solo ed esclusivamente per questa mostra, la Reggia di Venaria e la Tate hanno commissionato allo studio di animazione Blinkink e al regista Sam Gainsborough la realizzazione di un’installazione video. Combina 12 delle opere d’arte più iconiche di Blake dalla collezione della Tate e offre al pubblico l’opportunità di immergersi nell’universo immaginario dell’artista, dando vita ai suoi personaggi teatrali dai mille volti. Sostenendo di aver visto in una visione i grandi monumenti dell’Asia, Blake credeva di poter adempiere al meglio il suo dovere nei confronti della Gran Bretagna dipingendo su larga scala in uno spazio pubblico. Anche se questo non è mai accaduto nel corso della sua vita, questo video permette di vedere alcune delle opere di Blake su una scala più vicina alle sue ambizioni, nonché di osservare parte del colore originale delle opere i cui pigmenti sono sbiaditi con il tempo. Il film è accompagnato dalla colonna sonora di Aphex Twin.
La proiezione presenta, tra gli altri, il dipinto di Blake La forma spirituale di Pitt che guida Behemoth esposto in mostra. Questa era una delle due opere che Blake aveva previsto come monumento pubblico con un’altezza di circa 30 metri, “consona alla grandezza della nazione”. Le sue speranze di veder realizzate le opere in grande scala sono rimaste insoddisfatte durante tutta la sua vita. La proiezione offre l’opportunità di vedere concretizzate le ambizioni di Blake: il dipinto appare in una grande scala, così come da lui desiderato. Mostra l’ex primo ministro britannico William Pitt, comandante delle bestie bibliche, al centro di una visione apocalittica della guerra: un’immagine che sembra in contrasto con la pretesa patriottica di Blake di celebrare gli eroi della nazione.
INSTALLAZIONE
William Blake: Re-Imagined Visions
TATE
Creative Producer, International Partnerships
Sofia Contino
BLINKINK
Director Sam Gainsborough
Executive Producer Josef Byrne
Producer Alexander Handschuh
Production Manager Molly Turner
ENDEAVOUR
Creative Director Lewis Phillips
COLONNA SONORA #3
Performed by Aphex Twin
Written by Richard D. James
Published by BMG
Courtesy of Warp Records
Tutte le immagini ©Tate
Comunicazioni ufficiali e immagini dall’Ufficio Stampa La Venaria Reale