Religione o trappola. L’ideale della famiglia nel pensiero di Verga e Pirandello

Prima di scendere nel dettaglio e scandagliare il diverso modo di considerare la famiglia da parte di due tra i più significativi scrittori siciliani, partirei dal concetto di famiglia.

L’origine della sua etimologia proviene dal termine italico-latino familia1, il cui significato, servitù che abitava sotto un tetto, subì prima un’estensione semantica tanto da ricomprendere anche i proprietari della casa e i loro consanguinei; poi col passare del tempo un processo inverso, una riduzione semantica, una sorta di climax discendente, prendendo ad riferirsi solo ad affini e soggetti legati da parentela ed escludendo la servitù.

Fu il ruolo del pater familias ad accrescere la fama di questo termine e attirare l’attenzione su di sé imponendosi con la funzione di guida, punto di riferimento, sostegno di tutto il nucleo.

Giovanni Verga
Giovanni Verga, dal libro Giovanni Verga di Luigi Russo, Riccardo Ricciardi Editore, Napoli (1920). Foto di ignoto, in pubblico dominio

Degno erede di questa tradizione fu Giovanni Verga, scrittore siciliano originario di Catania del XIX secolo, e la vicenda disgraziata dei Malavoglia, i personaggi del suo capolavoro, ne è la testimonianza più viva e bruciante.

La storia raccontata nel romanzo è quella di una famiglia di pescatori di Trezza formata da Padron ‘Ntoni, il capofamiglia, suo figlio Bastianazzu e la moglie Maruzza e i loro cinque figli ‘Ntoni, Luca, Alessi, Mena e Lia.

È una storia di lotta e di sventura, di cambiamenti e ripensamenti; una storia tormentata che lascia dietro di sé dolore e sofferenza, vinti e vincitori.

È la storia di chi pensa di poter fare da sé e non si ritrova nulla in mano; di chi si avventura verso nuove prospettive di vita e realizza che sua vera forza è la famiglia che ha lasciato.

È la storia di una scelta sbagliata destinata ad incidere profondamente sulle vicende dell’intera famiglia a seguito del naufragio della Provvidenza, la barca usata da Bastianazzu per la vendita dei lupini2, acquistati a credito dal capofamiglia.

È la storia che vede, nella partenza di ‘Ntoni prima e nella morte di Bastianazzu poi, l’inizio della fine della famiglia, del suo smembramento, del suo disfacimento. Solo coloro che resteranno uniti alla famiglia riusciranno a non essere vinti; coloro che invece seguiranno altre strade finiranno col pagare a caro prezzo la loro scelta di aver voluto navigare in altro mare, volendo usare una metafora nautica.

Aci Trezza nel film di Luchino Visconti, La terra trema, ispirato al romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga. Foto dal film in pubblico dominio

Emerge pertanto una concezione conservatrice e tradizionale del valore della famiglia, il cosiddetto ideale dell’ostrica declinato dallo stesso Verga nella novella Fantasticheria:

Proprio l’ideale dell’ostrica, e noi non abbiamo altro motivo di trovarlo ridicolo che quello di non esser nati ostriche anche noi. Per altro il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere mentre seminava principi di qua e duchesse di là, questa rassegnazione coraggiosa ad una vita di stenti, questa religione della famiglia, che si riverbera sul mestiere, sulla casa, e sui sassi che la circondano, mi sembrano – forse pel quarto d’ora – cose serissime anch’esse.

La famiglia in Verga e nei suoi personaggi diventa, attraverso la metafora dello scoglio, la salvezza, la protezione, il punto di riferimento più importante, la difesa dal mondo esterno, dal mare infestato dai pesci grandi e dai loro attacchi. Pertanto la fedeltà all’unico modo possibile di vivere consiste nella rassegnazione rispetto ai sacrifici e agli stenti di quella vita e nell’accettazione della immobilità sociale e nella religione della famiglia.

Luigi Pirandello
Luigi Pirandello, foto di ignoto in pubblico dominio

Assai diversa è invece la considerazione della famiglia di un altro noto scrittore siciliano: Luigi Pirandello.

Nella novella La trappola, il nostro scrittore fa un’analisi cruda e lucida dei legami affettivi partendo dalla considerazione iniziale relativa al vitalismo della vita stessa intesa come flusso inarrestabile:

La vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco; non la terra che si incrosta e assume forma.

Ogni forma è la morte.

Tutto ciò che si toglie dallo stato di fusione e si rapprende in questo flusso continuo, incandescente e indistinto, è la morte.

Siamo tanti morti affaccendati, che c’illudiamo di fabbricarci la vita.

Ci accoppiamo, un morto e una morta, e crediamo di dar la vita, e diamo la morte… Un altro essere in trappola!

La trappola, per noi uomini, è in loro, nelle donne. Esse ci rimettono per un momento nello stato di incandescenza, per cavar da noi un altro essere condannato alla morte. Tanto fanno e tanto dicono, che alla fine ci fanno cascare, ciechi, infocati e violenti, là nella loro trappola.

Il protagonista della novella parla dei rapporti affettivi come di catene, di strutture che cristallizzano l’uomo riducendolo in trappola e strappandolo al dinamismo del flusso vitale.

Definisce il legame tra uomo e donna quello tra due morti, cioè due esseri che hanno rinunciato alla vita e alla libertà, e si sono ingessati in maschere e forme fisse e stagnanti.

Rincara la dose di nichilismo familiare considerando la nascita di una nuova creatura non un atto di vita, ma un atto di morte.

Da qui emerge l’idea della famiglia come di una trappola, anzi della trappola della vita per eccellenza, proprio per la sua capacità di generare altre vite-morti.

Pertanto, Giovanni Verga e Luigi Pirandello maturano riflessioni assai differenti rispetto alla famiglia e al suo valore, suggerendo il primo la necessità di attaccamento ad essa per conservare la vita, il secondo la fuga dalla stessa per essere vita e non morire nella forma.

1Famiglia s. f. (lat. familia, voce italica, forse prestito osco, che indicò dapprima l’insieme degli schiavi e servitori viventi sotto uno stesso tetto e successivamente la famiglia nel sign. oggi più comune). Indicazioni da Treccani, sub voce famiglia (link: https://www.treccani.it/vocabolario/famiglia/)

2 Identificati da alcuni con molluschi, considerata l’attività della pesca esercitata dai Malavoglia; oppure con legumi, interpretazione verso cui si propende alla luce della violazione dell’immobilità economica (teorizzata da Verga nella novella Fantasticheria) operata da Padron ‘Ntoni con il loro acquisto.

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