LA GRANDE LIRICA

AL TEATRO ROMANO DI BENEVENTO

DIREZIONE ARTISTICA DI VITTORIO SGARBI CON KATIA RICCIARELLI

3 APPUNTAMENTI CON LA GRANDE LIRICA NELL’AREA ARCHEOLOGICA

NASCE IL CIRCUITO MUSEALE DI BENEVENTO CON CAMPANIA<ARTECARD

Ritorna la grande lirica nel Teatro Romano di Benevento.

musica lirica Teatro Romano di Benevento Vittorio Sgarbi Katia RicciarelliIl piccolo gioiello d’archeologia del Sannio, dall’eccellente acustica, torna ad essere palcoscenico naturale per la lirica, con l’evento voluto e realizzato dalla Regione Campania, “Opera Lirica al Teatro Romano”. 

Diretta da Vittorio Sgarbi e con la presenza di artisti del calibro di Katia Ricciarelli, la rassegna è realizzata attraverso la Scabec in collaborazione con il MiBAC Polo Museale della Campania, il Comune di Benevento ed in stretta sinergia con la direzione archeologica dell’area.

Un nuovo tassello che si aggiunge a un più ampio progetto di valorizzazione che la Regione ha messo in atto anche con la collaborazione delle imprese e gli operatori del territorio, per creare occasioni di sviluppo del turismo culturale dell’area sannita.

Già durante l’anno la Scabec ha realizzato infatti una serie di percorsi culturali di trekking urbano e di visite notturne per scoprire i tanti tesori d’arte, architettura e archeologia che Benevento e i suoi dintorni custodiscono. È con questo appuntamento che nasce il circuito museale della città con sette siti che entrano da settembre nel più ampio sistema integrato di musei/trasporti campania<artecard: l’Area Archeologica del Teatro Romano di Benevento, l’Hortus Conclusus, l’Area Archeologica Arco del Sacramento, il Museo del Sannio, il Museo Ar-cos, il Museo dell’Arco di Traiano, il Museo Diocesano e percorso archeolog-ico Ipogeo.

Il suggestivo scenario del Teatro Romano renderà ancora più affascinanti gli appuntamenti in programma, e l’acustica formidabile dell’area archeologica permetterà agli spettatori presenti di apprezzare le sfumature, anche più intime, delle partiture musicali e delle performance canore.

Tre i titoli scelti dal direttore artistico che firma anche la regia dell’opera di Leoncavallo: Rigoletto in programma il 4 agosto per la regia di Katia Ricciarelli, Pagliacci l’11 agosto, e La Vedova Allegra 7 settembre con la regia di Flavio Trevisan.

Molteplici i temi in scena: amori, intrighi, drammi, satira politica. Le musiche sono estremamente orecchiabili ed alcuni passaggi celeberrimi faranno scattare certamente la standing ovation: le arie “La donna è mobile”(Rigoletto), “Vesti la Giubba. Ridi Pagliaccio” (Pagliacci) così come la marcia “È scabroso le donne studiar” (Vedova Allegra).

È possibile acquistare i biglietti del primo spettacolo al botteghino del Teatro Romano sabato dalle 13 alle 19 e domenica dalle 13 alle 21.

Posto unico 15 €, ridotto 5 €, per under 25 e possessori di campania>artecard.

Tutti gli spettacoli sono in vendita sul circuito online www.vivaticket.it.

Per tutte le informazioni visitare il sito www.teatrobenevento.it o contattare l’Ept di Benevento al numero 08241664383.

Scabec S.p.A.

Via Generale Orsini, 30

80132 Napoli – Italia                

+39 081 5624561

+ 39 3319551994

www.scabec.it

SCHEDE SPETTACOLI

RIGOLETTO

di Giuseppe Verdi libretto di Giuseppe Maria Piave

4 agosto ore 20.30

Teatro Romano di Benevento

Piazza Ponzio Telesino

www.teatrobenevento.it

BIGLIETTO INTERO: € 15

BIGLIETTO RIDOTTO: € 5 (under 25 anni e possessori di Campania>Artecard)

Coro Lirico Bitonto Opera Festival

Orchestra Tchaikovsky di Udmurtia

Direttore Leonardo Quadrini

Regia Katia Ricciarelli

Duca di Mantova – Zi Zhao Guo

Rigoletto – Maurizio Leoni

Gilda – Annamaria Sarra

Sparafucile – Gianvito Ribba

Maddalena – Valentina Dell’aversana

Giovanna – Maria Grazia Zingariello

Conte di Monterone – Giuseppe De Ruvo

Borsa – Giuseppe Maiorana

Conte di Ceprano – Paolo Visentin

Contessa – Elena Finelli

Un paggio della duchessa – Giulia Moura

Scenografo Damiano Pastoressa

Costumi Sartoria Arrigo Milano

Service Stones Lab

Rigoletto è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s’amuse (“Il re si diverte”). Con Il trovatore(1853) e La traviata (1853) forma la cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi.

Rigoletto è un’opera nella quale convivono diversi temi ispiratori: la decadenza lasciva del potere, la tensione interiore tra i privilegi ed i compromessi, il rapporto tra padre e figlia. Giuseppe Verdi, all’apice del suo successo, non disdegna quella che oggi definiremmo la satira politica. Un’ispirazione ben colta dalla regia di Katia Ricciarelli che del capolavoro verdiano propone un’interessante lettura al femminile.

Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca. La stessa sorte era toccata nel 1832 al dramma originario Le Roi s’amuse, bloccato dalla censura e riproposto solo 50 anni dopo la prima. Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell’opera si arrivò al compromesso di far svolgere l’azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova.

L’aria “La donna è mobile” nella quale il famigerato Duca di Mantova dimostra tutta la sua sfrontatezza indifferente agli altrui sentimenti è una delle più celebri ed amate della storia dell’Opera. Il grido di dolore di Rigoletto, scoperto il rapimento della figlia, “Cortigiani, vil razza dannata” è una potente denuncia della prepotenza di un sistema di potere del quale però lo stesso buffone di corte era una pedina.

PAGLIACCI

libretto e musica di Ruggero Leoncavallo

11 agosto ore 20.30

Teatro Romano di Benevento

Piazza Ponzio Telesino

www.teatrobenevento.it

BIGLIETTO INTERO: € 15

BIGLIETTO RIDOTTO: € 5 (under 25 anni e possessori di Campania>Artecard)

Direttore d’orchestra Leonardo Quadrini

Regia Vittorio Sgarbi

M° del coro Vincenza Baglivo

Light designer scenografie e costumi Sebastiano Romano

Coreografie Filippo Stabile

Nedda ( nella Commedia Colombina) Rossana Potenza

Canio Piero Giuliacci

Tonio Alberto Mastromarino

Beppe ( nella commedia Arlecchino) Silvano Paolillo

Silvio Carlo Provenzano

Orchestra Sinfonica di Udmurtia

Coro “Opera in Puglia”

Corpo di Ballo Createdanza

Insieme alla Cavalleria Rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo (spesso le due opere sono rappresentate insieme) rappresenta il capolavoro assoluto del verismo melodrammatico italiano. Le vicende fantastiche e metaforiche di re e regine, cavalieri e dame lasciano spazio alla realtà nei suoi tratti più violenti. Il dramma è ispirato ad una vicenda vissuta in prima persona dall’Autore. In scena, con accenti caravaggeschi, irrompono uomini e donne reali che esprimono passioni sconvolgenti. Il momento più alto di tensione emotiva è certamente la celeberrima aria “Vesti la giubba. Ridi Pagliaccio”. Canio ha appena scoperto il tradimento della moglie, nondimeno si prepara allo spettacolo perché l’attende il pubblico che ha voglia di ridere mentre lui vorrebbe morire. L’originale regia di Vittorio Sgarbi indaga su questo dramma interiore, esaltandone le pulsioni e coinvolgendo il pubblico in un’esperienza travolgente. Stando alle parole dello stesso compositore, l’opera si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in Calabria, dove il compositore visse da bambino alcuni anni.  Secondo i documenti dell’epoca, il suo tutore, Gaetano Scavello, era in relazione con una donna del luogo, della quale era innamorato anche un certo Luigi D’Alessandro: questi, geloso della donna e insultato pubblicamente dal tutore di Leoncavallo, la notte del 5 marzo 1865 accoltellò Scavello all’uscita da un teatro, aiutato dal fratello Giovanni; la vittima morì poche ore dopo ma fece i nomi degli assassini, che furono condannati dal padre di Leoncavallo, magistrato a Montalto. Leoncavallo in seguito affermò che l’assassinio si svolse sotto i suoi occhi e che fu eseguito da un pagliaccio che aveva appena ucciso la propria moglie, poiché sosteneva di aver trovato tra i suoi vestiti un biglietto di Scavello.

LA VEDOVA ALLEGRA

di Franz Lehar Libretto Victor Leòn – Leo Stein

7 settembre ore 20.30

Teatro Romano di Benevento Piazza Ponzio Telesino

www.teatrobenevento.it

BIGLIETTO INTERO : € 15

BIGLIETTO RIDOTTO: € 5 (under 25 anni e possessori di Campania>Artecard)

COMPAGNIA ITALIANA DI OPERETTE

(prodotta da NANIA SPETTACOLO DI MARIA TERESA NANIA)

Regia Flavio Trevisan

Coreografie Monica Emmi

Costumi Eugenio Girardi

Direzione musicale Maurizio Bogliolo

Hanna Glawary: Clementina Regina

Njegus: Claudio Pinto

Conte Danilo Danilowitsch: Massimiliano Costantino

Barone Mirko Zeta: Riccardo Sarti

Baronessa Valencienne: Irene Geninatti Chiolero

Camille De Rossillon: Vincenzo Tremante

Prascowia Bogdanowitsch: Daniela d’Aragona

Conte Bogdanowitsch: Riccardo Ciabò

Cascada: Danilo Ramon Giannini

St-Brioche: Stefano Rufini

Corpo di ballo Ensemble Nania Spettacolo: Giada Lucarini, Martina Alessandro, Martina Coiro, Erika Pentima, Idiana Perrotta, Raffaella Siani

Direzione artistica: Maria Teresa Nania

Responsabile di sartoria: Angela Toso

Direttore di scena: Filippo Sivelli

Macchinista: Danilo Olivieri

Fonica: Massimo Di Bacco

Luci: Eros Ricci

Sartoria: Sorelle Ferroni

Programmazione tour: Claudio Corucci

La celebre operetta “La Vedova Allegra” è ambientata a Parigi, presso l’Ambasciata dell’immaginario Pontevedro. Ha per protagonista Hanna Glavary, vedova del ricco banchiere di corte. L’ambasciatore pontevedrino, il Barone Zeta, riceve l’ordine di combinare un matrimonio tra Hanna e un compatriota per farsì che la dote della ricca vedova resti nelle casse dello Stato. Il Barone Zeta, coadiuvato da Njegus segretario un po’ pasticcione, tenta di risolvere la situazione, innescando però una serie di equivoci comici trascinanti che condurranno nonostante tutto ad un lieto fine.

È uno spettacolo frizzante con divertenti incursioni coreografiche, imprevisti musicali e scenici rocamboleschi, l’attesissimo “È scabroso le donne studiar” inno spiritoso ai piaceri agrodolci dell’amore al ritmo di marcia. Un’allegoria leggera della vita di corte, del denaro, della seduzione.

TEATRO ROMANO DI BENEVENTO

Il Teatro Romano di Benevento fu eretto nel settore sud-occidentale della città presumibilmente sotto l’imperatore Traiano, ma inaugurato soltanto fra il 125 e il 128 d.C. da Adriano, al quale per l’occasione venne dedicata una statua con base recante l’epigrafe dedicatoria, quest’ultima visibile in corrispondenza del fronte scena.

L’edificio beneventano rappresenta il tipico modello di teatro diffuso dall’età augustea e per tutto il periodo imperiale: a differenza del teatro greco, edificato sempre sfruttando il pendio di una collina ove venivano ricavate le gradinate, quello di età romana si caratterizza per le strutture della cavea, ossia la platea semicircolare, che sorrette da archi e volte, formano una struttura chiusa che poteva essere coperta superiormente da teli (i cosiddetti velaria).

L’imponenza delle sue strutture è data dalle dimensioni: alto in origine circa 23 metri, è dotato di uno spazio orchestra di un diametro di circa 30 metri. La cavea, accessibile tramite corridoi e scalinate, misurava circa 98 metri di diametro, ma non si conserva nella sua interezza. Lo stesso fronte scena, ossia la struttura che rappresentava lo sfondo e che ospitava la scenografia, è parzialmente conservato. Tuttavia è possibile immaginare un edificio scenico piuttosto articolato, costituito da tre ordini e, nella porzione inferiore, da una grande nicchia centrale e da due “nicchioni” absidati ai lati, nei cui assi si aprivano la Porta Regia e due aperture minori. Destano molto interesse gli ambienti posti ai lati della scena, le cosiddette aulae: una di esse, posta a sinistra del fronte palco guardando la cavea, conserva ancora in parte il rivestimento in lastre marmoree policrome.

Costruito in opera cementizia con paramenti in blocchi di pietra calcarea e in laterizio, il teatro beneventano subì un importante restauro in età severiana, come testimonia un’epigrafe dedicata dalla città a Caracalla fra il 197 ed il 198 d.C.; in quella occasione l’intero fronte palco venne interessato da un significativo rifacimento.

Non è chiaro quando il monumento perse la funzione di struttura adibita agli spettacoli teatrali; le indagini archeologiche condotte negli ultimi anni hanno tuttavia appurato che il teatro ed una parte significativa del settore meridionale della città rimasero fuori dalla cinta muraria edificata nel IV secolo d.C. che rappresenta la testimonianza del restringimento del perimetro di Beneventum nella tarda antichità. Forse è a partire da questo periodo, e per tutto il medioevo, che l’edificio divenne sede di abitazioni che si impiantarono sulle strutture del complesso monumentale che venne altresì spogliato degli elementi lapidei, riutilizzati da altre costruzioni. La “parcellizzazione” e la presenza di case documentate da varie immagini risulta piuttosto evidente nelle cartografie di età moderna in particolare nella pianta urbana del Mazarini (1823), che pertanto rappresentano una testimonianza del riuso dell’edificio che continuò a vivere, ma con altre forme e funzioni. Inoltre le strutture del settore meridionale della cavea costituirono le fondazioni della chiesa di S. Maria della Verità edificata a partire dal 1782.

La “riscoperta” del teatro iniziò alla fine dell’Ottocento, quando l’architetto Almerico Meomartini effettuò a proprie spese i primi lavori di scavo riuscendo poi a realizzare una pianta piuttosto precisa dei resti nascosti dalle abitazioni. I lavori che, secondo i criteri dell’epoca, comportarono la demolizione delle strutture moderne continuarono negli anni Venti e Trenta del Novecento, per poi interrompersi a causa dei nefasti accadimenti della Seconda Guerra Mondiale: i numerosi bombardamenti devastarono gran parte del centro storico della città ma non colpirono il monumento. L’urgenza della ricostruzione e della salvaguardia dei beni culturali cittadini fece sì che l’area del teatro divenisse un vero e proprio deposito di statue, elementi lapidei, epigrafi provenienti dagli edifici danneggiati e distrutti dai bombardamenti. Gran parte di quei materiali sono ancora visibili fra le strutture e lo spazio retrostante la scena; in questo settore sono altresì conservati i resti frammentari di molte delle 56 colonne (di età romana) della cattedrale devastata dalle azioni belliche, cattedrale nella quale sono state reimpiegate solo le colonne rimaste integre e qualcuna di quelle meno danneggiate.

Dopo essere stato interessato da significativi restauri che interessarono le strutture e, in particolar modo, la cavea, il teatro fu restituito alla città ed alla sua originaria funzione: la rappresentazione dello spettacolo “Le donne al parlamento” di Aristofane, messo in scena il 26 giugno del 1957, rappresentò l’inizio di una nuova stagione del complesso monumentale beneventano.

campania>artecard

il pass si estende a Benevento

Campania>artecard è il sistema integrato musei/trasporti ideato nel 2002 dalla Regione Campania e coordinato dalla Scabec, Società Campana per i Beni Culturali, con l’obiettivo di potenziare la fruizione del patrimonio culturale della Campania.

Nato da un accordo della Regione Campania con il MiBAC, è il primo pass turistico di servizi integrati realizzato in Italia, a cui si sono ispirati in seguito altri progetti simili sia per i circuiti regionali che per le grandi città d’arte. Negli anni è passata da strumento di agevolazione dei servizi turistici a vera e propria piattaforma di servizi per la valorizzazione dei beni culturali su cui si attivano progetti specifici per la promozione e la fruizione del patrimonio regionale culturale.

Il Polo Museale della Campania, con la Provincia di Benevento, il Comune di Benevento e la Curia Arcivescovile hanno sottoscritto un protocollo per la rete del sistema museale cittadino. Il circuito museale di Benevento entra quindi nell’ampia offerta di Campania>Artecard, il più grande sistema di rete dei beni culturali della Regione Campania.

L’Area Archeologica del Teatro Romano di Benevento, l’Hortus Conclusus, l’Area Archeologica Arco del Sacramento, il Museo del Sannio, il Museo Arcos, il Museo dell’Arco di Traiano, il Museo Diocesano e percorso archeologico Ipogeo, sono i 7 siti della rete che, a partire dal mese di Settembre, saranno fruibili con Campania>Artecard nelle versioni del pass regionale e del pass 365. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.campaniartecard.it

TEsto e immagini da Ufficio Stampa SCABEC

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