Songs of the Land – Folksongs from the 20th and 21st centuries, Estra Duo (Sofia Celenza, Aurora Orsini), Da Vinci Publishing (2025)

Nel variegato mondo discografico della cosiddetta musica classica, un repertorio che non è stato tenuto in grandissima considerazione è quello per soprano e chitarra classica. È forse anche per riempire questo vuoto che nel 2020 è nato Estra Duo, formato da Sofia Celenza e Aurora Orsini.
La prima, cantante lirica milanese, si esibisce nei teatri dall’età di sedici anni e nel tempo ha ottenuto ruoli operistici come protagonista, prendendo parte anche a formazioni corali, solcando importanti palcoscenici. La seconda, chitarrista romana, vanta una lunga e prestigiosa formazione che sconfina nella musicologia; ha girato l’Europa studiando ed esibendosi in vari ensemble, suonando anche il mandolino.
Nel 2025 hanno inciso, per Da Vinci Publishing, il loro primo disco intitolato Songs of the Land – Folksongs from the 20th and 21st centuries, che conta ben otto opere per un totale di ventinove tracce. Si spazia da compositori noti ai chitarristi, come Manuel de Falla (Siete Canciones Populares Españolas), Heitor Villa-Lobos (Melodia Sentimental; Bachianas Brasileiras No. 5; Modinha), Joaquin Rodrigo (Tres Canciones Españolas) e Benjamin Britten (Folksongs Arrangements), a profili meno famosi come l’ungherese Mátyás Seiber (Four French Folk Songs) e il contemporaneo gallese Stephen Goss (Welsh Folksongs).
L’intento è quello di valorizzare le canzoni popolari, percorrendo l’Europa e l’America Latina. Il tocco brillante e caldo sulle corde si sposa perfettamente con una voce dolce e ricca di armonici, confezionando delle interpretazioni molto evocative. Si tratta di un viaggio ricco di tanti elementi: l’euforia della Spagna, dal nord all’Andalusia, le influenze compositive francesi, la tradizione popolare inglese, la vivacità del Galles, il folklore ungherese, la scuola brasiliana.
Songs of the land è un itinerario geografico e sentimentale che dal Novecento mantiene uno stretto legame con la tradizione popolare. È un disco da ascoltare tutto di fila e, come con le ciliegie, più lo si ascolta e più ne si ha voglia perché è in grado di coniugare l’espressività musicale con dei significati profondi ed emotivamente trascinanti.

