14 Ottobre 2014 – 23 Marzo 2015
Nuove osservazioni fatte con APEX e altri telescopi rivelano che la stella che gli astronomi europei videro apparire nel cielo del 1670 non era una nova, ma un evento molto più raro e violento, relativo a una collisione stellare. Abbastanza spettacolare da esser visto facilmente ad occhio nudo durante la sua prima comparsa, ma le tracce lasciate erano così flebili che un’analisi molto attenta si è resa necessaria prima di risolvere il mistero, 340 anni dopo. I risultati appaiono sulla rivista Nature.
Alcuni dei più grandi astronomi del diciassettesimo secolo, includendo Hevelius — padre della cartografia lunare — e Cassini, documentarono con cura l’apparizione di una nuova stella nei cieli del 1670. Hevelius la descrisse come nova sub capite Cygni — una nuova stella sotto la testa del Cigno — ma gli astronomi la conoscono ora con il nome di Nova Vulpeculae 1670 [1]. I resoconti storici di novae sono rari e di grande interesse per i moderni astronomi. Nova Vul 1670 sarebbe sia la nova più antca registrata, sia la più flebile ad esser dopo recuperata.
[1] Questo oggetto è situato tra i confini della moderna costellazione Vulpecula (la Volpe), appena passati i confini di Cygnus (il Cigno). Ci si riferisce ad essa anche come Nova Vul 1670 e CK Vulpeculae, la sua designazione come stella variabile.
Lo studio “Nuclear ashes and outflow in the eruptive star Nova Vul 1670”, di Tomasz Kamiński, Karl M. Menten, Romuald Tylenda, Marcin Hajduk, Nimesh A. Patel & Alexander Kraus, è stato pubblicato su Nature.
Link: Nature; testi e immagini adattati da ESO
Crediti per il video: ESO/Digitized Sky Survey 2/N. Risinger (skysurvey.org) Ringraziamenti: Davide De Martin; Musica: Johan B. Monell (www.johanmonell.com).